2024-08-26
Patrick Ruffini: «Kamala ora è in testa grazie ai mass media. La luna di miele finirà»
Il sondaggista: «Il ritiro di Biden ha creato un’ondata di sollievo che ha colto Trump di sorpresa. Ma la dem ha molti punti deboli».Si continua a parlare, spesso a sproposito, dei sondaggi attualmente riguardanti la campagna elettorale americana. C’è chi dà già Kamala Harris come vincente. In realtà, la situazione è un po’ più complessa. Se Donald Trump sta cercando di ricalibrare la propria strategia in considerazione dell’addio elettorale di Joe Biden, anche la vicepresidente ha i suoi rilevanti problemi. Per cercare di avere un quadro più chiaro, La Verità ha quindi deciso di intervistare il sondaggista Patrick Ruffini. Socio fondatore di Echelon Insights, Ruffini ha lavorato nella campagna del 2004 di George W. Bush ed è stato anche stratega ai vertici del Comitato nazionale repubblicano. L’anno scorso, ha pubblicato il volume Party of the People, in cui ha descritto la variegata coalizione populista e multirazziale che Trump è riuscito a costruire nel 2016 e nel 2020, sfatando alcuni comodi miti sull’attuale candidato repubblicano.Patrick Ruffini, quali sono, secondo lei, le cause principali della luna di miele di cui finora ha goduto Kamala Harris?«La interpreto come un’enorme espressione di sollievo per i democratici che si trovavano nella posizione impossibile di dover difendere la rielezione di un presidente di 81 anni con evidenti segni di declino mentale. Il periodo successivo al dibattito televisivo del 27 giugno è stato un momento di disperazione per il Partito democratico, in cui non sembravano esserci buone opzioni: o candidare Biden e perdere, o lanciarsi nell’ignoto con una candidata potenzialmente inesperta come Kamala Harris. Il semplice ritiro di Biden ha creato un’ondata immediata di sollievo che ha cancellato i dubbi su di lei come candidata tra i democratici. L’appoggio di Biden e il partito che si è rapidamente unito attorno a lei come candidata hanno creato quest’aura, che la dipinge come una forza politica inarrestabile. Tuttavia questa immagine non corrisponde del tutto a ciò che sappiamo su di lei: e cioè di quanto sia stata scarsa sia come candidata presidenziale nel 2019, sia come vicepresidente». Quanto potrebbe durare questa luna di miele?«La campagna di Trump ha sempre ipotizzato che qualsiasi seria critica dei media alla Harris non sarebbe arrivata prima della Convention nazionale democratica. Dopo che Biden si è ritirato, il sondaggista di Trump, Tony Fabrizio, ha rilasciato un promemoria che prevedeva che la Harris sarebbe passata in testa nei sondaggi. Non credo che si aspettassero davvero un cambiamento così grande, ma si stavano chiaramente preparando per una copertura mediatica favorevole della Harris, che sarebbe durata almeno fino alla Convention. Anche se la campagna di Trump fosse riuscita a sferrare alcuni seri colpi ad agosto, probabilmente sarebbero stati dimenticati dopo la brillante copertura mediatica della Convention. Ora che la Convention dem è finita, si avvicina la fine della luna di miele. Tuttavia, pur essendo improbabile, data la natura singolare di questa campagna, c’è la possibilità che la Harris riesca a guadagnare tempo e a evitare una copertura mediatica per lo più negativa».Pensa che i sondaggi stiano sottostimando Trump, perché gli elettori repubblicani si rifiutano di rispondere ai sondaggisti?«Non abbiamo ancora una vera risposta a questa questione. Da un lato, i sondaggi sulla corsa per il Congresso non si sono mossi, il che suggerisce che i repubblicani non si stanno rifiutando di rispondere ai sondaggi in un modo che danneggerebbe anche i candidati repubblicani al Congresso. Ciononostante Mark Harris, uno degli strateghi repubblicani più esperti in Pennsylvania – il più cruciale degli Stati in bilico – ha ravvisato prove, nei suoi sondaggi, del fatto che gli intervistati bianchi delle zone rurali non stanno rispondendo ai sondaggi, abbassando artificialmente i numeri di Trump».Quali errori ha commesso Trump da quando la Harris è scesa in campo?