2025-05-28
Passa la nuova legge sulla sicurezza a metà
Il decreto incassa la fiducia alla Camera: stretta sulla cannabis, pene severe per le rivolte in carcere e i blocchi stradali, più tutele legali agli agenti (e il sindacato plaude). La norma per cacciare gli abusivi dalle case occupate, però, rischia di rivelarsi insufficiente.«Sono già stati eseguiti i primi sgomberi immediati di immobili occupati abusivamente». Lunedì, Giorgia Meloni celebrava sui social le nuove «procedure che consentono finalmente un intervento veloce e il ripristino rapido della legalità», grazie al decreto Sicurezza. Ieri, la norma ha incassato la fiducia alla Camera, accompagnata da dichiarazioni roboanti: «Chi è contro è dalla parte del crimine», tuonava Maurizi Gasparri, mentre il M5s evocava la piazza, di cui hanno dato un anticipo gli studenti che hanno accolto il presidente del Consiglio a Bologna, tra fischi e striscioni. Il testo uscito dalle commissioni riunite è «identico a quello presentato dal governo», aveva spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. E l’inasprimento della disciplina per chi invade una casa altrui, con una pena compresa tra due e sette anni, è certamente una delle novità più rilevanti del decreto, entrato in vigore lo scorso aprile e, perciò, in procinto di essere convertito in legge, col passaggio finale in Senato. Ma arriverà davvero la svolta sponsorizzata dal premier?Su queste colonne, il giudice emerito della Cassazione, Pietro Dubolino, aveva già spiegato che le cose non stanno proprio così. L’inghippo non è tanto nel nuovo articolo 634 bis del Codice penale, che colpisce con più severità gli abusivi, bensì nel 321 bis del Codice di procedura penale, dedicato alla «reintegrazione nel possesso dell’immobile». Esso limita ai «casi in cui l’immobile occupato sia l’unica abitazione effettiva del denunciante» la possibilità, per la polizia giudiziaria, effettuati gli accertamenti opportuni, di recarvisi «senza ritardo» per sanare l’ingiustizia, come prescrive l’articolo 55 del Cpp stesso. L’esempio che proponeva l’ex magistrato era cristallino: qualora qualcuno ritrovasse un gruppo di usurpatori nel suo appartamento al mare, il «ripristino rapido della legalità» celebrato dalla Meloni rischierebbe di rivelarsi una pia illusione.Non solo. Anche quando bisognasse restituire il maltolto al proprietario che ha quell’unico tetto sulla testa, occorrerebbe l’autorizzazione del pubblico ministero. Gli ufficiali sarebbero tenuti a trasmettergli il verbale delle attività svolte, che a sua volta il pm dovrebbe girare al giudice, entro 48 ore, con richiesta di convalida e di emissione di un decreto di reintegro nel possesso, da adottare in massimo dieci giorni. Vi siete persi? Fa niente. Basta aver presente che se che saltasse uno di questi termini, a essere riportato in casa non sarebbe più l’intestatario del bene, bensì chi se n’era impadronito illecitamente. Il Pd accusa la Meloni di «abbandonare le famiglie in difficoltà», mentre forse resta il pericolo di abbandonare, al solito, quelle oneste. Un altro dei nodi che, insieme alle occupazioni abusive, aveva motivato l’urgenza del provvedimento, riguarda la tutela degli agenti in servizio. Il decreto aggrava le pene per lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, ma prevede anche la possibilità di dotare i poliziotti di videocamere indossabili, per registrare gli interventi di mantenimento dell’ordine pubblico. Importante è la misura che migliora la copertura delle spese legali in caso di procedimento per azioni compiute in servizio. Come ha spiegato alla Verità il segretario del Sindacato autonomo di polizia, Stefano Paoloni, «prima lo Stato garantiva solo 5.000 euro per l’intero processo, mentre ora si è passati a 10.000 euro per ogni fase del processo, fino a un massimo di 50.000. Considerato che la cifra media impiegata nei procedimenti, che peraltro finiscono archiviati nel 95-97% dei casi, è di 18.000 euro, si tratta di un grandissimo progresso». Le sigle auspicano un ultimo sforzo: «Sostituire», ha proseguito Paoloni, «l’obbligatorietà dell’imputazione dell’agente con delle verifiche di garanzia, al termine delle quali il magistrato debba decidere se andare avanti. Ciò risparmierebbe agli operatori conseguenze pesanti, come la sospensione dal servizio». A protezione delle forze dell’ordine, comunque, è stato introdotto il reato di rivolta in carcere, esteso alle condotte di «resistenza passiva» e applicato anche ai Cpr dei migranti.Accuse di fascismo erano piovute sul dl per via della cosiddetta norma anti Gandhi, che prevede sanzioni severe per i responsabili dei blocchi stradali. Ad esempio, gli attivisti per il clima. Perciò Giuseppe Conte, in Aula, ha parlato di «Stato repressivo» che conculca la libertà di manifestare. Per il resto, la norma ha dovuto accogliere alcuni rilievi del presidente della Repubblica, in particolare sull’incarcerazione delle donne incinte. Visto lo scalpore che avevano suscitato storie quali quella della croata che, nella Capitale, aveva accumulato oltre 30 anni di condanna per vari reati ma, essendo sempre gravida, non era mai finita in galera, il governo voleva rendere facoltativo il rinvio dell’esecuzione della pena per le mamme di bambini con meno di un anno di età. Il decreto destina queste ultime agli Icam, gli istituti a custodia attenuata per detenute madri; quelle i cui figli abbiano da uno a tre anni, invece, in alcune circostanze potranno essere tradotte in carcere.Un’ulteriore querelle era sorta sull’obbligo, finito in capo ai negozianti, di chiederei ai migranti che volessero acquistare una scheda telefonica una copia del permesso di soggiorno. Il dl ha cambiato versione: agli extracomunitari sarà sufficiente mostrare un qualsiasi documento valido. È stato istituito, poi, il divieto di vendita delle infiorescenze della canapa, la parte della pianta da cui si ricavano gli spinelli. E ci sono aggravanti per reati commessi nei pressi delle stazioni e truffe agli anziani.«Populismo penale», lamentavano ieri dal partito di Carlo Calenda, nel giorno della rapina con un benzinaio ucciso ad Ardea. Un piccolo passo avanti, semmai. In un’Italia in cui pure nelle Ztl la gente inizia ad avere paura.
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Nino Cartabellotta (Imagoeconomica)
Pedro Sánchez (Getty Images)