2025-01-25
Parigi all’Ue: basta regole green
Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron (Ansa)
Dopo l’insediamento del nuovo presidente americano il governo francese scrive un lungo documento alla Commissione, chiedendo un’inversione a U: «Contesto cambiato. Ci vuole un’enorme pausa normativa per evitare che le nostre aziende saltino per aria».Se la Commissione europea continua a dare segni di non capire che il Green deal sta trascinando la Ue nel baratro di una crisi industriale senza precedenti, qualche manifestazione di rinsavimento arriva invece dalla Francia. Dopo il discorso di insediamento di Donald Trump, con cui il nuovo presidente degli Stati Uniti ha annunciato l’uscita dagli accordi di Parigi sull’ambiente, Ursula von der Leyen ha detto che l’Unione europea tirerà diritto, senza alcuna correzione di rotta. E Teresa Ribeira, la pasionaria spagnola del Green deal, in un’intervista al Financial Times ha insistito a parlare di incentivi alle auto elettriche, senza accennare né all’abolizione delle multe per lo sforamento delle case automobilistiche dei nuovi target sulle emissioni, né a un rinvio della scadenza del 2035 per la messa al bando delle auto con motore endotermico. Ma se i vertici di Bruxelles si ostinano a perseguire un obiettivo che minaccia di compromettere la stabilità economica e industriale del continente, altri non sembrano avere la stessa cocciuta determinazione.È di ieri la notizia di un documento messo a punto dal governo francese per ottenere «un’enorme pausa normativa» in materia di transizione ecologica. Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, Parigi avrebbe predisposto una relazione di 22 pagine, in cui la richiesta di mettere un freno alle regole per una riduzione delle emissioni è presentata con toni piuttosto ultimativi. In pratica, la Francia, Paese che sta attraversando un periodo complicato dal punto di vista dei risultati economici, insiste perché siano riesaminate le norme che costringono le aziende ad adeguarsi ai nuovi parametri ambientali, pena pesanti sanzioni. Le leggi sono «mal adattate al nuovo contesto di esacerbata concorrenza internazionale e alle politiche non cooperative» di altri Paesi. Il riferimento è chiaro: Parigi è preoccupata dalle misure annunciate da Trump e pensa che un’America dalle mani libere in materia di Green deal sarà un avversario difficile da contrastare per le aziende francesi. «La spinta francese per una ricalibrazione», scrive Bloomberg, «coincide con la prevista applicazione di una serie di nuovi requisiti di rendicontazione ambientale, sociale e di governance che le aziende europee devono digerire mentre negli Stati Uniti le imprese si preparano a una deregolamentazione». Il messaggio è chiaro: con l’arrivo del nuovo presidente americano, in Francia cominciano a chiedersi come riusciranno a esportare auto che a causa delle nuove regole saranno più costose, mentre i produttori americani non saranno tenuti ad adeguarsi agli obblighi imposti da Bruxelles.Del resto, è la preoccupazione di molti imprenditori, che guardano al Green deal non come un’opportunità per crescere e migliorare, ma come un pericolo che minaccia la stessa sopravvivenza delle loro aziende. «Un sacco di uomini d’affari europei ha espresso un’enorme frustrazione per il regime normativo della Ue e attribuisce i tassi di crescita più lenti a causa di numerosi fattori, ma soprattutto dei regolamenti», ha detto Trump durante il suo intervento al Forum di Davos. Parole che sembrano riecheggiare nel piano francese. Parigi infatti, chiede di sollecitare l’esenzione dagli obblighi normativi per una serie di aziende, a cominciare da quelle che lavorano nel settore chimico, ma anche la cancellazione della direttiva sulla sostenibilità che introduce nuovi rischi legali per le imprese. «L’Europa non può permettersi di ignorare il mutato contesto politico e l’onere economico che deriva dal quadro normativo», scrive l’agenzia di stampa, sostenendo che le autorità francesi sollecitano modifiche urgenti alle direttive. «Dobbiamo concentrarci sulla legislazione che complica la vita quotidiana alle imprese e rallenta la loro crescita», ha commentato giovedì il ministro dell’economia francese Eric Lombard. Insomma, altro che giro di vite per raggiungere gli obiettivi per cui il poco simpatico Frans Timmermans pagava le associazioni ambientaliste, assecondando il volere della lobby green. Ora, dopo la svolta di Trump, urge un’inversione di marcia. Altrimenti l’Europa perderà il 10% del suo Pil e soprattutto dovrà fare i conti con decine di migliaia di disoccupati, i quali più che al verde della campagna guarderanno al verde del proprio portafogli.
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