2024-06-06
Bergoglio fa il Papa e invoca la pace rilanciando il culto del Sacro Cuore
Papa Francesco. Nel riquadro, Benedetto XV (Ansa)
Nato come reazione alla Rivoluzione francese, venne poi riproposto da Benedetto XV in pieno primo conflitto mondiale. Oggi la mossa di Francesco è spirituale ma anche politica, visto che arriva alla vigilia del voto in Ue.Quando i contadini della Vandea nel 1793 si appuntarono sul petto un pezzo di stoffa bianca su cui era posto un cuore rosso sormontato da una croce non erano dei «sovranisti» qualsiasi, ma dei cristiani che si ribellavano al terrore e alla persecuzione della Rivoluzione francese. Scelsero di combattere sotto lo stendardo del Sacro Cuore di Gesù, al motto di «Dieu le roi» («Dio è il re»). Una devozione, quella al Cuore di Cristo, nata al centro dell’Europa, precisamente in Francia, grazie all’opera di San Giovanni Eudes (1601-1680) e alle mistiche visioni di una suora, Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690).È significativo che papa Francesco, al termine dell’udienza generale di ieri, abbia annunciato che a settembre pubblicherà un nuovo documento, un’esortazione apostolica, proprio sul culto del Sacro Cuore di Gesù. Il richiamo alla vicenda storica della Vandea contestualizza, infatti, una profonda devozione che ha radici proprio in Europa. Francesco ha sottolineato che con questo documento desidera che si mediti sugli aspetti «dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore». Nella settimana che culminerà con il voto per rinnovare il Parlamento europeo è un riferimento spirituale importante, visto che la vecchia Europa, che già ha voluto obliterare le proprie radici cristiane, è attraversata da offerte politiche sempre più vuote di idee e anima, spesso marcatamente anticristiane.La devozione al Sacro Cuore, invece, nella storia europea si è sempre mostrata una sorta di extrama ratio che i fedeli hanno posto di fronte al laicismo più persecutorio, illiberale e «senza cuore». Nel 1870 a Parigi l’esperienza della Comune, messa in piedi da gruppi socialisti, radicali e dell’estrema sinistra, tentava di realizzare un governo totalmente laico, anticlericale, repubblicano, che riprendesse i fasti e la spietatezza della rivoluzione francese a cui si ispirava. In questo contesto, nelle pieghe della storia, due laici, Alexandre Legentil, e suo cognato, il barone Hubert Rohault de Fleury, concretizzarono l’idea del «Voto nazionale». Fu una sorta di associazione patriottica e cattolica che aveva come obiettivo quello di favorire la costruzione di una nuova chiesa, di un nuovo tempio nel cuore di Parigi, che doveva essere il simbolo della rinascita religiosa della nazione. Per chiedere misericordia a Dio, l’intento solenne fu quello di edificare un santuario sulla collina di Montmartre, dedicato al Sacro Cuore. Malgrado le forti opposizioni che il Voto incontrò tra i politici e nella stampa laica, esso ottenne l’approvazione ufficiale del parlamento il 24 luglio del 1873. Della Comune non resterà nulla, sulla collina di Montamartre c’è oggi la meravigliosa basilica del Sacro Cuore di Parigi.Il culto al Cuore di Cristo non è, però, una sorta di stendardo identitario da sventolare fra gruppuscoli di nostalgici, ma una realtà che è innanzitutto segno dell’amore di Gesù e, quindi, anche argine di pace. È richiamo alla riparazione del peccato e al ritorno all’amore divino, specialmente in periodo di guerra. Lo sottolineava papa Benedetto XV quando. nel 1919. inviò una lettera all’arcivescovo di Parigi proprio in occasione della consacrazione della basilica sulla collina di Montmartre. Bisogna amare il prossimo, concludeva Benedetto XV, compresi i «nemici, dal momento che noi tutti siamo uniti da un vincolo fraterno in quanto figli dello stesso Dio e redenti dallo stesso sangue di Gesù Cristo». Il passaggio non è secondario, se pensiamo che proprio Benedetto XV, in piena Prima guerra mondiale, aveva chiesto una intensificazione del culto al Sacro Cuore proprio per ottenere la pace. Il parallelo con l’annuncio di ieri di papa Francesco è in questo caso un forte ricorso storico, visto il momento di guerra che l’Europa e il mondo intero si trovano a vivere.Con l’annuncio di ieri, papa Bergoglio si inserisce nella scia dei suoi predecessori che spesso hanno richiamato i fedeli a questo culto. Al Sacro Cuore e al suo culto papa Pio XII ha dedicato una enciclica, Haurietis aquas (1956), con cui appunto intendeva ricordare e promuovere l’istituzione della festa del Sacro Cuore - estesa a tutta la Chiesa - da parte di Pio IX il 23 agosto 1856. Rinnoveranno questo richiamo anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in diverse occasioni. Un forte richiamo spirituale, diverso da tanti discorsi che escono dalle sacre stanze e sembrano ricalcare temi propri di agende politiche. È questa l’essenza dell’essere cristiano, disse papa Ratzinger, perché «essere cristiano è possibile soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del nostro Redentore», al cuore di «Colui che hanno trafitto».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)