
Dopo le elezioni regionali, il ministro Roberto Gualtieri convoca Fabrizio Salini per sollecitare nomine marcatamente governative nei telegiornali L'ad deve gestire anche la grana Sanremo e del contestatissimo rapper Junior Cally, voluto da Amadeus e dal suo potente agente.Sessantacinque milioni di deficit. «Non sono bruscolini ma in un bilancio di 2,7 miliardi rappresentano una goccia nel mare», dicono alla Rai dove il rosso sui conti 2019 viene archiviato come una pratica noiosa. Bisogna avere le tasche bucate per perdere soldi nonostante il fiume di denaro in arrivo dalle bollette degli italiani. Money e Festival di Sanremo, non si parla d'altro in questi giorni nei corridoi in viale Mazzini, dove i due temi inevitabilmente s'incrociano anche per l'ultima polemica atterrata come un foulard sul palco dell'Ariston: il compenso di Roberto Benigni. Si parla di 300.000 euro per le solite clowneries del comico ormai scomparso dai radar, da aggiungere ai 500.000 per il direttore artistico e conduttore Amadeus. Spese in linea con il passato, ma che non impediscono a Matteo Salvini di commentare: «Senza voler criticare a tutti i costi, mi sembrano cifre pazzesche». E all'italiano medio di annuire indignato.Quello che comincia martedì prossimo è un festival destinato a far discutere ancora più che in passato e dentro l'azienda sono in molti a tenere sotto scacco l'amministratore delegato Fabrizio Salini, che potrebbe ricevere direttamente i contraccolpi dei terremoti sanremesi. Legatosi mani e piedi a Lucio Presta tramite Amadeus (quindi costretto ad avallare le scelte del promoter molto vicino a Matteo Renzi), Salini sarà costretto a gestire soprattutto la partecipazione del rapper Junior Cally - al secolo Antonio Signore - contro la volontà dell'Italia intera. Per l'esclusione del provocatorio cantante romano, in passato autore di testi violenti e sessisti, si sono schierati: il presidente Marcello Foa, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, tutto il centrodestra, tutti i consiglieri d'amministrazione Rai, le associazioni femministe e buona parte di quelle cattoliche, compreso L'Avvenire.Salini tira dritto per non irritare Amadeus e ieri in un interminabile cda ha dovuto difendersi da parecchie accuse, non ultima quella sui criteri di selezione degli artisti. Nel frattempo è arrivata una nuova tegola: l'associazione Italia Donne ha sporto querela nei confronti del rapper, del conduttore del festival e della dirigenza Rai per «istigazione alla violenza verso le donne e le forze dell'ordine, odio e oltraggio alla morale in violazione della Costituzione». Reati di un certo impatto contenuti in una denuncia presentata dalla presidente dell'associazione, la ex sindacalista della Cisl Gisella Valenza, che si è presentata alla stazione dei carabinieri di Torino Le Vallette con il suo plico destinato a rinfocolare le polemiche. La notizia ha subito avuto grande impatto sui social e la lista di chi non vuole sentir cantare Junior Cally a Sanremo si è allungata: 100.000 firme, 27 petizioni, l'hashtag #iononguardoSanremo, appelli al presidente della Repubblica e alla Rai. Neppure le scuse del rapper per l'insensibilità del passato hanno placato la tempesta.Assediato da mezza Italia, Salini resiste nel bunker e sembra preoccupato da ben altre incombenze che dalle strofe delle canzonette. La scorsa settimana è stato convocato dall'azionista, il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri. Incontro dal tema top secret, ma si tratta del solito segreto di Pulcinella; il ministro piddino gli ha confermato l'incarico ma ha chiesto all'ad di portare a termine le nomine dei direttori dei Tg, e di farlo in chiave marcatamente governativa. Dopo le elezioni in Emilia Romagna e il disfacimento del Movimento 5 stelle gli equilibri sono cambiati, quindi è possibile che dopo il cda del 21 febbraio Mario Orfeo (ben visto dai renziani anche più che dai dem) rientri al Tg1, Giuseppina Paterniti (vicina al Quirinale) torni al Tg3, Giuseppe Carboni (sponsorizzato dai grillini) passi dal Tg1 a Rainews e Antonio Di Bella approdi alla direzione strategica degli Approfondimenti giornalistici in virtù di professionalità ed equilibrio. Gennaro Sangiuliano continuerà a guidare il Tg2 in appalto all'opposizione e Alessandro Casarin rimarrà sulla tolda dell'informazione regionale, punta di diamante aziendale anche nei numeri.In attesa delle trappole festivaliere, l'ad e il direttore generale Alberto Matassino sono stati costretti a disinnescare una mina interna. Dopo aver licenziato con grande clamore a dicembre Luigi Rocchi, ex direttore dello sviluppo tecnologico, genero di Biagio Agnes, sono stati costretti a riassumerlo. Lo hanno fatto nel silenzio più assoluto, ma la sensazione di approssimazione resta. Debolissima la motivazione: «È privo di incarico». Dovessero uscire contemporaneamente dalla Rai tutti coloro che non hanno un incarico ci sarebbe un ingorgo a Saxa Rubra.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