«Penso che la sua campagna sia rimasta sorpresa da quanto i media, creando quest’aura di slancio attorno a Kamala, hanno davvero cambiato la corsa negli Stati in bilico. I messaggi di Trump, in particolare nelle prime due settimane, erano troppo poco focalizzati, tentavano troppe linee di attacco senza attenersi a una in particolare. I discorsi e le interviste di Trump erano ancora meno utili, mettendo per esempio in discussione il background etnico della Harris. Trump è stato storicamente un maestro nell’etichettare sé stesso e i suoi avversari. Una volta che si concentra sulla debolezza di un candidato, può appiccicargli una pecetta negativa. Tuttavia questa strategia del “buttare le cose contro il muro e vedere cosa si attacca” non funziona altrettanto bene con candidati che inizialmente non sono ben definiti. Per definire la Harris, Trump deve indurre i media affinché approfondiscano le sue vulnerabilità più evidenti, e poi ribadire il concetto lui stesso. Ma senza qualcosa che le sia già attaccato, Trump sembra molto poco focalizzato, oltre che tendente a lanciare qualsiasi cosa o nei comizi o nei post su Truth: il che rende ancora meno probabile che qualcosa si appiccichi».Come possono impattare i malumori della sinistra filopalestinese sulla campagna della Harris?«Lo smorzarsi delle proteste alla Convention nazionale dem suggerisce che la sinistra pro Palestina avrà un impatto minore contro di lei rispetto a quello che avrebbe avuto contro Biden. Quest’ultimo riscontrava una debolezza, a livello generazionale, con gli elettori più giovani, che andava al di là della questione di Gaza. Detto questo, anche piccole defezioni potrebbero fare la differenza in uno Stato come il Michigan, con una grande popolazione arabo-americana, e in generale negli Stati indecisi in cui sono in lizza candidati terzi di sinistra. Ma in questo momento, la minaccia è molto ridotta rispetto a quando Biden era in gara». Quali sono le principali vulnerabilità della Harris?«La Harris è stata incaricata di riordinare il confine meridionale e ha fallito clamorosamente: questo è un chiaro esempio dell’incompetenza dell’amministrazione Biden-Harris. Nonostante i suoi tentativi di ridefinirsi come candidata del “cambiamento”, è stata vicepresidente di Joe Biden mentre i prezzi salivano del 20%, la frontiera precipitava nell’anarchia e durante il fallimentare ritiro dall’Afghanistan. I partiti al potere in tutto il mondo stanno perdendo le elezioni a ritmi record e, in definitiva, penso che la Harris avrà difficoltà a dissociarsi da un presidente in carica, i cui risultati non piacciono agli americani».Com’è la situazione tra gli elettori delle minoranze etniche?«Per via di chi è, la Harris dovrebbe fare meglio di Biden tra questi blocchi elettorali. Ma fare meglio di Biden nel 2024 è una storia diversa dal migliorare il trend a lungo termine in queste comunità. Quando una persona di colore fu l’ultima volta alla guida del ticket presidenziale dem, otteneva il 93% del voto nero e il 70% del voto ispanico. Oggi, i sondaggi attribuiscono a Trump il 18% del voto afroamericano e circa il 40% di quello ispanico: un ulteriore miglioramento rispetto al 2020».Che cosa mi dice invece del voto cattolico?«Il cattolicesimo di Joe Biden lo aiutò nel 2020, specialmente in uno Stato come la Pennsylvania, che è vicino al suo Stato di residenza: il Delaware. Questo è un aspetto dell’appeal di Biden che la Harris non sarà in grado di replicare. Non è una coincidenza che, tra tutti gli Stati indecisi, la Harris stia avendo le maggiori difficoltà proprio in Pennsylvania, che è fortemente cattolica e dove Biden aveva il vantaggio di giocare in casa. E la Pennsylvania è lo Stato più importante alle elezioni».Chi è più forte tra Trump e la Harris tra i colletti blu della Rust Belt?«Continua a esserlo Trump. Il messaggio della Convention nazionale dem ai membri del sindacato la prima sera mostra l’urgenza di limitare le perdite tra questi elettori. In definitiva, penso che sarà difficile a causa dell’immagine liberal che la campagna di Trump dipingerà della Harris. Sarà semmai più facile per loro cercare di fermare l’emorragia degli elettori non bianchi della classe operaia, che avevano una forte tendenza verso Trump. Continueranno anche a incrementare margini tra gli elettori bianchi con istruzione universitaria che avevano una tendenza verso i dem».