2025-01-26
«Non c’è trasparenza. Sulla pandemia hanno bloccato le indagini»
La sede dell'Oms a Ginevra. Nel riquadro, Francesco Zambon (Getty Images)
L’autore del report italiano sull’emergenza Francesco Zambon: «Lo hanno ritirato e poi non ne han fatti più. C’è una sorta di rimozione collettiva».Per comprendere quali e quanti buchi neri abbia l’Organizzazione mondiale della sanità, è sufficiente ripercorrere una sola vicenda: quella di Francesco Zambon, il ricercatore italiano che realizzò, proprio per l’Oms, il report sulla gestione italiana della prima fase di pandemia. Come noto, quel report fu censurato per questioni di opportunità politica e Zambon dovette rinunciare al suo incarico (l’unico che ebbe il coraggio di dire la verità fu anche l’unico a perdere il posto). Ora alcuni dei professionisti coinvolti in quella vicenda sono tornati sotto i riflettori. In particolare Ranieri Guerra per cui lunedì il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Anna Maria Govoni, ha disposto l’imputazione coatta. Guerra, tra il 2014 e il 2017 è stato direttore generale del dipartimento prevenzione al ministero della Salute e, negli anni del Covid, era in forze all’Oms. Parlando a Tv Verità, il format in onda sulla piattaforma del nostro giornale, Zambon spiega che «la svolta di lunedì è stata piuttosto clamorosa. Il giudice per le indagini preliminari ha avuto un grandissimo coraggio, quello che tutti gli altri giudici non hanno avuto archiviando sommariamente le posizioni di tutte le persone che sono state coinvolte nella malagestione del Covid, in particolare la prima ma anche la seconda ondata».Il suo report uscì e fu ritirato nel 2021. È curioso che da allora l’Oms non abbia fatto altre revisioni. «No, non ne sono più state fatte. Da un lato credo che sia in atto una sorta di rimozione collettiva di quello che è successo durante la pandemia, più o meno voluta. Capisco che da parte della popolazione questo sia anche un meccanismo di difesa, ma qualcuno ha cavalcato quest’onda per cercare di riscrivere la storia, mentre i fatti sono molto chiari e quello che è successo con il ritiro del rapporto è qualcosa che non può essere confutato».Quel rapporto dell’Oms fu ritirato su pressione del governo italiano o, comunque, per una questione di opportunità politica. «E questo è un punto fondamentale. Mostra che un’organizzazione, che dovrebbe essere indipendente, non lo era affatto. Ricordo tra l’altro che Tedros Ghebreyesus, il direttore generale purtroppo eletto per la seconda volta alla guida dell’Organizzazione del mondiale della sanità, in quel periodo lodava la Cina per la trasparenza sui dati sulla pandemia».È molto curioso perché qualche settimana fa è uscito un comunicato dell’Oms in cui si invita la Cina a essere più trasparente e a diffondere i dati sulla gestione della pandemia. Parliamo della stessa Oms che nel 2021 organizzò una missione in Cina che si risolse con un nulla di fatto e poi di fatto smise di indagare. «Una cosa, forse, va detta su queste missioni che sono state fatte in Cina. Furono richieste dagli Stati membri dell’Oms, che sono 194, quindi fondamentalmente da tutto il mondo. Ne sono state fatte varie e dovevano essere totalmente indipendenti. Peccato che poi si sia scoperto che uno dei capi missione, ovviamente nominati da Tedros, aveva un conflitto di interessi grande come una casa, poiché aveva pubblicato con l’Istituto di Wuhan diversi articoli e, quindi, certamente non era imparziale quando andò andati a visitare il laboratorio da cui forse è uscito il virus».Eppure Tedros, nonostante la gestione disastrosa del Covid, è ancora al suo posto.«Anche sulla rielezione di Tedros credo che una riflessione vada fatta, perché è importante dire cosa è successo quando lui è stato rieletto nel maggio del 2022. Non c’era alcun altro candidato: solo lui. Ed è incredibile pensare che nessuno dei 194 Stati membri, neanche l’Etiopia, lo abbia sostenuto ma, allo stesso tempo, non abbia proposto un candidato alternativo».Evidentemente Tedros gode del sostegno dei finanziatori dell’Oms, in cui hanno una parte notevole Bill Gates e il suo network di associazioni. «Queste sono soltanto delle ipotesi, ovviamente. Certo è che se guardiamo, appunto, alle fonti di finanziamento, capiamo che è uno dei problemi dell’Oms. E fondamentalmente sbilanciato, perché le contribuzioni da parte degli Stati membri contano circa per il 20%, il rimanente 80% è dato da contribuzioni volontarie. Le contribuzioni volontarie più importanti in assoluto sono quelle della fondazione Bill&Melinda Gates che da sola dà il 13% del finanziamento dell’Oms, una mostruosità».Anche per questo Donald Trump ha deciso la fuoriuscita degli Usa. «Ognuno può pensare di Trump quello che vuole. Però le tre motivazioni che cita in questo executive order sono di fondamentale importanza e sono largamente condivisibili. La prima è relativa alla malagestione del Covid da parte dell’Oms, la seconda riguarda le mancate riforme che erano state richieste e la terza riguarda la dimostrata mancanza di indipendenza dell’Oms».Questa mancanza di indipendenza è, forse, il tema principale. Che è emerso chiaramente proprio nel caso del suo report censurato per non entrare in conflitto con le istituzioni italiane. «Voglio fare notare che quello non è soltanto l’unico rapporto sulla pandemia riguardante l’Italia. Dopo quello non ne sono più stati fatti altri: per nessun altro Stato. Io penso che non ne abbiano più fatti proprio per quello che è successo in Italia. Proprio per il fatto di aver irritato, e qui uso le parole scritte in una mail da Ranieri Guerra, la sensibilità politica del ministro. Da allora è stato dato l’ordine, sicuramente interno, di non scrivere alcun altro rapporto sulla gestione Covid da parte degli Stati. Come possiamo pensare di essere preparati se non facciamo riflessioni critiche su noi stessi, sugli altri? Dovrebbe essere fatta, tra l’altro, anche una revisione tra pari. Queste revisioni sono previste dopo un’emergenza: andrebbe fatta una specie di audit di tutto quello che è successo, per fare in modo che non succeda ancora. Ma, ovviamente, non è stato fatto nulla».
(Ansa)
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