2024-05-10
Fondi a pioggia per installare pannelli. Il fotovoltaico è il nuovo Superbonus
Dal Protocollo di Kyoto alle comunità energetiche: miliardi di soldi pubblici sottratti a spesa sanitaria e reali emergenze climatiche per sovvenzionare il solare. Che ha costi spropositati e produzione molto limitata.Se vi ponete domande del tipo: come mai è da vent’anni che il servizio sanitario peggiora senza sosta? Una possibile risposta è: colpa della tecnologia fotovoltaica per la produzione d’elettricità, che è una multi-tentacolata piovra. È da quasi vent’anni che i vari governi han stornato denaro pubblico verso la sovvenzione del fotovoltaico. Perché? La risposta in breve è: a) costa un occhio della testa e b) non funziona 16 ore al giorno, cioè nelle ore di massima domanda elettrica. Per la parte a) il calcolo è presto fatto: per produrre 1 gigawatt elettrico con il fotovoltaico bisogna installare 8 gigawatt di pannelli, che lo Stato paga 20 miliardi. Con questa cifra si installa una centrale nucleare che produce 3 gigawatt. Apparentemente l’impianto fotovoltaico costerebbe il triplo, ma l’impianto nucleare vive sessant’anni, quello fotovoltaico venti. Allora l’impianto fotovoltaico costa 9 volte quello nucleare? No, perché c’è anche la parte b): per avere elettricità anche quando l’impianto è inattivo bisogna avere o un altro impianto (per esempio, nucleare) o sistemi di accumulo. Questi ultimi, però, sono improponibili per i costi inaccessibili. Per dire: durante le 16 ore giornaliere quando il fotovoltaico è morto, il nostro Paese ha bisogno di almeno 500 gigawattora elettrici, per avere i quali bisogna spendere 500 miliardi in impianti di accumulo. Ma questi impianti devono essere previsti per più giorni, per tener conto del fatto che, a volte, il fotovoltaico non funziona neanche di giorno. Per impianti di accumulo che garantiscano elettricità per appena 3 giorni consecutivi bisognerebbe quindi impegnare 2.000 miliardi: il nostro Pil! Il che spiega perché non ci sono impianti di accumulo in Italia a sostegno del fotovoltaico. In conclusione: nessun padre di famiglia installerebbe, a proprie spese, impianti fotovoltaici. Per motivare la necessità di installare questi impianti si sono inventati l’emergenza climatica, che ha indotto, nel 2005, la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, in nome del quale s’è dato avvio alla sovvenzione del fotovoltaico. La morsa s’è dovuta allentare perché s’è dovuto prendere atto che il Protocollo stava fallendo gli obiettivi. Poi c’è stato, pochi anni dopo, il pacchetto 20-20-20 per il clima della Ue, in nome del quale altro denaro pubblico è stato riversato nelle tasche dei venditori di fotovoltaico. Nel frattempo (2007), il ministro Alfonso Pecoraro Scanio presidente dei Verdi, predisponeva il Conto-energia, che il chilowattora prodotto da fotovoltaico lo pagava per 5 volte il prezzo del chilowattora alla borsa elettrica, garantendo la cosa per moltissimi anni. Risultato: le nostre bollette elettriche son schizzate, triplicando in pochi anni. Per evitare la bancarotta, i governi successivi han dovuto lentamente correggere il Conto-energia. È arrivato quindi il Superbonus 110%. Un’altra scusa per rifilare al popolo italiano l’onere dei pannelli fotovoltaici che chi usufruiva di quel bonus è stato quasi obbligato a installare. Perché il Superbonus era concesso se l’immobile saliva di due classi nenergetiche, e per fare quel salto l’impianto fotovoltaico era quasi sempre necessario. Infine è stata la volta delle Comunità energetiche (Cer), gruppo di soggetti che si organizzano per produrre energia. La motivazione narrata per incoraggiare queste comunità è duplice. Una, la solita: evitare siccità e alluvioni. La seconda vorrebbe risolvere il problema del prezzo alto dell’energia elettrica. Ma questo problema non ci sarebbe stato se non si fossero installati gli impianti fotovoltaici, e proporre di risolverlo con altri impianti fotovoltaici richiede una grossa faccia tosta. Come funziona?Per esempio, se una Cer «investe» 2 milioni per installare 0.8 megawatt fotovoltaici, alla fine di vent’anni l’impianto avrà prodotto, se va bene, 18 gigawattora elettrici. La normativa riconosce 100 euro per megawattora, cosicché il ricavo totale sarà stato pari a 1,8 milioni. Non sono un economista, ma spendere 2 milioni subito per avere indietro 1,8 milioni in vent’anni vi sembra un’operazione finanziaria oculata? A meno che l’impianto non sia pagato da qualcun altro. Per esempio, se i soci della Cer appartengono a Comuni con meno di 5.000 abitanti, lo Stato (cioè il contribuente) paga, a fondo perduto, il 40% dell’impianto. Ma anche così, spendere 1,2 milioni sùbito per guadagnare 0.6 milioni in vent’anni, non sembra una gran furbata. Il rischio è che soci di codeste Cer siano gli enti pubblici (Comuni, Regioni ecc), che spendono denaro non proprio ma, ancora una volta, dei contribuenti. Denaro che finisce nelle tasche dei venditori di Fotovoltaico anziché nella sanità. E v’è un’altra aggravante: gli impianti fotovoltaici dovrebbero evitare alluvioni, siccità e ogni altro danno del clima, cosicché il denaro dato al fotovoltaico è stornato non solo dalla spesa sanitaria ma anche da quella per proteggersi dai danni del clima. Come per il Superbonus-110%, prima o poi la voragine finanziaria emergerà.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
Continua a leggereRiduci
Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)