2021-09-12
Patto fra Caltagirone e Del Vecchio per mandar via Donnet da Generali
Francesco Caltagirone (Ansa)
I due azionisti, che controllano il 10,9% del Leone, si sono alleati per contestare la governance: «Serve una gestione più profittevole». Il cda scade ad aprile 2022. Martedì riunione fra i consiglieri non esecutivi.Tanto tuonò che piovve. A Trieste non soffia la bora ma la strana coppia di arzilli azionisti - Leonardo Del Vecchio è del 1935 e Francesco Caltagirone del 1943 - che inforcando due paia di Ray Ban (proprietà di Luxottica) hanno stipulato un patto di consultazione in vista dell'assemblea delle Generali che, la prossima primavera, sarà chiamata ad approvare il bilancio 2021 e a rinnovare il cda. Al patto, firmato dalla holding lussemburghese Delfin per Del Vecchio e da una serie di società del gruppo Caltagirone, i due imprenditori hanno vincolato «la totalità delle azioni Generali detenute al 10 settembre», pari al 10,948% del capitale sociale del Leone. Mettendo nel mirino la strategia (e la poltrona) dell'ad francese, Philippe Donnet, ritenuta troppo cauta verso fusioni e acquisizioni.L'accordo è stato reso noto con un avviso a pagamento pubblicato sul Messaggero, quotidiano di Caltagirone. Le società, si legge nell'estratto, «hanno convenuto di consultarsi» al fine di «meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione» della compagnia triestina. «La più profittevole ed efficace gestione» che Caltagirone e Del Vecchio intendono promuovere sarà «improntata alla modernizzazione tecnologica dell'attività caratteristica, al posizionamento strategico dell'impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile». L'accordo impegna entrambi a consultarsi preventivamente «in merito alle materie poste all'ordine del giorno dell'assemblea, con particolare riferimento alla nomina» del nuovo cda. Le parti, comunque, «mantengono piena autonomia rispetto alle decisioni da assumere in vista e nel corso dell'assemblea, ivi incluso per quanto concerne l'esercizio del diritto di voto». Allo stesso modo il patto non prevede impegni per «l'esercizio di un controllo congiunto o di un'influenza notevole» sulla compagnia triestina (né sulle sue controllate o controllanti nonché sulle società soggette a comune controllo), come pure non contempla che possa arrivare dai pattisti «qualsiasi indicazione, direttiva o altra forma di influenza sulla gestione» della compagnia o «sulle decisioni» del cda, «impregiudicati i diritti spettanti alle parti in qualità di azionisti». Per effetto del patto nessun soggetto acquisirà il controllo, di fatto o di diritto, delle Generali, viene puntualizzato. Il testo inoltre non prevede «la costituzione di organi per l'esecuzione del patto» né «clausole penali» in caso di inadempienza di una parte agli obblighi previsti, come pure non sono contemplate «clausole di rinnovo, anche non automatico» del patto o «obblighi di deposito delle azioni» vincolate. La cessazione del patto avrà luogo «alla fine dei lavori dell'assemblea» di approvazione del bilancio 2021, che ha come oggetto chiave all'ordine del giorno il rinnovo del cda. «Le disposizioni del patto parasociale», si legge, «troveranno altresì applicazione a tutte le eventuali altre azioni ordinarie di Generali che dovessero, in qualsiasi forma, pervenire nella titolarità, diretta e/o indiretta, delle parti per tutta la durata» dell'accordo. Cosa significa in sostanza? Che l'alleanza è funzionale a incidere sulla governance delle Generali. E che il patron di Luxottica e il costruttore romano (che è anche vicepresidente vicario della compagnia assicurativa) hanno deciso di giocare con la stessa maglia la partita del rinnovo del cda del Leone. Decisiva soprattutto per la riconferma di Donnet, che come «polizza» ha firmato ad agosto i conti del semestre chiuso con un risultato operativo in aumento a 3 miliardi (+10,4% sul 2020) e un utile netto di 1,54 miliardi, praticamente raddoppiato dai 774 milioni dell'anno scorso. È stata inoltre approvata la distribuzione di un dividendo per azione pari a 1,47 euro, diviso in due tranche rispettivamente pari a 1,01 e 0,46 euro, la prima già pagata mentre la seconda (che di fatto recupera la parte di dividendo non distribuita nel 2019) lo sarà dal prossimo 20 ottobre. In attesa di presentare il nuovo piano all'investor day del 15 dicembre, il cda ha avviato di attività preparatorie della procedura per la definizione dell'eventuale lista di candidati da parte del consiglio stesso in vista del rinnovo dell'organo amministrativo in scadenza nell'aprile del 2022, procedura che sarà sottoposta all'esame del board nella riunione fissata il 27 settembre. Ma già martedì prossimo si terrà una riunione dei consiglieri non esecutivi per affrontare il tema della governance. La riunione, si apprende in ambienti finanziari, consentirà una discussione aperta tra i consiglieri, rappresentanti degli interessi di tutto l'azionariato, per verificare la possibilità di arrivare a una composizione tra le diverse posizioni. Donnet, in quanto consigliere esecutivo, non parteciperà. L'ultima lista è quella presentata nel 2019 da Mediobanca, socio di riferimento con il 13%, di cui sono azionisti anche Del Vecchio (con il 19,9%) e Caltagirone (con il 3%) e il cui amministratore delegato Alberto Nagel finora ha sempre sostenuto Donnet. Sulla stessa linea sembra esserci il gruppo De Agostini mentre è ancora poco chiaro per quale squadra tiferanno i Benetton e la Fondazione Crt. Il cda avrà dunque la possibilità di redigere una propria lista di nomi che dovrà essere depositata entro un mese dalla scadenza dello stesso consiglio.