I leader pronti al bilaterale. L’ex attore: «Vediamoci senza condizioni», però rifiuta l’invito a Mosca. Trump: «Se andrà bene, faremo un summit a tre». Tra le possibili sedi, l’Ungheria, Ginevra (proposta dai francesi con l’ok italiano), Istanbul e l’Arabia.
I leader pronti al bilaterale. L’ex attore: «Vediamoci senza condizioni», però rifiuta l’invito a Mosca. Trump: «Se andrà bene, faremo un summit a tre». Tra le possibili sedi, l’Ungheria, Ginevra (proposta dai francesi con l’ok italiano), Istanbul e l’Arabia.Procedono gli sforzi della Casa Bianca per far avanzare il processo diplomatico in Ucraina. «Spero che Putin sia bravo, altrimenti la situazione sarà dura. Anche Zelensky deve mostrare flessibilità», ha dichiarato, ieri, Donald Trump, intervenendo su Fox news. «Ho detto a Vladimir Putin che organizzeremo un incontro con il presidente Volodymyr Zelensky e che si sarebbero incontrati. Poi, dopo quell’incontro, se tutto andrà bene, guiderò io e chiuderemo la questione. Però, sapete, in questo caso bisogna essere in due per ballare», ha anche affermato il presidente americano.Del resto, già poco dopo il vertice dell’altro ieri alla Casa Bianca, Trump aveva fatto sapere di voler organizzare un bilaterale tra Putin e Zelensky: bilaterale a cui, in caso di esito positivo, dovrebbe seguire un trilaterale alla presenza dello stesso Trump. Come che sia, qualora lo zar e il leader ucraino dovessero avere un faccia a faccia, si tratterebbe della prima volta dal dicembre 2019. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha affermato che il governo di Mosca è possibilista su un incontro «a livello bilaterale o trilaterale». «Qualsiasi contatto che coinvolga alti funzionari deve essere preparato con la massima cura», ha tuttavia precisato. «Penso che dovremmo incontrarci senza condizioni e pensare a un ulteriore sviluppo di questo percorso per la fine della guerra», ha dichiarato, dal canto suo, Zelensky. Secondo quanto reso noto da Friedrich Merz, l’incontro tra il presidente ucraino e lo zar dovrebbe tenersi entro poche settimane. «Il presidente americano ha parlato con il presidente russo e ha concordato che ci sarà un incontro tra il presidente russo e il presidente ucraino entro le prossime due settimane», ha dichiarato il cancelliere tedesco.Si rincorrono intanto indiscrezioni sui luoghi che potrebbero ospitare l’eventuale meeting tra Putin e Zelensky. Stando a Reuters, l’evento potrebbe tenersi in Ungheria: Paese che, oltre a essere membro della Nato, intrattiene rapporti piuttosto amichevoli con la Russia. In serata, Politico ha scritto che sarebbe la location preferita della Casa Bianca per il futuro trilaterale e che il Secret service, cioè la scorta presidenziale, si sta preparando per un volo alla corte di Viktor Orbán. Emmanuel Macron, dall’altra parte, ha proposto Ginevra per il bilaterale. Un’idea che è stata bene accolta da Antonio Tajani. «La Svizzera è prontissima, non pronta, anche a breve termine», ha dichiarato il ministro degli Esteri elvetico, Ignazio Cassis, che ha altresì garantito l’immunità allo zar, visto che la Corte penale internazionale spiccò un mandato d’arresto contro di lui a marzo 2023. Fonti a conoscenza della questione hanno inoltre rivelato che Putin avrebbe detto all’inquilino della Casa Bianca di voler incontrare Zelensky da solo e che avrebbe proposto Mosca come sede: verosimilmente una provocazione, respinta dal presidente ucraino. Ricordiamo che, durante il vertice di venerdì ad Anchorage, il capo del Cremlino aveva invitato nella capitale russa lo stesso Trump che, ieri, ha comunque messo le mani avanti, ammettendo di ritenere «possibile» che, alla fine, il presidente russo non voglia un accordo di pace: un accordo di cui, in caso, lo zar vorrebbe la Cina come garante. Un’altra location possibile è Istanbul, che quest’anno ha ospitato tre tornate di colloqui tra russi e ucraini. Recep Tayyip Erdogan vanta d’altronde significativi legami tanto con Mosca quanto con Kiev. Inoltre, sarà un caso, ma proprio ieri, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo turco, Hakan Fidan, per parlare di diplomazia ucraina. ISempre ieri, Putin si è sentito telefonicamente con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, per informarlo dei suoi recenti contatti con la Casa Bianca. Vale a tal proposito la pena di ricordare che, a marzo, anche l’Arabia Saudita ospitò colloqui sulla crisi ucraina. Chissà quindi che anche Riad non si candidi a organizzare il summit. Esistono chance per Roma? Fonti italiane hanno ricordato che l’idea di utilizzare