2021-08-21
Quando c’è un’emergenza 1.000 metri sotto i mari tocca ai palombari italiani
Min. Difesa/Marina Militare
Le marine di mezzo mondo si esercitano con i nostri specialisti, che vengono scelti con prove durissime e addestrati per salvare vite o sminare bombe nei fondali.Chi da bambino non ha sentito parlare dei palombari: quella specie di astronauti dell'acqua che con un oblò nel casco si immergevano con gli scafandri in mari scuri e tormentati. A queste figure sono legati racconti di favole antiche, dove uomini coraggiosi scendevano negli abissi e incontravano mostri marini mai visti prima. Ma i palombari esistono ancora? Tutti ne hanno sentito parlare ma in pochi sanno dove sono e quello che fanno veramente. «Esistiamo, anche se preferiamo passare inosservati», sorride mentre lo dice Giampaolo Consoli, il comandante del gruppo operativo subacquei della Marina Militare. Alle sue dipendenze ci sono i palombari di La Spezia, Ancona, Napoli, Taranto, Augusta, La Maddalena e Cagliari. In totale circa 240 uomini, subacquei con le capacità di immersione più profonde. Se un sub professionista può scendere a 60-80 metri, questi uomini riescono a spingersi fino a 300 metri di profondità e laggiù svolgono qualsiasi tipo di intervento subacqueo. «Possiamo arrivare anche ad oltre 1.000 metri con mini sommergibili e altri mezzi». Ma non pensiate che siano solo uomini di mare, i palombari sono anche esperti paracadutisti «per rispondere all'esigenza di essere rapidamente dislocati, per esempio in mezzo all'oceano dove si trova un sommergibile in difficoltà che magari non è più in grado di riemergere, in attesa che arrivino gli assetti navali, veniamo lanciati noi per fornire l'assistenza tecnica necessaria». Spesso è una lotta contro il tempo, perché devono prolungare la possibilità di vita dell'equipaggio portandogli ossigeno mentre dall'interno riparano il guasto. «Se però il sommergibile non ha speranze di riemersione si tenta l'evacuazione dell'equipaggio trasportandolo in superficie mediante un velivolo di soccorso, capace di collegarsi a quello sinistrato e recuperando così in più viaggi tutto il personale. Se la situazione invece impone un immediato abbandono del mezzo con una fuoriuscita diretta del personale in acqua, manovra non esente da rischi importanti, noi dobbiamo fornire anche il primo soccorso sanitario. Ecco perché nei nostri team sono sempre presenti medici ed infermieri specializzati in medicina iperbarica. In tutto ciò ci si addestra regolarmente anche con marine estere». I palombari oggi hanno un'età media di 29 anni e a loro è chiesto di essere anche degli abili artificieri, solo in quest'ultimo anno infatti hanno bonificato oltre 42.000 residuati bellici. «Lavoriamo a stretto contatto con le prefetture di tutta Italia, per la bonifica di ordigni in acqua, non importa se mari, fiumi o laghi. Spesso ci sono difficoltà aggiuntive perché ci sono correnti e scarsa visibilità». Il tema ambientale poi è molto sentito dai lavoratori del mare e negli anni hanno sviluppato abilità per distruggere gli ordigni bellici cercando di causare il minore impatto possibile su flora e fauna marina. I palombari italiani sono gli unici in Europa - ed i soli nel mondo con la Us Navy - a usare una tecnica particolare di immersione profonda chiamata «saturazione», ecco perché molti paesi stranieri chiedono di collaborare e addestrarsi insieme a loro. «Si tratta di immersioni in impianti iperbarici che durano anche 20 giorni. Il personale vive all'interno di questi ambienti: dove mangia, dorme e raggiunge il luogo di lavoro, i fondali marini più profondi, tramite una campana subacquea che funge da ascensore». Come gli astronauti, vivono per molto tempo in ambienti angusti e in fondo al mare o nello spazio molte cose si somigliano, come l'impossibilità di ritornare a terra o in superficie per un palombaro. «Con questo metodo respiriamo un mix di elio e ossigeno ma siccome l'elio è più leggero tende rapidamente a stratificare in alto, all'interno dell'impianto iperbarico si dorme in lettini a castello e bisogna rimescolare l'atmosfera interna con una sorta di ventilatori sempre in azione; in caso contrario chi dorme in alto rischia l'anossia, respirando quasi solo elio, chi sotto avrebbe difficoltà a dormire e sarebbe molto agitato, respirando quasi solo ossigeno)». Ecco perché tutto è calcolato in maniera millimetrica. «Quando il lavoro è terminato inizia la decompressione per risalire in superficie che può durare anche una settimana». Entrare in questo corpo d'elite della Marina Militare non è facile e la preparazione è lunga e laboriosa. Per entrare nel corpo dei bisogna accedere al bando di concorso (c'è una volta l'anno): uno è specifico per ufficiali e sottufficiali già in servizio, l'altro per esterni. L'età limite è 27 anni. Se si superano tutte le visite mediche (oltre a un approfondito screening psicologico), si accede alle prove fisiche: Trazioni alla sbarra, addominali, corsa per 1.500 metri, apnea e nuoto. Se non si supera una sola di queste prove, non si può accedere. Mediamente, entrano massimo 30 persone. Per molte operazioni subacquee il criterio di scelta più importante del team riguarda indole e compatibilità caratteriale. «Devono vivere a stretto contatto per molto tempo. In questo mestiere ognuno affida gran parte della propria sicurezza all'altro, indipendentemente da ruolo e grado». I palombari oggi sono impegnati in gran parte delle missioni internazionali della Marina militare, dal Mediterraneo al Golfo di Guinea. Spesso le loro capacità sono richieste per interventi con camere di decompressione, come nel terremoto di Haiti e in quello di San Giuliano. Erano presenti pure nel naufragio della Costa Concordia all'Isola del Giglio, per cercare gli ultimi dispersi nei ponti più profondi della nave, dove i normali sub non riuscivano ad arrivare. «Per entrare sono state messe delle microcariche esplosive sugli oblò per creare delle vie di accesso, siamo poi penetrati dai vani ascensore». Rispetto ai subacquei, per le loro operazioni utilizzano la versione moderna dello scafandro tradizionale (questo ancora in uso durante il corso). Hanno un casco di 20 chili, scarpe con suole di piombo di 35 chili per ridurre e aiutare gli spostamenti in acqua. Esiste poi uno scafandro rigido, nato per sopportare la pressione dell'acqua e quindi adatto a immersioni molto profonde. Pesa 250 chili: ha braccia e gambe metalliche attaccate al corpo centrale in ferro. Oggi alle 17.30 i palombari saranno in piazza ad Asiago per rispondere alle domande di persone comuni affascinate da questo leggendario mestiere.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)