2021-09-11
I paladini di droga e aborto liberi si mettono in riga per il green pass
Sulla «Stampa» difendono la coltivazione di marijuana in casa: «Stabilire lecito o illecito» in base alla salute è roba «da rivoluzione talebana». Tutto giusto, ma sono gli stessi che tifano certificato verde.Vale la pena di citare un ampio stralcio: «Farsi del male attiene alla quotidianità, allo stile di vita, alle abitudini alimentari, all'impegno del tempo libero, pure alla qualità dei rapporti: ci si fa male in ogni modo e in ogni momento, e stabilire il lecito o l'illecito semplicemente in conseguenza di ciò che fa bene o fa male è una pretesa non da rivoluzione liberale, ma da rivoluzione etica talebana».Queste parole sono apparse ieri, sulla prima pagina della Stampa, nel Buongiorno di Mattia Feltri. Il fatto curioso è che non si riferivano all'opportunità di imporre l'obbligo vaccinale, non entravano nel dibattito sul green pass. Riguardavano, invece, la libertà di fumare cannabis. Come noto, nei giorni scorsi la Commissione giustizia della Camera ha adottato un testo di legge che permette di coltivare in casa piccole quantità di marijuana (massimo quattro piante). Se gli antiproibizionisti hanno festeggiato la (parziale) vittoria, i commentatori moderati come Feltri magari non hanno gioito, però non si sono neppure scandalizzati più di tanto. In fondo, se uno vuole continuare a bucarsi il cervello facendosi le canne sono affari suoi, dicono i sinceri liberali.Il punto di vista è senz'altro rispettabile, e potrebbe persino risultare coerente se valesse in ogni circostanza. Il problema è che, dalle nostre parti, la tutela delle libertà funziona intermittenza. Ci sono questioni su cui le forze di sinistra e pure certi «moderati» di destra appaiono inflessibili, difendendo un libertarismo d'acciaio. La liberalizzazione della cannabis è una di queste, e non è la sola. C'è, ad esempio, chi invoca a gran voce la libertà di usufruire della «dolce morte»: quello di togliersi di mezzo a piacimento viene presentato come un diritto fondamentale.Quando però si inizia a parlare di vaccino o di green pass, tutto questo afflato libertario magicamente svanisce. Il diritto di disporre del proprio corpo (che sta alla base della civiltà liberale) perde ogni importanza. Anche se è sancito dalla Costituzione, che infatti non è esattamente facilona in merito all'imposizione dell'obbligo vaccinale. Insomma, siamo di fronte alla consueta contraddizione: ciò che piace a sinistra deve diventare un diritto, deve poter essere fatto a piacimento, tutelato da apposita norma. Il corpo è di proprietà dell'individuo che deve gestirlo: si può cambiare sesso, ci si può drogare, si può abortire ogni volta che si vuole (anche se, in quel caso, disporre liberamente del corpo significa trascurare l'esistenza del padre e annichilire una vita nascente). Ma non si può rifiutare il vaccino, quello no. Un istituto scolastico, dopo l'ultima decisione delle sezioni unite della Cassazione, potrà decidere di non esporre il Crocifisso nelle classi, ma di sicuro non potrà scegliere se far entrare un genitore o un docente privo del green pass. Si vede che la libertà di pensiero e di fede perdono valore di fronte al feticcio sanitario, mentre sono garantite se c'è da togliere di mezzo un simbolo sacro che, nella peggiore delle ipotesi, non fa male a nessuno. Chiaro: ogni schieramento politico, ogni cultura e ogni comunità insiste su alcuni valori e ne trascura altri. In una democrazia liberale - almeno in teoria - la competizione agonistica tra diversi orientamenti dovrebbe produrre una sintesi condivisibile dalla maggioranza.Il problema è che il giochino è truccato: qui la sintesi sembra essere un poco squilibrata a favore di una parte. E questa parte, pur favorita, continua a pretendere di più, sempre di più. Cambiare sesso è concesso, ma si vuole il ddl Zan per impedire a chiunque di criticare l'ideologia trans. Abortire si può, ma i cari democratici continuano a presentare l'obiezione di coscienza come un danno. Sull'eutanasia ci sono pressioni istituzionali (dalla consulta) affinché il Parlamento non solo legiferi, ma lo faccia anche nella direzione «giusta», cioè garantendo la «libertà di morire». Teoricamente, anche il rifiuto del vaccino - almeno in assenza di una apposita legge - dovrebbe essere un diritto. Invece si insiste con «l'obbligo morale» e chi prova anche solo a instillare un dubbio viene trattato come un pericoloso criminale. La salute, si dice, deve venire prima di tutto, di sicuro prima della libertà. Posto che - quando ci hanno chiuso in casa vietandoci pure di fare sport - i nostri governanti non apparivano poi così in pena per la nostra salute, viene da chiedersi come mai la preoccupazione per il benessere non si estenda al consumo di droga. Se «stabilire il lecito o l'illecito semplicemente in conseguenza di ciò che fa bene o fa male» è roba da «rivoluzione etica talebana», dovrebbe esserlo a maggior ragione l'imposizione di un trattamento sanitario. Invece, guarda un po', le belle pretese liberali di fronte all'iniezione si sfaldano. Anzi, ormai gli esponenti di alcuni partiti di governo teorizzano senza imbarazzo l'aggiramento della Costituzione. Hanno negato per settimane che il green pass fosse un obbligo vaccinale surrettizio; ora non solo lo ammettono, ma lo rivendicano. Giusto ieri mattina, a Morning News su Canale 5, ho sentito Alessandra Moretti del Pd spiegare che l'obbligo vaccinale non è tecnicamente applicabile (perché bisognerebbe mandare le forze dell'ordine a prelevare i renitenti alla puntura casa per casa), ma il green pass è senz'altro un ottimo surrogato, che per altro non pone fastidiosi problemucci di costituzionalità. Dopo aver preso nota di tutte queste contraddizioni, non si può che giungere a una conclusione. In realtà, la «rivoluzione etica» qui da noi c'è già stata o per lo meno procede spedita. Benché abbia tratti di talebanismo, non è una rivoluzione religiosa, ma ideologica, basata su una caricatura di «socialismo scientifico». Nel senso che prende le mosse dal pensiero progressista e usa «Lascienza» solo per confermare ciò che la politica ha già stabilito. Della libertà, in questo orizzonte, è addirittura vietato parlare: chi non ha il lasciapassare, deve essere isolato, allontanato, rinchiuso in casa. Dove, però, potrà ammazzarsi di canne a piacimento.
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