la Capitale era americana, ma che a questo punto l’Italia sostiene Ginevra per via del rifiuto russo di recarsi nella «casa» dei cattolici e del mandato di arresto della Cpi spiccato contro Putin, che andrebbe ignorato, come promesso dagli elvetici. L’eventuale faccia a faccia tra lo zar e Zelensky potrebbe rivelarsi dirimente per una questione cruciale: quella delle eventuali cessioni di territorio. Lunedì sera, Rubio ha detto che «entrambe le parti dovranno fare delle concessioni». «Non è facile, e forse non è nemmeno giusto, ma è ciò che serve per porre fine a una guerra. E questo è stato vero in ogni guerra», ha aggiunto. Trump ha esplicitamente respinto le rivendicazioni dell’Ucraina sulla Crimea e, secondo indiscrezioni, vorrebbe che il governo ucraino rinunciasse anche al Donbass. In cambio, lo zar sarebbe disposto a congelare la situazione a Kherson e a Zaporizhzhia sulle attuali linee del fronte. Uno scenario che tuttavia Zelensky non sembra attualmente aperto ad accettare. Trump, secondo Axios, avrebbe comunque esortato Putin a essere «realistico» con il leader ucraino.Incognite e scogli, insomma, non mancano. Tra l’altro, ieri, Kaja Kallas ha annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni europee contro Mosca «entro il mese prossimo». Tuttavia è innegabile come, grazie all’iniziativa di Trump, la possibilità di un incontro tra Putin e il presidente ucraino non sia mai stata così a portata di mano.
2025-12-02
Su Netflix arriva «L’amore è cieco», il reality che mette alla prova i sentimenti al buio
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«L’amore è cieco» (Netflix)
Il nuovo reality di Netflix riunisce single che si conoscono senza vedersi, parlando attraverso cabine separate. Solo dopo dieci giorni al buio possono incontrarsi e capire se la sintonia nata dalle parole regge alla realtà.
L'amore è cieco, sulla cui locandina campeggiano sorridenti Fabio Caressa e Benedetta Parodi, dovrebbe portare con sé un punto di domanda: qualcosa che lasci aperto agli interrogativi, al dubbio, all'idea che no, l'amore possa avere bisogno di vederci benissimo. Lo show, il cui titolo rievoca la saggezza (presunta) popolare, cerca di provare empiricamente la veridicità del detto. Non è, dunque, un dating show canonico, in cui single stanchi della propria solitudine si mettano a disposizione di chi, come loro, voglia trovare una controparte per la vita.
Le nuove foto di Andrea Sempio davanti a casa Poggi nel giorno del delitto riaccendono il caso e scatenano lo scontro mediatico. Mentre la rete esplode tra polemiche, perizie discusse e toni sempre più accesi, emergono domande che le indagini dell’epoca non hanno mai chiarito: perché nessuno ha registrato questi dettagli? Perché certi verbali sono così scarni? E soprattutto: come si intrecciano queste immagini con il DNA compatibile con la linea paterna di Sempio?
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- Il caso della famiglia del bosco ha portato molti commentatori a ribadire che la prole non appartiene ai genitori. Peccato che quando si tratta di farne compravendita o di ucciderli nel grembo se ne dimentichino sempre.
- La famiglia Trevallion ha spiazzato gli analisti perché trasversale a categorie tradizionali come ricchi contro poveri o colti contro ignoranti. E la gente li ama più delle istituzioni.
Lo speciale contiene due articoli.
Va molto di moda ribadire che i figli non appartengono ai genitori. Lo ha detto Fabio Fazio chiacchierando amabilmente con Michele Serra nel suo salotto: entrambi concordavano sul fatto che i bambini non sono oggetti e devono essere liberi, semmai indirizzati da famiglie, scuola, istituzioni. Lo ha ripetuto ieri sulla Stampa pure lo scrittore Maurizio Maggiani, in prima pagina, prendendosela con la famiglia del bosco e con quello che a suo dire è il delirio dei due genitori. «Non ho nessuna ragione per discutere delle scelte personali», ha spiegato, «non finché diventino un carico per la comunità, nel qual caso la comunità ha buoni motivi per discuterle. Mi interessa invece proprio perché non si tratta di scelta personale, visto che coinvolge i figli, e i figli non sono sé, non sono indistinguibili da chi li ha generati, ma sono per l’appunto altri da sé, individualità aventi diritti che non discendono da un’elargizione dell’autorità paterna o materna, così come sancito dalla Costituzione e dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza».
Ecco #DimmiLaVerità del 2 dicembre 2025. Con il nostro Fabio Amendolara commentiamo gli ultimi sviluppi del caso dossieraggi.






