2022-08-21
Nel Pd spunta un altro capolista anti Israele
Rachele Scarpa (Imagoeconomica)
Imbarazzante balletto di Raffaele La Regina: fa marcia indietro, poi ci ripensa, infine conferma di non candidarsi. Ed Enrico Letta ricicla Enzo Amendola al suo posto. Ma esplode il caso Scarpa. La candidata dem a Treviso l’anno scorso pubblicò frasi deliranti contro lo Stato ebraico.Avevano provato a trasformare il Nazareno in un fortino, anzi in una sorta di riedizione dell’«insuperabile linea Maginot»: ma, dopo un giorno e mezzo, il fortino è stato espugnato e la Maginot è stata clamorosamente sfondata. Attenzione, però: siccome i guai del Pd non finiscono mai, risolto un caso (e non certo per volontà propria), a Enrico Letta ne è subito esploso in mano un altro. Tutto era nato l’altro ieri, con la riemersione delle gravi affermazioni di Raffaele La Regina, già collaboratore del ministro Peppe Provenzano, che anni fa aveva paragonato la legittimità dello Stato di Israele all’esistenza degli alieni, come se si trattasse di una bufala. Il candidato dem - blindatissimo come capolista in Basilicata - aveva provato l’altro ieri a sminuire, parlando di «un meme che distrattamente e superficialmente ho rilanciato in un gruppo privato. Si trattava insomma di satira, non di una posizione politica». Ah sì? Peccato che in un altro tweet (dicembre 2017) La Regina parlasse di Gerusalemme «occupata in maniera illegale e violenta da Israele durante la guerra dei sei giorni». Non solo: a raffica, la feroce e incancellabile memoria dei social aveva riportato in superficie altre «perle» del giovane, una più imbarazzante dell’altra. Comunque, sempre l’altro ieri, La Regina si era scusato, sostenendo di aver usato «parole sbagliate» ma di non aver «mai messo in dubbio la legittimità dello Stato di Israele». Ed Enrico Letta? In modo abbastanza surreale, lo aveva perfino ringraziato: «Mi sembra che le tue parole e il comunicato precedente abbiano fatto chiarezza su parole del passato che non hanno a che fare con le scelte di oggi».Insomma, il solito gioco della sinistra: quando si tratta di scandali altrui, la vicenda deve essere trascinata in eterno, in saecula saeculorum; quando invece la magagna è in casa loro, è la stessa sinistra che pensa di poter chiudere il caso in fretta e furia con una mezza ritrattazione. Ma l’operazione non aveva funzionato: ancora ieri mattina, la storiaccia era ancora clamorosamente irrisolta, anche per le comprensibili reazioni degli esponenti delle comunità ebraiche. Al punto che, sempre ieri mattina, erano circolate voci sul ritiro dell’ex assistente di Provenzano. Voci rilanciate anche da Matteo Salvini: «Meglio tardi che mai», aveva commentato il leader leghista. E invece? Poco dopo, con tono di sfida, La Regina (che nella notte aveva pure provveduto a cancellare una sequenza di suoi tweet del passato, come se già in tanti non li avessero «screenshottati»), aveva confermato la sua candidatura: «Nessun passo indietro, stiamo lavorando alla campagna elettorale con passione e determinazione. La vicenda di ieri si è chiusa con le mie scuse, la destra vorrebbe tenerla aperta. Andiamo avanti». La perentorietà sfacciata dell’affermazione del pupillo di Provenzano si è rivelata un boomerang: comprensibile sgomento degli esponenti del Pd più vicini alla comunità ebraica, e altre bordate un po’ da tutte le parti. Ecco Matteo Renzi: «Ho visto che uno dei migliori candidati del Pd, capolista in Basilicata, ha fatto un tweet antisemita contro lo stato d’Israele. Mi rivolgo alla comunità ebraica: vi sembra normale?».Ed ecco i capigruppo alla Camera e al Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo: «Invece di prendere le distanze da La Regina che su Israele ha parlato come il più estremo degli estremisti islamici, il Pd conferma la sua candidatura e se la prende con Salvini. Notiamo con sconcerto come continui il mood Pd: antisemita e violento. Vergogna».Sta di fatto che, poco dopo l’ora di pranzo, l’onda è cresciuta a tal punto da costringere La Regina a mollare: «Quando si ha 20 anni (La Regina ha scritto proprio così, mostrando di avere qualche problemino anche con l’italiano, ndr:), si esprimono e si pensano molte cose. Poi si cresce, si studia, si cambia idea. Rinuncio alla mia candidatura perché il Pd viene prima di tutto e perché questa campagna elettorale è troppo importante per essere inquinata in questo modo».Il passo indietro di La Regina ha soddisfatto, tra gli altri, anche il deputato dem Emanuele Fiano: «Le parole pronunciate in passato da La Regina sono gravi e inaccettabili, mi pare che Letta e il partito democratico abbiano preso subito una posizione netta su Israele e la sua legittimità, mi risulta che La Regina abbia fatto un passo indietro e la vicenda si è chiusa così, giustamente». Dopo la rinuncia di La Regina, Letta ha fatto sapere di aver chiesto a Enzo Amendola di correre come capolista in Basilicata, con ciò sanando anche una ferita interna: Amendola era stato infatti candidato altrove, in prima battuta, in posizione di non eleggibilità. E la giornata sembrava essersi chiusa. Ma gli imbarazzi del Pd non erano ancora finiti. Con perfida efficacia, infatti, il responsabile del programma di Fdi, Giovanbattista Fazzolari, ha scovato un altro caso analogo. «Emerge un grave problema di antisemitismo diffuso nella base giovanile del Pd. Dopo il caso La Regina, adesso spunta un’altra giovane candidata, Rachele Scarpa (anche lei capolista), che scrive deliranti attacchi contro Israele arrivando a negare il suo diritto alla difesa. In un post dell’11 maggio del 2021 si legge: “Chi si ostina a parlare del diritto di Israele di difendersi si rifiuta di cogliere la gravità e la complessità della situazione e chiude gli occhi davanti a quello che Human Right Watch ha definito pochi giorni fa il regime di apartheid di Israele”». Riprende Fazzolari: «Purtroppo il Pd non ha mai affrontato il problema dell’antisemitismo camuffato da ostilità nei confronti di Israele, che caratterizza la posizione politica di gran parte della sinistra italiana». Comunque, siamo in presenza di una questione non episodica, paragonabile, restando a sinistra, all’ondata anti-israeliana che si verificò nel Labour britannico durante la gestione di Jeremy Corbyn. Eppure Letta, anziché pronunciarsi in modo inequivocabile, fa proclami sui media internazionali per concedere o ritirare - lui agli altri - patenti di accettabilità. Il mondo alla rovescia.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)