2022-05-22
Parigi crea il governo di sovranità nazionale
Il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire scatta un selfie con Gabriel Attal, ministro delegato ai Conti pubblici nel governo di Elisabeth Borne (Ansa)
La Francia vede nero e rinuncia alla retorica europeista. I ministri dell’Agricoltura e dell’Economia difenderanno gli interessi transalpini più di prima. Tra le priorità grano, materie prime e cyber, ma anche la conquista di pezzi della Difesa Ue e italiana.Ecco fatto. Emmanuel Macron, confermato alla guida dell’Eliseo, assiste alla nascita del nuovo esecutivo guidato da Elisabeth Borne. Tre conferme di peso, Bruno Le Maire, Gerald Darmanin all’Interno ed Erci Dupond Moretti alla Giustizia. Qualche novità: l’ex ambasciatrice in Italia Catherine Colonna che va agli Esteri e l’ex magistrato Isabelle Roma alla Parità di genere. Ma i cambiamenti che destano più interesse non stanno tanto nel nome dei ministri, ma nella dicitura dei dicasteri. Le Maire adesso non dirige più il ministero dell’Economia, della Finanza e del Rilancio, ma quello dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e cibernetica. Marc Fesneau prendendo il posto di Julien Denormandie è diventato ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Non che la dottrina francese non ci avesse abituato a una politica di forte sovranità, ma è chiaro che Macron e il suo governo hanno deciso di fare un salto sostanziale. Se le parole non sempre seguono i fatti, in questo caso danno forma a una sostanza che da anni Parigi sta sviluppando. Sulla questione cibo, la Francia già dal 2018 studia fondi per sostenere i produttori locali, mentre nel 2020 sono stati spesi 1,2 miliardi a favore di mattatoi, allevamenti, studi di rimboschimento per aiutare i piccoli produttori e sviluppo della catena del fresco. Lo scorso anno già era allo studio un piano di resilienza, che - al di là del pessimo nome - mira a sostenere i contadini dei piccoli capoluoghi. Adesso, con l’arrivo della guerra, da Parigi (data della richiesta: 8 marzo) è partita una missiva per Bruxelles con l’intento di farsi autorizzare l’uso delle terre messe a maggese per motivi ecologici. Si tratta del 4% dei terreno coltivabili. Un 4% che compenserà di un 15% l’importo di grano e altre materie prime dell’Ucraina. Sono passi magari piccoli, ma importanti per la Francia. Di certo a Fesneau toccherà fare di più e trovare accordi di partnership. Dovrà correre ai ripari prima che la tempesta perfetta si abbatta sull’Europa il prossimo inverno. Niente di diverso di quanto tardivamente ha avviato pure Joe Biden, che l’altro ieri nel pacchetto di 40 miliardi di stanziamento per l’Ucraina, ne ha infilati 5 per combattere la carenza di cibo prevista. Le nuvole che si vanno addensando sull’economia potrebbero segnalare il rischio di una recessione globale. E i primi a dirlo sono i mercati, non solo con le Borse in forte correzione ma una con pioggia di vendite anche su bond, anche quelli protetti dal rischio inflazione, metalli, oro, crypto asset. L’indice mondiale delle Borse Msci world è caduto dell’1,5% la scorsa settimana, oltre il 5% a maggio e il 18% da inizio gennaio. Nello stesso periodo - in cui lo spread Italia-Germania è salito da 130 a 200 punti base - il rendimento del treasury decennale americano è raddoppiato: dall’1,5 al 3%. Le quotazioni dell’oro, dai picchi di oltre 2.000 dollari allo scoppio della guerra, sono in ritirata, sotto 1.800 dollari. Ciò che i numeri invece non spiegano ancora sono gli effetti della guerra. I crolli di questi giorni, così come i valori dell’inflazione, sono frutto del post pandemia e della contrazione della supply chain cinese. Adesso invece il muro che si sta innalzando con la guerra imporrà nuove fiammate inflattive e impossibilità nel reperire ciò che sta alla base della crescita del Pil. Vale per l’acciaio come per il grano o il rame, per non parlare del gas. Ecco perché Le Maire è lo stesso ministro, ma da oggi il suo compito sarà anche quello di costruire barriere lungo i confini francesi. Dentro la possibilità di produrre e lungo le fortificazioni la possibilità di difendersi. Certo, in questo a Parigi sono tanto bravi quanto pericolosi. Oltralpe infatti usano i partner europei come vassalli, trasformandoli in mercati di consumo là dove serve, o di accaparramento dove conviene. Basti pensare a quanto fanno in Italia le grandi aziende e le banche. In pratica, c’è da aspettarsi un nuovo assalto al nostro Paese, magari proprio attraverso il testo dell’Unione bancaria. Ma anche attraverso le prossime partite nel comparto Difesa. Il termine «sovranità industriale e cibernetica» non lascia spazio a dubbi. Parigi, con tali premesse, non accetterà mai che aziende non francesi sviluppino programmi fondamentali per la sicurezza nazionale. Vale per gli aerei, i carrarmati e la cybersecurity. Poi c’è l’enorme e delicata partita del business dei satelliti. Campo nel quale Parigi cresce, e noi perdiamo quel poco terreno che ci era rimasto da presidiare. Drs, la controllata americana di Leonardo, ha appena venduto la propria partecipazione in Advanced acoustic concepts (Aac) a Tdsi del gruppo Thales. A marzo Leonardo aveva venduto anche Ges, il più grande fornitore di comunicazioni satellitari commerciali per il governo Usa. La guerra in Ucraina ha dimostrato quanto l’abbinata satelliti «civili» e droni sia basilare per combattere e affrontare le crisi. Varrà anche per il Sahel e per l’instabilità crescente nel Maghreb. Il numero uno di Leonardo, Alessandro Profumo, ha giustificato la cessione con l’intento di focalizzarsi su altri business. Peccato. Potrebbe rivelarsi un enorme errore a favore dei francesi e della loro «sovranità industriale».