2019-06-14
Papa Francesco difende gli immigrati e torna a sparare sull’ex nunzio Viganò
Bergoglio incontra i diplomatici e tira su un altro muro: chi lo critica è contro la Chiesa. E l'accoglienza è quasi un dogma.Bancomat in basilica contro i ladri di offerte. Per limitare i furti il parroco di Chioggia si è affidato alla tecnologia. Anche se l'8% va in commissioni.Lo speciale comprende due articoli. Il Papa serra le file del popolo in tonaca e ribadisce un concetto che da oggi somiglia a un dogma: chi critica le sue scelte è contro la Chiesa. Francesco alza il ponte levatoio di Castel Sant'Angelo e indica chiaramente, con ferma gentilezza, i due temi sui quali non intende dialogare, neanche fossero valori non negoziabili (su quelli è più disponibile): la pedofilia della lobby gay e le ragioni dei migranti. «Il nunzio che dimentica di essere uomo di Dio rovina sé stesso e gli altri; va fuori binario e danneggia anche la Chiesa, alla quale ha dedicato la sua vita». L'occasione è il ricevimento nella sala Clementina dei nunzi apostolici, il riferimento è a monsignor Carlo Maria Viganò (mai chiamato per nome ma convitato di pietra nell'augusto luogo), soprattutto dopo le accuse ribadite due giorni fa al Washington Post sul caso di Theodore McCarrick, con annessa richiesta di dimissioni del Pontefice. Il Papa non ammette deviazioni e neppure dubbi, bacchetta che è un piacere: «È inconciliabile essere rappresentante pontificio con il criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma. Essere un uomo di Dio vuol dire seguire Dio in tutto e per tutto. Ubbidire ai suoi comandamenti con gioia; vivere per le cose di Dio e non per quelle del mondo; dedicargli liberamente tutte le proprie risorse accettando con animo generoso le sofferenze che sopraggiungono in conseguenza della fede in Lui».Il pontefice Bergoglio mostra una punta di irritazione, più che il crocifisso sembra brandire i guantoni da boxe. È fermamente dispiaciuto per le accuse del tutto legittime di monsignor Viganò, che non ha mai direttamente citato e al quale non ha mai direttamente risposto. In questi mesi l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti è stato considerato una presenza obliqua, sfumata e dipinto come un fantasma luciferino propalatore di veleni. Però grazie a lui - capace di strappare il sipario dell'omertà porporata con inoppugnabili parole di verità -, proprio il Papa ha indetto in febbraio un summit mondiale sulla pedofilia facendo confluire in Vaticano i presidenti dei vescovi di tutto il mondo per dibattere sulla «prevenzione degli abusi sui minori». E ancora Francesco, a conferma che il tuono di Viganò stava semplicemente sancendo l'esistenza di un temporale, ha sentito il bisogno di chiudere il congresso con un motu proprio dal titolo Vos estis lux mundi per ribadire la sua contrarietà alle pratiche criminali dei sacerdoti sui minori (era il minimo), allargando la responsabilità a quei prelati che coprono i preti abusatori.Quello che padre Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI, ha definito «l'11 settembre della Chiesa», oggi per papa Francesco torna a essere un tema tabù. La reprimenda a Viganò continua: «L'uomo di Dio non raggira né froda il suo prossimo; non si lascia andare a pettegolezzi e maldicenze; conserva la mente e il cuore puri, preservando occhi e orecchie dalla sporcizia del mondo». Questo perché il nunzio deve essere «uomo di Dio, uomo di Chiesa, uomo di zelo apostolico, uomo di riconciliazione, uomo del Papa, uomo di iniziativa, uomo di obbedienza, uomo di preghiera, uomo di carità operosa, uomo di umiltà». E se non lo ha ancora fatto, quel tal nunzio senza nome si cosparga il capo di cenere per avere detto la verità.Dopo aver sistemato i collaboratori, papa Francesco si concentra sui potenti laici (anche qui ha davanti i volti di Matteo Salvini e Donald Trump) e mette il punto su uno dei suoi argomenti preferiti, la grande tragedia dell'immigrazione incontrollata. Lo fa nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri. «Anche oggi dobbiamo elencare molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini. Come dimenticare i milioni di immigrati vittime di interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l'uguaglianza? E tante persone emarginate che si aggirano per le nostre città?».La posizione del Papa sui migranti è nota: accogliere tutti senza alcuna distinzione. E non da oggi l'Italia paga le conseguenze di questo messaggio di principio, ma dal giorno in cui (nel 2015) sulle barche sequestrate di alcuni scafisti vennero recuperati santini realizzati ad hoc con la sua immagine a braccia aperte e la frase «Venite tutti, vi aspettiamo». Un atto d'amore trasformato da sciacalli del mare in una sorta di brochure turistica, un invito a partire strumentalizzato per indurre in inganno i disperati e aumentare i fatturati della malavita del trasbordo. Ora l'89% degli immigrati clandestini è stato fermato, con conseguenze positive perché nel Canale di Sicilia le morti sono diminuite in modo significativo. Ma le accuse del Santo Padre non si affievoliscono.È un giorno speciale, sembra quello del giudizio. Francesco punta il dito contro i ricchi «che si sono arricchiti con la crisi economica e depredano i poveri come se per loro si trattasse di una battuta di caccia, dove i poveri sono braccati, presi e resi schiavi». Poi contro gli uomini di Chiesa «che indossano cose firmate. Il servo di Dio non si lascia ingannare dai valori mondani, ma guarda alla Parola di Dio per giudicare cosa sia saggio e buono». Nell'incontro con i gesuiti in Romania aveva individuato un nemico sottile che si deposita su tutto come sabbia del deserto: l'indifferenza. «Viviamo la tentazione dell'indifferenza, che è la forma più moderna del paganesimo. È la calma chicha, la calma piatta. Una comunità che non sa ridere e non sa piangere non ha orizzonti. È chiusa nei muri dell'indifferenza». La stessa che anestetizza e soffoca il grido di dolore di chi, come monsignor Viganò, vorrebbe una Chiesa sempre ispirata dalla verità. