2021-04-01
Il Parlamento europeo fa a pezzi il Recovery
Il report del Servizio studi chiesto da Bruxelles smonta il Next generation Eu: «Obiettivi al confine tra inconciliabile e irrealizzabile». Al centro dell'analisi, anche la lentezza dell'approvazione e il rischio per gli Stati di stilare progetti non in linea con le esigenze reali.«Il Recovery Fund ha obiettivi molto ambiziosi, che sono al confine tra l'inconciliabile e l'irrealizzabile». Non stiamo facendo il «copia e incolla» di uno degli innumerevoli articoli che abbiamo già letto su La Verità a partire da aprile 2020. La frase citata è solo una delle tante con cui il servizio studi per le politiche economiche, su richiesta della Commissione per l'industria dell'Europarlamento, passa a volo radente sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) e lo cosparge di napalm. Come nella famosa scena del film Apocalypse now.Lo studio ha l'obiettivo di far comprendere ai parlamentari l'impatto della pandemia sui diversi settori produttivi e sulle catene del valore strategiche per l'economia della Ue. Si propone infine di valutare l'efficacia delle misure per la ripresa, all'interno delle quali spicca ovviamente la valutazione del Rrf.Gli autori illustrano in dettaglio l'impatto della crisi economica causata dalle misure di contenimento della pandemia ed evidenziano che per alcuni settori la ripresa sarà a «V», per altri a «U» e altri, soprattutto legati a servizi culturali, ricreativi, turistici e dell'industria aereonautica, avranno una lenta ripresa a «L». Notevole è anche l'impatto sulle catene internazionali del valore e della fornitura. Da un lato questa crisi ha portato a decisioni di rimpatrio o avvicinamento di fasi della fabbricazione di alcuni beni delocalizzate in tutto il globo. Dall'altro, alcune catene di fornitura, come quella farmaceutica, dei dispositivi medici di protezione, delle tecnologie di intelligenza artificiale, sono diventate di importanza strategica e per la Ue e la loro collocazione geografica è ora seguita con particolare attenzione.Le misure per la ripresa si sono articolate su due livelli, uno nazionale e l'altro comunitario. Bisognava fare presto e l'iniziativa dei singoli Stati, pur disomogenea nella qualità e nei volumi di spesa, è stata decisiva. Gli Stati hanno spinto sulla leva dei sussidi alle imprese e ai lavoratori e su misure di sostegno alla liquidità attraverso le garanzie sui prestiti bancari. La Ue ha scavato nel fondo del bilancio 2014-2020 per erogare risorse non impegnate e ha attivato i prestiti dello strumento Sure. Mentre il Mes, ultima ciambella di salvataggio, è rimasto inutilizzato.L'incisività dell'azione della Ue è stata tutta affidata al bilancio pluriennale 2021-2027 e al Next Generation Ue da 750 miliardi, di cui il Rrf da 672,5 miliardi costituisce il fulcro principale. E qui comincia l'impietosa gragnuola di colpi. È uno strumento lento nell'approvazione - infatti è tuttora pendente il processo di ratifica da parte degli Stati membri - e ancor più macchinoso nella sua effettiva implementazione. I piani di ripresa nazionali dovranno passare l'attento scrutinio della Commissione, prima di essere approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio. Proprio ieri il commentatore Wolfgang Münchau ha dato ampia evidenza alla robustezza delle tesi giuridiche dei ricorrenti presso la Corte di Karlsruhe, al fine di bloccare la ratifica tedesca della Decisione sulle Risorse proprie. Una volta superato questo ostacolo iniziale, sorge quello del conseguimento degli obiettivi intermedi, a cui sono legati i pagamenti semestrali. E qui gli economisti fanno rilevare una clamorosa contraddizione: bisogna fare in fretta a impegnare entro il 2023 le somme stanziate per poi spenderle entro il 2026, ma poi bisogna conseguire nello stesso breve tempo anche gli obiettivi intermedi che, per la loro complessità, mal si conciliano con quei tempi così ravvicinati. «In caso di ritardi, l'impatto negativo della pandemia sull'economia, può ulteriormente aumentare», chiosano gli autori. Secondo i quali la contraddizione risiede proprio nella compresenza di rapidi tempi di esecuzione con ambiziosi obiettivi di medio – termine finalizzati a trasformare l'assetto delle economie degli Stati membri e della Ue. Peraltro, Italia e Spagna non hanno una storia di particolare rapidità nella spesa dei fondi Ue.Anche la Corte dei Conti dell'Ue ha fatto notare la presenza di troppi obiettivi per lo più difficili da controllare, che comportano il rischio di indebolire l'impatto del Rrf, a causa della dispersione delle somme su troppe aree di intervento.Il pericolo è che gli Stati, pur di rispettare le complesse metodologie di calcolo e centrare tutti i parametri per non perdere i fondi, presentino piani non in linea con le effettive esigenze. Così facendo, si sottolinea nello studio, si perde di vista la focalizzazione. Si vuole fare tutto, ma non si conclude nulla e il paziente muore. E le conclusioni insistono proprio sulla necessità di focalizzare i piani nazionali sulle specifiche esigenze nazionali e settoriali, proprio perché il Covid ha colpito in modo eterogeneo, e quindi non ci può essere una «taglia unica per tutti», altrimenti il Rrf «potrebbe rivelarsi il vaccino sbagliato».Se questa è la realtà, dobbiamo purtroppo registrare che il ministro della Giustizia Marta Cartabia ancora ieri era ferma a sostenere che «a livello europeo, si è ritrovata una forza di coesione che sta portando ai benefici del patto per la Next generation Ue».Come un'auto in un circuito che è stata doppiata più volte ma pensa di essere in testa. Ma quando vedrà la bandiera a scacchi non sventolare per lei, allora capirà. Manca poco.
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