2022-03-05
I partigiani della carta stampata spengono la luce e si sentono eroi
Federico Fubini e Milena Gabanelli si illudono di combattere contro Vladimir Putin lavando i piatti a mano.Qualcuno va al fronte a prendersi le pallottole, altri son convinti che per fare la guerra basti prendersi la bronchite. L’ultima frontiera dell’impegno civile si ritrova in purezza nelle parole di Elio Vito di Forza Italia: «Non si difende la libertà, non si conquista la pace, con le luci accese di giorno e il riscaldamento al massimo in primavera. Lo so che non piace, non piace manco a me, ma è così». L’esponente azzurro ha scritto queste parole intrise di doloroso realismo su Twitter, e supponiamo che il suo smartphone sia alimentato da energia solare, altrimenti sarà presto costretto a limitare la diffusione di saggezza digitale. Vito, in ogni caso, è in ottima compagnia. Tra i sostenitori della decrescita resistente dobbiamo annoverare pure Federico Fubini, che sul Corriere della Sera ha proposto «diminuzione delle temperature in casa, meno illuminazione notturna, limiti di velocità ridotti e ora legale prolungata». Sullo stesso giornale, non molto tempo fa, Milena Gabanelli ha stilato una sorta di libretto rosso del partigiano infreddolito: «Teniamo i riscaldamenti più bassi di un grado», ha scritto, «spegniamo prima le luci di casa, e il computer quando non lo stiamo usando, facciamo andare la lavatrice solo quando è piena, i piatti laviamoli a mano. È un sacrificio piccolo che fa risparmiare almeno 1 khw al giorno […]. Non è un grande choc al gas russo ma è un inizio, che oltre a far bene al nostro portafogli, segna una presa di posizione collettiva. Facciamolo, io ho già iniziato».Con tutta evidenza, la faccenda ha un aspetto grottesco: ci si lava la coscienza limitando l’uso della lavatrice. Mentre la popolazione ucraina resiste con tempra d’acciaio, mentre i soldati e i miliziani si scambiano cortesie con i lanciarazzi, qui c’è chi si sente al fronte perché spegne la luce. Immaginiamo i sinceri progressisti lavare le tazzine a mano con la lacrimuccia che solca il viso: detersivo alla patria! Anzi, sapone di Marsiglia per essere più green. E intanto che le casalinghe di Kharkiv preparano bottiglie molotov, il militante radical eco bio di Milano si sente in trincea perché s’aggira mezz’ora in casa con la luce spenta: quando, nel buio, sbatterà il ginocchio contro uno spigolo, racconterà agli amici di essersi ferito in battaglia.Al di là della fin troppo facile ironia, però, l’idea della riduzione dei consumi ha anche risvolti piuttosto seri. Per prima cosa, rivela la totale disabitudine occidentale al confronto con la realtà. È di un narcisismo quasi offensivo il pensiero di contribuire a una causa (per cui un popolo muore) rinunciando a pochi minuti di luce. Ed è sconcertante l’esibizione di superiorità morale di chi, in queste ore, sforna articoli indignati o pubblica frasi a effetto su Facebook contro i «seguaci di Putin». Forse, dopo tutto, è stato significativo che alcuni telegiornali abbiano diffuso le immagini di un videogame spacciandole per riprese dal fronte: i più, in fondo, son convinti che la guerra sia un videogioco da attivare o disattivare a comodo. Si sentono bersaglieri ma hanno le chiappette nel solco del divano. Per altro, quanti oggi alternano lacrime e slanci bellicosi hanno serenamente ignorato il dramma del Donbass negli ultimi otto anni. Anche lì mancavano luce e riscaldamento, ma in aggiunta cadevano i razzi.C’è poi un ulteriore e più subdolo corno della questione. I Vito e le Gabanelli la buttano sulla militanza, fanno passare l’idea che si tratti di una piccola rinuncia per una buona causa. Ebbene, se lo scopo è quello di aiutare gli ucraini, la riduzione dei consumi è semplicemente ridicola. Ma può pure darsi che si debba ribaltare la frittata, è che qualcuno voglia farci digerire l’idea di un taglio dell’energia con la scusa dell’emergenza bellica. E qui cominciano i problemi. Un gesto volontario, per quanto insulso, è comunque frutto d’una scelta. Ben diverso è imporre a una popolazione una generale riduzione del riscaldamento o dell’illuminazione: in questo caso, si tratta di fare pagare alla gente gli errori della politica. Se il ragazzetto gauchiste vuol evitare di farsi la doccia per salvare il pianeta, fatti suoi e di chi lo annusa. Ma imporre a sua nonna pensionata di rinunciare alla luce, al gas o all’acqua in nome dell’ambiente è una violenza; significa, al solito, scaricare il barile sulla base della piramide sociale.Ieri Luigi Di Maio, nel tentativo di recuperare la faccia dopo le clamorose figuracce diplomatiche accumulate nelle ultime settimane, si è messo a concionare di energia, e ha spiegato che «noi ci aspettiamo una strategia energetica europea. L’Italia», ha aggiunto, «è impegnata non solo sul piano europeo, per garantire la stabilità del sistema energetico e quindi proteggere le famiglie dagli effetti di questa guerra». Ecco, forse una strategia energetica avremmo dovuto costruirla prima, e invece l’Europa intera dipende per il 40% dal gas russo, dunque è abbastanza inevitabile che dallo scontro con Mosca derivino guai. A chi toccherà farne le spese? Ai più fragili, va senza dirlo.Questo è il deprimente disegno della situazione. Da una parte ci sono gli infoiati della guerra che invitano alla caccia al russo, si eccitano al pensiero dei mitra consegnati (forse) agli ucraini, e si sono convinti di essere in lotta per la libertà e la democrazia. Dall’altra ci sono gli stessi ucraini, costretti a crepare per davvero e non sul teleschermo, e gli italiani incolpevoli che rischiano una nuova e più feroce ondata d’austerità imposta dall’emergenza permanente.Ecco perché ci sono politici che chiedono di spegnere la luce: possono guardarsi allo specchio soltanto al buio.
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