2023-02-25
Il Pd vuole le commissioni d’inchiesta solo quando fanno le pulci alla destra
Nico Stumpo (Imagoeconomica)
I dem, che ora si oppongono alle indagini sulla pandemia, in passato pretesero l’istituzione di due organi ad hoc in Veneto e Lombardia, governate dalla Lega. La quale, a differenza loro, non intralciò i lavori.Quando deve proteggere i propri interessi, il Partito democratico funziona come una macchina perfettamente rodata. Come abbiamo scritto ieri, i dem - tramite Nico Stumpo, area Articolo 1 - si sono duramente opposti all’idea di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dellapandemia da Covid 19. Secondo Stumpo, la commissione non andrebbe fatta perché «non è avvenuto, in nessun Paese democratico, che un Parlamento istituisse una commissione d’inchiesta con il compito di indagare sull’operato del governo nella gestione di una fase come quella pandemica, una fase talmente complessa da mettere a dura prova la tenuta del sistema, nella quale le istituzioni e la politica nel suo complesso sono state chiamate a compiti tanto alti da risultare al di sopra delle loro forze». Inoltre, a parere del baldanzoso democratico, è «inaccettabile che le istituzioni rappresentative vengano utilizzate a fini propagandistici, rivendicativi, come una clava da abbattere contro l’avversario politico di turno, e ritiene arbitrario il voler focalizzare l’oggetto dell’inchiesta sul solo livello nazionale, trascurando il fatto che in quella fase fu l’intero sistema di governo del paese, dall’esecutivo nazionale alla singola azienda sanitaria locale, a fronteggiare la situazione emergenziale, condividendo onori e oneri». Non si tratta semplicemente di dichiarazioni in libertà, ma di un deliberato tentativo di gettare sabbia nel motore. Il Pd e in parte pure i 5 stelle hanno già pronto il piano per la guerriglia e l’hanno fatto immediatamente partire. In che cosa consista è presto detto: rallentare i lavori, e chiamare in aiuto truppe ausiliarie pronte a sostenere la tesi secondo cui non andrebbe svolta alcuna indagine. In pratica, i dem e i pentastellati hanno fornito elenchi di persone da audire in commissione Affari costituzionali, presunti esperti a cui sarebbe chiesto di esprimersi sulla opportunità di condurre o meno una inchiesta sul Covid. Tra i convocati, guarda caso, ci sono Daniela Minerva e Eugenia Tognotti, che rispettivamente su Repubblica e La Stampa hanno pubblicato articoli infuocati per sostenere che una commissione di inchiesta sul Covid non si deve fare assolutamente. Tra gli altri che dem e grillini vorrebbero sentire ci sono virostar come Massimo Galli, Franco Locatelli, Filippo Anelli, e ancora Nino Cartabellotta della fondazione Gimbe e Nicola Magrini dall’Aifa. Gente a cui, semmai, bisognerebbe fare le pulci e che invece si vuole tirare in mezzo in questa fase per rallentare l’iter dell’indagine. A questo punto, vista la situazione, tocca notare un paio di particolari piuttosto curiosi. I dem, per bocca di Stumpo, dicono che una commissione di inchiesta sarebbe ingiusta e inopportuna, che nessuna nazione l’ha fatta (falso: ne sono state create più o meno ovunque), e che sarebbe usata dalla destra per colpire gli avversari politici. A noi però risulta che lo stesso Pd abbia sostenuto con decisione e con piglio polemico l’istituzione di ben due commissioni di inchiesta sul Covid. Una è quella della Regione Veneto, istituita alla fine di giugno del 2021. Avevano deciso di chiamarla «Commissione speciale di inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid-19 in Veneto» e sapete chi era stato a proporla? Come ha scritto il Quotidiano nazionale, «la sua istituzione era stata chiesta dai consiglieri regionali di opposizione del Partito Democratico e il presidente del Veneto Luca Zaia aveva accolto la proposta, anche se non era stato semplice trovare un accordo e la trattativa tra i capogruppo era durata alcune settimane, prima della fumata bianca». Chiaro? Il Pd che si oppone alla commissione di inchiesta a livello nazionale è lo stesso che l’ha voluta in Veneto, ovviamente perché al governo della Regione c’è un leghista. Scopo della indagine veneta era quello di «accertare le cause che hanno influito su contagi e decessi causati dal Covid-19 e verificare le eventuali responsabilità, in particolare per quanto riguarda la seconda ondata».Non è tutto. I dem sono stati convinti sostenitori pure della commissione di inchiesta riguardante la Regione Lombardia. Un tema che suscitò un dibattito feroce a livello locale. Si iniziò a parlare di quella commissione già nel 2020, e quando fu istituita esplosero polemiche durissime perché per presiederla era stata scelta Patrizia Baffi di Italia Viva. Pensate, all’epoca si sollevarono anche personalità importanti di Pd e 5 stelle. «Questo è un paravento, un tappeto sotto il quale cercheranno di nascondere gli errori e l’incapacità di gestione del duo Fontana-Gallera», tuonò l’allora politico del M5s, Vito Crimi. «Una coalizione e una giunta che non hanno nulla da nascondere non si scelgono il presidente della commissione di inchiesta che compete all’opposizione», gridò il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. Ma pensa: in quel caso la volevano eccome, l’indagine, e quanto insistettero perché fosse condotta in maniera chirurgica! Andò a finire che si dovette cambiare il presidente della commissione. Fu incaricato Gian Antonio Girelli del Partito democratico, oggi collega di Nico Stumpo in Parlamento. I lavori di quella commissione si conclusero nel 2021, e proprio Girelli spiegò perché il risultato non era stato molto soddisfacente. Sentito nel 2022 da Fanpage, raccontò la sua versione dei fatti. Leggiamo un passaggio di quell’articolo: «La lista di persone invitate e mai ascoltate è lunga: dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte (“non si è degnato nemmeno di mandarci una risposta”), al Commissario straordinario Domenico Arcuri e il ministro della Salute Roberto Speranza. Tra i documenti richiesti e non ottenuti ci sono persino i verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico regionale». La morale di queste due storie è semplice: quando c’era da usare le commissioni per puntare il dito contro i governatori avversari, i progressisti si sono dannati perché si facessero (e da destra per lo più non si sono opposti). Ora che c’è da indagare a livello nazionale - per altro con una commissione che avrebbe poteri di indagine notevoli, a differenza delle commissioni regionali - il Pd si oppone e sabota. Come a dire: indagare si deve, a patti che non si indaghi su di noi.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
Continua a leggereRiduci