2024-03-02
Papa Francesco spiazza i suoi tifosi: «Il gender è il pericolo peggiore»
Bergoglio attacca l’«ideologia che annulla le differenze e può cancellare l’umanità».Il Papa più aperto, quello che esordì con il famoso «Chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?», il Papa che ha cambiato il paradigma della teologia morale per renderla più consona a una «conversione pastorale», ebbene quel Papa, davanti all’ideologia gender, diventa inflessibile. Fermo, quasi tagliente. «Oggi il pericolo più brutto è l’ideologia del gender, che annulla le differenze», ha detto ieri Francesco, dopo aver avvisato i partecipanti al convegno «Uomo-donna immagine di Dio. Per un’antropologia delle vocazioni» che avrebbe fatto leggere ad altri il suo intervento per il raffreddore (mercoledì si era recato al Gemelli per imprecisati «accertamenti»).Prima di affidare a monsignor Filippo Ciampanelli la lettura del discorso preparato, il Papa ha speso poche ma significative parole per stigmatizzare ancora una volta l’ideologia gender. «Ho chiesto di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale; cancellare la differenza è cancellare l’umanità», ribadendo poi che «uomo e donna stanno in una feconda tensione». Viene così confermato quanto già annunciato dal prefetto dell’ex Sant’Uffizio, cardinale Víctor Manuel Fernández, sulla prossima uscita di un documento sul gender, ma soprattutto tutte le possibili e immaginabili fluidità sessuali che la fantasia al potere potrebbe concepire vengono passate in breccia. «Cancellare la differenza è cancellare l’umanità», ha detto Francesco, ma è solo l’ultima delle formule nette che il Papa ha utilizzato in questi anni sul gender: «Sbaglio della mente umana», «campi di rieducazione», «colonizzazione ideologica», «grande nemico del matrimonio», solo per ricordare le più celebri.Non solo. Nelle poche parole dette ieri, il Papa ha mandato un chiaro riferimento letterario, anche questo non nuovo, quando ha richiamato i presenti a leggere il romanzo distopico Il Padrone del mondo, scritto nel 1907 da Robert Hugh Benson (1867-1914), figlio di Edward White Benson, che fu arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra tra il 1883 e il 1896. Robert, che inizialmente seguì le orme paterne nel clero anglicano nel 1903, si convertì e divenne cattolico, compiendo un atto che fece assai scalpore. Nel 1907 appunto scrisse questo fortunato romanzo, più volte citato da Francesco.E ieri, parlando di questa «cancellazione delle differenze» prodotta dall’ideologia gender, il Papa non a caso ha fatto ancora riferimento a Il Padrone del mondo. Perché nel romanzo, ambientato in un futuro globalizzato, dove la Chiesa è ridotta a minoranza perseguitata, il culto dell’uomo (chiamato «umanismo») è l’unica religione ammessa. Il politicante Julian Felsenburgh, un anticristo soft, il Padrone del mondo, conquista il potere dopo che la massoneria ha preso il controllo del governo mondiale offrendo una doppia dose di umanitarismo e comunismo, in solo apparente contraddizione, e quindi procede predicando la pace e appiattendo tutto, omogeneizzando, omologando. In due parole, applica fino in fondo la «colonizzazione ideologica» con un unico nemico: Dio e la Chiesa, quindi Cristo. «Il romanzo parla del futuribile», ha detto ieri Francesco, «ed è profetico, perché fa vedere questa tendenza di cancellare tutte le differenze. È interessante leggerlo, se avete tempo leggetelo, perché lì ci sono questi problemi di oggi; è stato un profeta quell’uomo». Francesco citò questo romanzo in una famosa omelia del novembre 2013, pochi mesi dopo la sua elezione. «C’è un’insidia che percorre il mondo. È quella della “globalizzazione dell’uniformità egemonica” caratterizzata dal “pensiero unico”, attraverso la quale, in nome di un “progressismo adolescenziale”, non si esita a rinnegare le proprie tradizioni e la propria identità». Così diceva Francesco e chiudeva dicendo che «negoziare la propria fedeltà a Dio è come negoziare la propria identità», citando appunto il libro di Benson.Papa Bergoglio, quando si tira in ballo la «colonizzazione ideologica», diventa rigido, inflessibile. Duro. Il Papa che approva una benedizione delle coppie irregolari e dello stesso sesso, sebbene non liturgica e che non approva l’unione, è lo stesso che quando si tratta di «colonizzazioni ideologiche» sull’educazione dei bambini tira in ballo paragoni con la Gioventù hitleriana. Francesco spiega che per lui un conto sono le ideologie e un altro le persone e il loro «accompagnamento». C’è solo un rischio: che nel corso dell’accompagnamento ciò che si vuole cacciare dalla porta, l’ideologia gender ad esempio, non rientri dalla finestra di una veloce benedizione a una coppia omosessuale nello stile di un padre James Martin, ad esempio. Il libro di Benson può ancora venire in aiuto a una Chiesa come quella di oggi, sempre più minoritaria e lacerata. Non è un trionfo mondano quello che deve rincorrere la Chiesa, ma resistere appunto davanti alle ideologie post moderne per affermare il primato di Dio.