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/papa-francesco-difende-gli-immigrati-e-torna-a-sparare-sullex-nunzio-vigano-2638807165.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bancomat-in-basilica-contro-i-ladri-di-offerte" data-post-id="2638807165" data-published-at="1758064124" data-use-pagination="False"> Bancomat in basilica contro i ladri di offerte «Vogliamo dare la possibilità a chiunque di donare un'offerta. Ma anche metterci al riparo dai furti, che troppo spesso colpiscono la casa di Dio». A due settimane dall'introduzione dei bancomat in chiesa, don Vincenzo Tosello, parroco della basilica di San Giacomo a Chioggia e della chiesa di San Martino a Sottomarina, spiega cosa ha spinto la diocesi veneta a sperimentare per prima questo sistema per la questua. «Grazie al bancomat anche chi entra in chiesa e non ha monete può fare la sua offerta. Inoltre con i pagamenti via Pos girano meno soldi, e così anche i ladri sono meno incentivati a farci visita», racconta. Perché qui, come in molte altre parrocchie italiane, i malintenzionati non si fanno scrupoli. Attirati dalle cassette per le offerte, entrano e portano via quello che trovano. «In passato è successo diverse volte», prosegue il parroco, «così abbiamo deciso di aggiornarci. Le donazioni tradizionali continuano. Ma accanto a quelle è possibile utilizzare anche bancomat e carte di credito. Chi vuole provare questo metodo ha a disposizione tre possibilità: offerta candela, offerta messa e offerta libera». La sperimentazione è partita a Chioggia lo scorso 16 maggio. Da allora i pagamenti digitali hanno cominciato a moltiplicarsi. «Non abbiamo ancora un'idea precisa di quante offerte siano state lasciate attraverso il Pos. Ma il dispositivo, giorno dopo giorno, viene utilizzato sempre più spesso. Soprattutto dai fedeli più giovani e dai turisti». Il funzionamento è molto semplice: il bancomat è dotato di un touchscreen luminoso con un menu a tendina. Basta cliccare per scegliere fra le tre diverse tipologie di donazioni. Se si va su «offerta candela» appaiono tre diversi importi: 1 euro, 2 euro, 3 euro, oppure altro. Se si opta per «offerta messa» l'importo standard è di 10 euro. Infine si può digitare su «offerta libera» per decidere in autonomia quanto versare. Impostata la cifra, basta inserire la propria tessera. Se si tratta di una carta di credito con sistema wireless, è sufficiente passarla sopra al display. Diversamente bisogna strisciarla sul lato. «Le offerte arrivano direttamente sul conto corrente della parrocchia», spiega il sacerdote. «In questo modo siamo più tutelati, anche se naturalmente il servizio ha un costo. L'8% dell'importo versato dai fedeli va alla società che gestisce il Pos, quando le offerte sono di un solo euro ci rimettiamo molto in proporzione. Ma almeno non rischiamo che i soldi vengano rubati. Anche se siamo consapevoli che i furti non si fermeranno, perché le offerte tradizionali restano in vigore». L'esperimento per ora sembra funzionare. Al punto che nel prossimo futuro potrebbe essere estesa anche ad altre diocesi. Anche perché la paura di venire saccheggiati è molto sentita fra i sacerdoti. Come già scritto dalla Verità, gli episodi sono numerosi, da Nord a Sud. Basti pensare che ogni anno si registrano mediamente più di 200 casi, con una crescita costante. Solo nel 2017 gli oggetti trafugati dai luoghi di culto italiani sono stati quasi 2.000. I dati, resi noti dal comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, sono in linea con quelli registrati anche nel corso del 2018. Segno che il fenomeno è più attivo che mai, anche se l'attenzione delle forze dell'ordine è, nei limiti delle forze a disposizione, alta. Le opere più frequentemente sottratte sono le sculture (più di 800 in un anno), seguite da oggetti come pissidi, patene, ostensori e aureole (più di 400) e poi manufatti in oro e pietre preziose (quasi 200). E poi ci sono le reliquie dei santi, che di tanto in tanto svaniscono nel nulla. Uno dei casi più noti ha riguardato il furto dell'ampolla che contiene il cervello di San Giovanni Bosco. È stata trafugata lo scorso giugno dalla basilica di Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti, ma poi è stata ritrovata dai carabinieri a Pinerolo, in casa del ladro che l'aveva nascosta in una teiera di rame. La maggior parte degli episodi avviene in Campania: sono oltre mille gli oggetti svaniti mediamente ogni anno solo da questa regione. Seguono Piemonte, Toscana e Lazio, dove però le cifre sono nettamente più basse (meno di 200 sparizioni). Ma l'emergenza riguarda tutto il Paese. E l'allarme non scatta solo per i furti, ma anche per la mancanza di sicurezza di chi partecipa alla messa. E così preti e sacerdoti hanno cominciato a prendere provvedimenti. Qualcuno ha pensato di installare videocamere di sorveglianza. Qualcun altro ha cambiato il calendario delle messe. Basti pensare che in occasione del Natale un parroco di Bari ha deciso di anticipare la tradizionale celebrazione di mezzanotte alle 17.30 del 24 dicembre. «La gente non viene più, perché ha paura di uscire così tardi di casa», aveva spiegato, «in questo modo invece alle 19 tutto è finito e non ci sono problemi». Nel frattempo però furti e vandalismi continuano e i parroci combattono, anche con la tecnologia.