2022-09-15
Paramount si butta nello streaming. Ormai è una gara a chi spende di più
Sylvester Stallone a Monza alla presentazione di Tulsa King per Paramount+ (Getty Images)
Nel Paese gli ascolti della tv on demand crescono. La nuova piattaforma affianca Netflix, Disney e Amazon. Un’invasione di serie e documentari con budget enormi. Ma occhio: spesso ci sono anche contenuti da poco.Un’altra piattaforma, l’ennesima. Paramount+, servizio streaming che nel mondo conta già 64 milioni di clienti, sarà disponibile in Italia da giovedì 15 settembre. La formula, la stessa di altre e – a oggi – più note piattaforme, si articolerà in un abbonamento rinnovabile su base mensile. Pochi euro, 7,99, per vedersi garantito l’accesso ad una mole immensa di contenuti: ottomila ore di intrattenimento, serie estere, show, produzioni originali, studiate appositamente per il territorio sul quale il servizio è utilizzato, l’Italia. Circeo ripercorre le fasi del processo seguito al caso di cronaca del 1975, le sue implicazioni sociali e culturali, Miss Fallaci, storia di una giovane Oriana negli Stati Uniti d’America, Corpo Libero, tratto dal romanzo omonimo di Ilaria Bernardini, Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi e Giordana Mari. «Paramount+ porterà al pubblico italiano un’offerta unica e mai vista di intrattenimento di qualità», ha commentato in sede di presentazione Jaime Ondarza, fra i responsabili per l’Europa dei contenuti e del servizio. «Paramount+ sta rapidamente espandendo la sua presenza a livello globale, offrendo al pubblico una serie unica di contenuti, con le più grandi star e le più avvincenti storie globali e locali insieme su un'unica piattaforma», ha proseguito Marco Nobili, executive vice president e international general manager di Paramount, spiegando come «l'Italia non solo ha un'incredibile storia cinematografica, dai film di culto alle serie tv, ma è anche un mercato chiave per l'espansione globale di Paramount+. Con il lancio in Italia a settembre, seguito da Germania, Austria, Svizzera e Francia, entro la fine dell'anno Paramount+ sarà presente in tutti i principali mercati europei». Fatto, questo, destinato a complicare ulteriormente la geografia di un mercato sovrappopolato.L’offerta televisiva, un tempo monopolizzata dalla cosiddetta generalista, da quell’oligarchia compresa fra i primi sette numeri del telecomando, si è frammentata. Di più. Ha cambiato luoghi, inaugurato nuovi spazi, nuove frontiere, altre modalità di fruizione. Si è spostata, ha lasciato lo spazio magico del telecomando tradizionale, è migrata verso la doppia cifra. Di lì, ha preso il volo. Internet ha cominciato a sostituire la più classica antenna. Netflix è venuto per primo, seguito da Amazon Prime Video, da Disney+. E poi da Hayu, Chili, RakutenTv, Apple Tv+. È stata un’invasione. E raccapezzarsi, ad oggi, non è stato possibile. Nemmeno lo è stato capire se davvero ci sia bisogno di tanti player, di tante piattaforme, di un’offerta tale da non poter essere davvero goduta.I numeri direbbero di sì. L’audience, rispetto ai mesi precedenti la grande pandemia, è passata, secondo l’Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni, da 10,9 milioni di utenti a 16,1, dati aggiornati nel marzo scorso e validi per la sola Italia. La crescita della platea nel triennio 2019-2022, dunque, si attesterebbe intorno a un +47%, con un picco massimo registrato nel marzo 2020, in pieno lockdown. Gli italiani disposti a guardare la tele attraverso internet, con i benefici meraviglioso dell’on demand (i famosi «dove, come e quando vuoi»), sarebbero sempre di più. Ma lo scenario roseo dell’Italia non potrebbe sussistere altrove. Non per Netflix, almeno. Il gigante dello streaming ha annunciato di aver perso, nel primo e nel secondo trimestre del 2022, quasi un milione ottocentomila abbonati. Dato, questo, che ha portato il colosso a perdere la propria supremazia. Disney+, comprensivo di servizi che a loro volta prevedono un abbonamento (Hulu, Espn+), ha affermato di aver raggiunto un totale di 221,1 milioni di sottoscrizioni, di poco superiore ai 220,7 milioni di iscritti in capo a Netflix. Il numero sarebbe destinato a crescere. La Disney, pur costretta a rivedere al ribasso le proprie aspettative, ha stimato di arrivare a un totale compreso fra i 215 e i 245 milioni di clienti entro la fine di settembre 2024. Ma il numero, da solo, non sarà sufficiente a garantirle la serenità. Disney ha deciso di cambiare, dal dicembre prossimo, la formula dei propri abbonamenti: di alzare i prezzi oppure di mantenerli così come sono introducendo, per chi non volesse pagare di più, la pubblicità. Netflix dovrebbe fare altrettanto, in modo da recuperare gli abbonati persi, e di attirarne di nuovi. Da strapparne alla concorrenza, spietata. Benché Amazon Prime Video non abbia mai rilasciato numeri ufficiali, Jeff Bezos ha fatto sapere che oltre 200 milioni di iscritti a Prime (servizio di spedizione veloce, che dà accesso anche alla componente video di Amazon) hanno utilizzato lo streaming almeno una volta nel corso del 2021. Potrebbe, dunque, crescere a dismisura il potere di Amazon Prime Video. Ed è una lotta, ormai, a chi spende di più, a chi ingaggia l’attore più noto, l’attrice del momento. È una lotta a chi produce il maggior numero di titoli, di show, di spettacoli, figlia di un’impazienza, di un bisogno, di una fretta tale da renderli – spesso – privi di valore.
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