2025-08-26
Palù chiamato a rapporto dalla Commissione
Giorgio Palù (Imagoeconomica)
Dopo il nostro articolo, Buonguerrieri, capogruppo di Fdi nella bicamerale Covid, ha chiesto di convocare l’ex presidente di Aifa: «Il suo fuorionda è molto grave». Durante l’emergenza le dichiarazioni dell’esperto erano molto diverse dalla posizione dentro al Cts.Toccherà anche a Giorgio Palù, docente emerito di Virologia e microbiologia all’Università di Padova ed ex presidente dell’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa), sfilare davanti alla commissione Covid: lo ha chiesto ieri Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia nella commissione incaricata di fare luce sulla sciagurata gestione pandemica. «Continuano a emergere sinistri pezzi di verità sulla tragica stagione della pandemia di Covid», ha dichiarato la deputata di FdI, «giungono nuove conferme sul fatto che le scelte dei governi non erano affatto dettate dalla scienza, che anzi sembra essere stata oggetto di pressioni, nella formulazione dei pareri, da parte della politica». Buonguerrieri si riferisce al video pubblicato ieri in esclusiva sul sito web della Verità in cui Palù, allora presidente dell’Aifa e componente del Cts, il giorno dopo la morte della diciottenne Camilla Canepa, avvenuta dopo l’inoculazione della giovane (più che incoraggiata dalle autorità attraverso l’istituzione dei vaccination day per i giovani), ammette in un fuori onda di aver ricevuto pressioni dal Ministero della Salute guidato da Roberto Speranza (Pd) per approvare la somministrazione di alcuni vaccini anche sotto i 60 anni di età. «È un fatto molto grave, su cui è doveroso fare chiarezza, per questo in commissione Covid acquisiremo i verbali dell’interrogatorio di Palù reso agli inquirenti, di cui dà in parte conto sempre il quotidiano La Verità. Inoltre, ho chiesto al presidente della Commissione Covid di convocare in audizione il professor Giorgio Palù». Si tratta dell’ennesimo tassello di verità, ricostruita dal nostro giornale, che conferma quanto la gestione della pandemia sia stata condizionata più dalle convenienze politiche che non dalle evidenze scientifiche. C’è da dire, però, che anche la «scienza ufficiale» ci ha messo del suo.È il caso di Palù, che nei primi mesi del 2020 era uno degli scienziati più ottimisti riguardo la diffusione del virus e i suoi effetti sulla salute pubblica, e demoliva con forza l’ipotesi di nuovi lockdown: «È ora di finirla con questo bollettino di guerra dei contagiati - dichiarava il 18 ottobre 2020 - il 95% dei positivi è asintomatico, ciò rende del tutto irrazionale e non scientifico voler inseguire gli asintomatici puntando al contagio zero tramite i tamponi molecolari». La sua era una voce autorevole. Trevigiano, classe 1949, il professor Palù vantava un curriculum d’eccellenza: docente, direttore di dipartimento, preside di medicina e prorettore all’università di Padova, esperto del Consiglio Superiore di Sanità, professore all’università di Philadelphia, presidente della Società europea di virologia, membro dell’Ecdc e autore di centinaia di pubblicazioni su riviste censite su banche dati internazionali. Una carriera culminata, poche settimane dopo le sue esternazioni sul virus, con la nomina a presidente dell’Aifa. Da quel momento, Palù cambia rotta: appena nominato presidente, il 23 dicembre 2020, vola da Luca Zaia in Veneto per presentare i primi vaccini Pfizer, che sbarcheranno in Europa pochi giorni dopo, il 27 dicembre, e in conferenza stampa dichiara che «i dati dicono che il vaccino anticovid previene l’infezione» per poi aggiungere: «Noi in Aifa abbiamo visto i dati». Quali dati, se anche Janine Small di Pfizer, due anni dopo, ammette di fronte ai deputati del Parlamento europeo di Bruxelles che i preparati non erano stati neanche testati sull’infezione? Mistero. Così come è un mistero che lo stesso presidente, mentre il virus sta mutando in Omicron - diventando più contagioso ma ancor meno aggressivo delle varianti precedenti - dichiari senza pudore al Corriere della Sera, in piena campagna vaccinale di bambini e adolescenti, che «il Covid ora è una malattia pediatrica, tra le prime cause di morte a questa età. Vaccinare i bambini? Sono più i benefici», titola il Corsera. Poche settimane dopo, a dicembre 2021, lo scienziato va a Porta a Porta nel salotto televisivo di Bruno Vespa per raccomandare la vaccinazione anticovid ai minori dichiarando che «l’1% dei bambini va in ospedale per covid». In quello stesso mese, intervistato sul report n.9 della farmacovigilanza (passiva, ovviamente) riguardo le inoculazioni dei preparati «anticovid», Palù lascia intendere che in 9 mesi di vaccinazione ci sarebbero 608 decessi «correlati». Un vago segnale di allarme immediatamente censurato dai fact-checker di Open, così efficaci che Palù, degli eventi avversi dei «vaccini» anticovid, non ne parlerà più. È soltanto ad agosto 2023 che il presidente Aifa prova a dire che è bene smetterla di spaventare la gente: sarà il collega prestato al giornalismo Enrico Bucci, membro come lui del Patto trasversale della Scienza, a bacchettarlo sostenendo che «chi ricopre ruolo istituzionale dovrebbe evitare di risultare sciatto e impreciso». Tirato per la giacchetta, Palù diraderà sempre più i suoi interventi, per poi rassegnare puntute dimissioni dall’incarico a febbraio 2024 per divergenze con il ministro della salute Orazio Schillaci: «Trovo offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico professionale il contenuto del Decreto di nomina alla presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa», spiega in un messaggio rivolto ai membri del Cda e ad alcuni dirigenti. Contestando la decisione di Schillaci di rinnovargli l’incarico per un solo anno, scelta ritenuta «quantomeno equivoca sul piano giuridico». Non sono, dunque, questioni scientifiche o etiche ad allontanare Palù dal ministro, ma la poltrona sulla quale il presidente Aifa è stato seduto per quattro lunghi anni senza alcun imbarazzo.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.