2025-01-20
Paypal ammette: censurò i critici del Covid
Nel Regno Unito l’azienda Usa bloccò i conti di chi diffondeva notizie sgradite e compilò dossier informativi sui «dissidenti». Dopo le rivelazioni di Mark Zuckerberg, c’è il sospetto che possa aver agito su impulso dell’unità «anti disinformazione» del governo.«Paypal ha cercato per due anni di nascondere il fatto di aver praticato la censura politica durante la pandemia. La domanda più importante è: cosa o chi si nascondeva dietro l’attivismo politico di Paypal? Stiamo solo iniziando ad aprire il vaso di Pandora, e ne sapremo di più». Lo ha scritto su X Molly Kingsley, fondatrice di UsForThem, un gruppo di genitori britannici nato per fare campagna contro la chiusura delle scuole e le vaccinazioni obbligatorie durante la pandemia. Il suo account su Paypal è stato chiuso nel settembre 2022 a causa della «natura delle sue attività». Cioè dei «contenuti pubblicati da UsForThem sull’obbligo vaccinale per il Covid e la chiusura delle scuole». Il profilo è stato riaperto 22 giorni dopo, grazie all’intervento dell’organizzazione britannica Financial Conduct Authority, che si occupa di tutelare i consumatori di prodotti finanziari.In buona sostanza l’azienda digitale statunitense ha attuato una censura politica. Una discriminazione che la Kingsley non ha smesso di denunciare negli ultimi anni e che ora - dicono il Telegraph e la diretta interessata - è stata confermata ufficialmente dal colosso dei pagamenti online. A quanto pare, l’account della Kingsley non è il solo a essere stato chiuso: altri hanno avuto lo stesso destino, e guarda caso appartenevano tutti a persone o organizzazioni che contestavano la gestione istituzionale della pandemia.Che cosa avrà mai sostenuto di così terribile la Kingsley? Come riporta il Telegraph, «Paypal ha anche rivelato che da maggio a settembre 2022 ha compilato un dossier informativo sulla signora Kingsley, il quale includeva estratti da un libro di cui lei è coautrice intitolato The Children’s Inquiry». In quel libro, la Kingsley scriveva ad esempio: «Alcuni potrebbero sostenere che le restrizioni applicate ai bambini fossero un male necessario. Diciamo che un paradigma di sanità pubblica che si sforza di proteggere gli adulti senza soppesare i costi per i bambini è l’antitesi stessa della salute pubblica». E ancora: «Nel nostro nuovo mondo, i bambini con esenzione dalla maschera erano spesso costretti a indossare un cordino o un altro simbolo, segnalando la loro disabilità agli altri». Tanto è bastato per farle chiudere l’account.«Sembra che Paypal abbia ammesso ciò che sospettavamo da sempre: che fosse impegnata in debanking motivati politicamente da quelli di noi che criticavano la risposta del governo al Covid, e la narrativa sulle chiusure in particolare. Per più di due anni Paypal ha resistito ai miei tentativi di scoprire cosa fosse successo», ha dichiarato la Kingsley.A subire il cosiddetto debanking è stato anche un gruppo di avvocati chiamato Law or fiction che ha fatto molte campagne contro le restrizioni Covid, e Toby Young, gestore del blog The Daily Sceptic. «Sospettavo da tempo che il motivo per cui Paypal ha chiuso i conti di UsForThem così come l’account del mio sito web fosse che voleva fermare le critiche alla gestione governativa della pandemia», ha detto Young. E i fatti gli danno ragione.Le attività della Kingsley sono state messe sotto osservazione anche dalla Counter Disinformation Unit, che fu creata dal governo britannico allo scopo di operare con le piattaforme social e «combattere la disinformazione».Parlando con il Telegraph, un portavoce di Paypal ha dichiarato che l’azienda basa «tutte le revisioni sull’utilizzo dei servizi Paypal da parte dei nostri clienti sulla loro conformità alle nostre politiche. Applichiamo un approccio obiettivo a queste revisioni, che non è guidato dalla politica». Certo, può essere che la compagnia abbia deciso da sola di bloccare le voci critiche sul Covid, del resto quello era l’atteggiamento prevalente negli anni della pandemia. Ma il sospetto che ci siano state pressioni politiche è forte. Soprattutto alla luce di quel che ha dichiarato pochi giorni fa Mark Zuckerberg, e cioè che la sua azienda Meta ha subito fortissime e a tratti violente pressioni dalla amministrazione Biden per cancellare le notizie sgradite sulla gestione della pandemia e i vaccini. Se Facebook è stato spinto a censurare (e ha collaborato senza problemi) per quale motivo altre Big Tech non avrebbero dovuto seguire lo stesso percorso?In ogni caso, ora sappiamo con certezza che cosa sia accaduto negli anni bui del Covid. E lo sappiamo perché ci sono prove e ammissioni ufficiali. Chi ha denunciato la mistificazione, chi ha diffuso notizie che i grandi media rifiutavano di pubblicare e chi ha contestato la tirannide sanitaria è stato censurato, oscurato, spiato e perseguitato in vari modi grazie alla fruttuosa collaborazione tra aziende tecnologiche e governi. Non risulta tuttavia che i commentatori progressisti tanto preoccupati per l’avanzare della «tecnodestra» abbiano preso atto dell’evidenza. Quando avrebbero dovuto denunciare persecuzioni e censure più che tacere sono stati complici.