2020-03-20
Partite Iva umiliate con una riffa di Stato
Pasquale Tridico (Simona Granati, Corbis, Getty Images)
L'Inps annuncia che il bonus da 600 euro per gli autonomi costretti alla quarantena potrebbe essere assegnato con un clic day. In pratica chi si iscrive per primo lo ottiene, fino a esaurimento fondi. Ma ci sono soldi solo per 3,8 milioni di lavoratori su più di 5,3.Le prime polemiche sul «clic day» risalgono al 2011. Il sistema è tanto semplice quanto barbaro. Molte amministrazioni pubbliche, per affidare fondi a pioggia, utilizzano piattaforma digitali per l'invio delle domande secondo un criterio molto semplice: chi prima arriva prende i soldi. E si fa per un motivo altrettanto semplice: i fondi non bastano per tutti. In questi 9 anni è accaduto con l'Inail e le Regioni. Adesso sembra essere il turno dell'Inps. Il presidente, Pasquale Tridico, ha serenamente annunciato che si potrebbe procedere ad assegnare il bonus da 600 euro per le partite Iva e in generale per gli autonomi costretti alla quarantena da coronavirus tramite la medesima lotteria online.«Non mi sembra un criterio che sta in piedi, non possiamo fare a chi prima arriva prima alloggia», ha detto subito dopo, a Radio Capital, il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta frenando sull'ipotesi del click day. «È una comunicazione fatta dall'Inps, non una decisione del governo», ha spiegato in aggiunta, «i ministeri del Lavoro e dell'Economia stanno ancora valutando». Sulla stessa linea d'onda anche il ministro renziano alle Politiche agricole, Teresa Bellanova: «Bisogna correggere gli errori, il clic day è uno strumento immorale, non si può mettere in competizione le persone in questo momento. Bisogna sapere le risorse che si hanno e avere la responsabilità di dire ai cittadini e alle cittadine che questo è quello che possiamo fare, e lo strumento deve essere immediatamente fruibile». Parole sacrosante. peccato che la realtà rischi di dare ragione al 100% a Tridico. Sempre ieri è tornato sul tema Baretta, il quale ha cercato di rassicurare i contribuenti in relazione alla possibilità che i soldi stanziati (2,3 miliardi) non bastino, spiegando loro che il governo è pronto a rabboccare il decreto. «Nel caso, le risorse saranno reintegrate», ha concluso. Quando, non si sa. Sicuramente non a marzo, e il decreto di aprile resta a oggi una enorme incognita. Di conseguenza, se si prende la somma complessiva stanziata e la si divide per 600 euro è facile calcolare che a beneficiarne non saranno più di 3,8 milioni di partite Iva. In tutto, però, gli autonomi sono più di 5,3 milioni. O Tridico assegnerà importi più bassi (più o meno 400 euro), oppure dovrà usare per forza il metodo clic day. Non ci sono all'orizzonte altre soluzioni. Le modalità fin qui usate dalle amministrazioni pubbliche e fiscali lasciano pensare che Tridico non abbia parlato a caso. D'altronde, il rispetto del lavoro delle aziende e della quotidianità delle rispettive amministrazioni contabili si misura dall'orario delle circolari e dai contenuti delle comunicazioni dell'Agenzia delle entrate. Giovedì sera, verso le 23.30, l'ente guidato dal renziano Ernesto Maria Ruffini ha diffuso una nota per confermare la scadenza odierna per il versamento di contributi e tasse spiegando che in base al decreto Cura Italia i versamenti previsti per lo scorso lunedì sono stati rimandati di soli quattro giorni. A piede della breve comunicazione, segue un elenco di una sessantina di codici Ateco (indicano la categoria merceologica di appartenenza). Le aziende comprese nella lista oggi sono esentate dal pagare. Sono le imprese che stando al decreto di dieci giorni fa hanno dovuto abbassare le serrande e chiudere del tutto l'attività al pubblico. Tra questi bar, ristoranti, esercizi commerciali come palestre o associazioni sportive. Ovviamente ci sono anche gli alberghi tra gli esentati. Una categoria che spiega bene l'impasse che oggi molti commercialisti sono tenuti ad affrontare. Chi ha più di un albergo, di solito utilizza una terza società come centrale acquisti. Tale srl non risulterà nella lista dei codici Ateco esentati. E dunque cosa dovrà fare il commercialista? Potrà tenere presente il fatto che nella circolare di giovedì sera si tiene a precisare che i codici sono indicativi. Una parolina che lascia aperta la possibilità di essere un po' flessibili ma anche quella di lasciare spazio a diverse interpretazioni. E da decenni, quando c'è un dubbio, l'Agenzia delle entrate di solito sceglie la strada che porta più gettito. Mai l'altra. «Bisogna anche tener presente», spiega alla Verità il consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Milano, Guido Beltrame, «che la scorsa settimana c'è stata una circolare Inps che non risulta del tutto allineata per via dei diversi decreti emergenziali che si sono susseguiti. Sbagliare i versamenti dei contributi non è per nulla uno scherzo. Di mezzo ci sono anche sanzioni penali». Speriamo che anche in questo caso ci sia un occhio di riguardo, ma la storia insegna qualcosa di diverso. Solo il fatto di aver spostato le scadenze di appena 4 giorni è una scelta vergognosa. Inoltre, fra due mesi quando si capirà se si è raggiunto il fondo della crisi, le scadenze fiscali si accumuleranno. Peggio ancora, dal testo del decreto si evince che alcuni tagli fiscali (circa 900 milioni) sono messi a budget per il 2021. Vogliamo sperare che sia solo un trucco contabile del Mef e che veramente nessuno al governo pensi di tosare ancor di più le imprese il prossimo anno.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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