2022-08-12
Il Pd blandisce i prof ma in dieci anni non li ha mai premiati
Enrico Letta promette aumenti da 300 euro, per un costo di 8 miliardi. Eppure il dicastero è sempre stato rosso e i conti non tornano.A quale schieramento appartengono i ministri dell’Istruzione che si sono succeduti negli ultimi dieci anni alla guida del Miur? Se si esclude Marco Bussetti, che per un anno e poco più, durante il primo governo Conte, si insediò al vertice del dicastero di viale Trastevere a Roma, tutti fanno parte di partiti e movimenti di sinistra. Alcuni sono esponenti veri e propri del Pd, come Maria Chiara Carrozza, nominata da Enrico Letta quando era presidente del Consiglio, o Valeria Fedeli, quando a Palazzo Chigi c’era Paolo Gentiloni. Altri, pur non essendo iscritti, appartengono alla parrocchietta dei compagni, considerati intellettuali d’area e per questo premiati con un incarico di governo. Se addirittura si avvolge il nastro e si torna agli inizi degli anni Duemila, su 12 ministri che si sono succeduti, solo tre sono da considerare estranei allo schieramento di sinistra. Oltre a Bussetti (in quota Lega nell’esecutivo gialloblù), si contano Letizia Moratti e Mariastella Gelmini (Forza Italia). Gli altri, da Giuseppe Fioroni a Fabio Mussi, per restare ai più lontani, da Francesco Profumo a Patrizio Bianchi, per rimanere ai più vicini, passando per Lorenzo Fioramonti e Lucia Azzolina, per citare i grillini, sono tutti espressione della sinistra e dei sindacati.Dunque, conoscendo i trascorsi politici di chi ha guidato il ministero dell’Istruzione e dell’Università, stupisce un po’ l’uscita di Enrico Letta, che ha promesso di aumentare lo stipendio a tutti gli insegnanti, operazione il cui costo oscilla fra i 6 e gli 8 miliardi di euro. In pratica, il segretario del Pd ha assicurato 300 euro al mese in più a ogni professore: mica male come bomba per movimentare la campagna elettorale. Il corpo docenti è costituito in Italia da poco meno di un milione di persone e, considerando che anche gli insegnanti tengono famiglia, si può dire che Letta, con l’idea di innalzare lo stipendio a tutti i prof mettendo sul piatto quasi 8 miliardi, stia strizzando l’occhio ad almeno 2 milioni di elettori che in massima parte sono già ritenuti assai vicini alla sinistra.Come ai tempi del reddito di cittadinanza, l’aumento proposto dal segretario del Pd somiglia molto a un gigantesco voto di scambio. Achille Lauro ai napoletani a cui chiedeva di mettere la crocetta sul proprio nome, prometteva un paio di scarpe. Letta, ora che i mocassini o le sneakers non sono più considerate un bene di lusso, invece che le calzature promette direttamente soldi. Trecento euro in più ogni mese fanno quasi 4.000 l’anno e a prescindere dal costo per le casse dello Stato sono una bella somma che fa comodo a chiunque. Ma non è questo il punto. In campagna elettorale tutti promettono tutto, anche ciò che non si può fare in quanto non è compatibile con il bilancio dello Stato. I 300 euro di aumento per ogni docente appartengono proprio a quest’ultima categoria, ovvero sono uno specchietto per le allodole che serve a raggranellare voti. Come è noto, il Pd è in difficoltà, perché essendo sfumata la possibilità di allearsi con i grillini e pure quella di stringere un patto con Carlo Calenda, alle prossime elezioni rischia una batosta epocale. Se per caso il Pd non riuscisse a superare in coalizione il 30 per cento dei voti, conservando alcune roccaforti in Toscana e Emilia Romagna, Letta sarebbe costretto a gettare la spugna. E a tornare al suo lavoro precedente, ossia l’insegnante. Ma non in Italia, a stipendio basso, bensì in Francia, con spese pagate. Dunque, nonostante sia incompatibile con i vincoli di bilancio, Letta insiste sull’aumento. Ma a prescindere dalle coperture che, ribadiamo, non ci sono, una domanda sorge spontanea: ma se davvero il Pd ritiene indispensabile premiare i docenti nonostante un anno buono di lockdown, perché non lo ha fatto prima? Cioè, perché ridursi ad annunciare aumenti in campagna elettorale quando, se Letta e compagni avessero voluto, li avrebbero potuti fare prima? Come dicevamo, negli ultimi dieci anni la sinistra ha occupato il Miur per almeno nove, dunque che cosa le ha impedito di aumentare gli stipendi ai professori? Letta è stato presidente del Consiglio per un anno e da 15 mesi è alla guida del Pd, a cui di certo è vicino l’attuale ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Dunque, chi ha vietato al compagno Enrico di remunerare meglio i professori? Di certo egli stesso conosce bene la categoria, visto che salire in cattedra è il suo mestiere. Perciò, perché finora non ha fatto niente? Forse fino a ieri riteneva che gli insegnanti fossero ben retribuiti? Oppure, più semplicemente, la paura di perdere fa miracoli e moltiplica i quattrini.