2019-04-18
Parigi non aveva assicurato la cattedrale
Donazioni a quota 900 milioni. Si indaga su un cortocircuito degli ascensori e su un bug del sistema informatico che avrebbe depistato i pompieri. Presto un concorso internazionale per ricostruire la guglia crollata. Donald Trump: «Pronti ad aiutare». La cattedrale di Notre Dame non era assicurata. Una notizia che ha dell'incredibile, ma che non è l'unica informazione sorprendente arrivata ieri dalle ceneri della chiesa madre di Parigi. Dagli interrogatori del personale di vigilanza gli inquirenti hanno appreso che il sistema informatico collegato all'allarme antincendio avrebbe avuto un problema. In pratica, a causa di un bug i vigilanti avrebbero ricevuto una localizzazione sbagliata delle prime fiamme. Quindi i pompieri si sarebbero diretti altrove. Ma il fuoco è stato comunque visto dal personale di sicurezza che lo ha persino fotografato. Le immagini sono state consegnate agli inquirenti.Nel pomeriggio di ieri si faceva strada una nuova ipotesi sulla causa dell'incendio: il cattivo funzionamento degli ascensori delle impalcature. Ma come è possibile che un gioiello come Notre Dame non fosse assicurato? Per trovare una risposta bisogna parlare della legge che ha introdotto la separazione tra la Chiesa e lo Stato nel 1905. Le chiese costruite prima di quell'anno sono entrate automaticamente a far parte del «patrimonio nazionale». Invece quelle costruite dopo appartengono alle diocesi, che provvedono a stipulare i contratti assicurativi. L'assicurazione degli edifici di culto nella prima categoria compete ai Comuni.Lo statuto di Notre Dame però è diverso. Considerato il suo inestimabile valore, la cattedrale è considerata come «edificio storico d'eccezione» quindi appartiene direttamente allo Stato francese che è l'assicuratore di sé stesso. Lo stesso vale per i beni contenuti al suo interno, a eccezione di quelli che sono di proprietà della Fondazione Notre Dame. Perché lo Stato francese non ha previsto una polizza? E perché destina così poche risorse al mantenimento dei beni culturali? Anche in Italia spesso ci si lamenta della mancanza di fondi per la protezione e il recupero delle opere d'arte. Considerate la qualità e la quantità dei tesori che si trovano in Italia, ma anche la frequenza dei terremoti, il nostro Paese ha ancora meno scuse in materia. Va detto che la sensibilità verso i beni culturali è diversa sui due lati delle Alpi. Un esempio concreto? Nel 2017 durante i lavori di costruzione di un palazzo nel quartiere della Corderie a Marsiglia è stata scoperta una cava risalente al V secolo avanti Cristo. Una testimonianza sulle origini della città mediterranea fondata dai greci nel 600 avanti Cristo. Dei 6.500 metri quadri della cava, solo 635 sono stati classificati come «monumento storico». Nemmeno il 10%. Non c'è da sorprendersi se poi non c'è un'assicurazione su Notre Dame.La cosa paradossale però è che in Francia i cittadini prima di effettuare vari tipi di atti devono essere obbligatoriamente assicurati. Ad esempio, prima di sottoscrivere il contratto d'affitto di un appartamento gli inquilini devono presentare al proprietario la polizza contro incendi, fughe di gas o perdite d'acqua. Certo, «se anche Notre Dame fosse stata assicurata, non sarebbe stato abbastanza per finanziare la ricostruzione» ha spiegato a Le Parisien, Frédéric Durot, direttore del dipartimento danni di Siaci-Saint-Honoré, uno dei più importanti broker assicurativi francesi. Secondo l'esperto nemmeno la Tour Eiffel sarebbe coperta da un'assicurazione adeguata. L'indennizzo massimo per incendi alla Dama di ferro sarebbe «attorno ai 200 milioni di euro». La cifra che grandi aziende, enti pubblici e collette private hanno raccolto finora per il restauro ieri pomeriggio ha raggiunto la soglia di circa 900 milioni di euro. La cifra ha scatenato alcune polemiche per la possibilità di detrarre il 60% delle donazioni dalle tasse, tanto che la famiglia Pinault (che ha versato 100 milioni) ha annunciato che non ne beneficerà. Klm Air France ha detto che chi lavorerà alla ricostruzione potrà volare gratis.Anche Donald Trump è sceso in campo in prima persona. Su Twitter ha scritto: «Ho appena avuto una splendida conversazione con il Papa per esprimere il dolore del popolo americano per il terribile incendio di Notre Dame. Ho offerto l'aiuto dei nostri esperti nel campo dei restauri e delle costruzioni, come ho fatto parlando ieri con il presidente Emmanuel Macron». Nel frattempo continuano i lavori di messa in sicurezza. Alcuni muri, i rosoni e l'impalcatura sono i sorvegliati speciali: non si escludono altri crolli. I tecnici stanno verificando quali elementi murali sono da rinforzare e quali da abbattere. Sul fronte politico, intanto, il primo ministro Edouard Philippe ha concretizzato le promesse fatte da Macron martedì sera: ha annunciato uno sgravio al 75% per le donazioni entro i 1.000 euro e ha confermato l'intenzione di ristrutturare la cattedrale entro cinque anni a spese dello Stato e usando i fondi delle donazioni. Verrà indetto un concorso internazionale per la ricostruzione della guglia, con l'obiettivo di adattarla «alle tecniche della nostra epoca».In giornata è arrivato anche il messaggio di papa Francesco: «Cari fratelli e sorelle, sono rimasto molto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un'opera corale, a lode e gloria di Dio».Per iniziare ad affrontare questa sfida, il presidente della Repubblica ha riunito ieri pomeriggio all'Eliseo vari vertici istituzionali. Alle 18.50 - esattamente 48 ore dopo lo scoppio dell'incendio - tutte le cattedrali di Francia hanno suonato le campane.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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