2020-06-17
Padre Zanotti, guru dell’accoglienza che faceva il «caporale» dei migranti
Già indagato per abusi, il frate della Bassa bergamasca arrestato con altri due per una nuova inchiesta. L'accusa: associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata allo Stato nella gestione dei 35 euro.«Abusava di me e mi chiedeva di prendere il Viagra». Due anni fa le imprese di padre Antonio Zanotti finirono in prima pagina dopo le accuse di un giovane profugo, seguite da un'inchiesta che portò gli investigatori a scoperchiare la botola del centro Oasi 7. Lì, ad Antegnate (Bergamo), il frate cappuccino da 30 anni aveva messo radici e costruito il suo impero sulla mistica dell'accoglienza, moltiplicando introiti negli ultimi tempi sul dolore per i migranti abbandonati alle onde, sulla carità pelosa di chi ritiene che i porti aperti siano la fine di un problema e non l'inizio di una schiavitù. Zanotti predicava lo spirito di fraternità su Famiglia cristiana, poi si trastullava con la vittima mostrando filmini hard prima dei soprusi. Era solo il primo tempo.Già indagato per abusi, ieri il guru della Bassa bergamasca è stato arrestato per un altro filone d'inchiesta che riguarda un sistema di malaffare sempre legato all'accoglienza: secondo la procura di Bergamo (pm Fabrizio Gaverini) lui e altri due collaboratori della Cooperativa Rinnovamento (la presidente Anna Maria Preceruti e l'economo Giovanni Trezzi) avrebbero compiuto reati riassumibili nell'associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato nella gestione dei 35 euro attribuiti per ogni migrante accolto nel centro. Il controllo degli stranieri era carente e approssimativo, il personale qualificato indicato per vincere il bando (e ottenere i fondi) di fatto non c'era, i profughi ospitati venivano sfruttati con lavori sottopagati e privi di tutele, il cibo messo in tavola per loro era spesso scaduto. E per incassare più sovvenzioni si ricorreva senza problemi al sovraffollamento. Scenari di schiavitù indotta, ammantata di carità cristiana; reati nei quali sono coinvolte altre 38 persone che hanno ricevuto avvisi di garanzia. Fra loro anche commercianti, imprenditori locali e funzionari pubblici. Sarebbero stati in molti a fare la cresta sulla pelle dei disperati. Nei confronti dei tre protagonisti ora agli arresti domiciliari - e soprattutto del padre fondatore e guida spirituale - le accuse sono pesanti. Già due anni fa la l'Ordine dei Cappuccini aveva preso le distanze da padre Zanotti. E furono in molti, anche all'interno della Chiesa, a chiederne la riduzione allo stato laicale.Tutto cominciò nel 2017 dall'indagine dei carabinieri sulla violenza sessuale di un'operatrice in un centro di accoglienza a Fontanella. Allora, si legge in una nota degli investigatori, «risultò palese che ci fossero evidenti carenze nella gestione del centro, a partire dalla mancanza di personale qualificato e del numero previsto, evidenziando un controllo degli stranieri assolutamente carente e approssimativo. Durante l'attività di indagine ci si è trovati al cospetto di un sistema che permetteva l'esistenza di un vero e proprio apparato del malaffare in ordine all'accoglienza, condizione agevolata anche da rapporti disinvolti con funzionari pubblici».Proprio nel periodo dell'indagine era stato introdotto l'obbligo di rendicontazione delle spese del centro, provvedimento che mandò in crisi gli affari: gli indagati cominciarono a tracciare spese in precedenza solo millantate. «Infatti divenne frenetica l'attività degli arrestati e dei correi», prosegue la relazione dei carabinieri «al fine di dimostrare spese mai sostenute, a volte con fatture false grazie a commercianti e imprenditori compiacenti, altre volte falsificando vecchi documenti o ancora costruendo registri di presenze di stranieri che in realtà si assentavano e non facevano rientro». Fughe che non venivano certificate per non diminuire il numero e i denari corrispondenti. Il centro non avrebbe avuto diritto alle erogazioni di Stato. Ma non è finita. I disperati venivano raccolti per lavori in nero nei campi e nell'edilizia, sottoposti alle regole del caporalato; il tutto a conoscenza di Zanotti e dei vertici della cooperativa. Il quadretto impressionista sul paradiso alternativo benedetto moralmente nel nome della fratellanza universale ha una chiusa investigativa non nuova: «I capitali della cooperativa venivano sottratti e utilizzati per scopi personali e impiegati in altre attività». Le indagini hanno portato al sequestro preventivo di 130.000 euro.Il sedicente padre Zanotti ha sempre avuto un seguito appassionato di aficionados e di fedeli. Un anno fa, nonostante le inchieste in corso, ha sistemato un vecchio convento a Sovere e ha celebrato messa fra i glicini, le tartarughe, le statue, i quadri di monete appese ai muri, la musica new age. Più santone californiano che penitente col saio, lui tirava dritto. Si parlò anche di sontuose grigliate a corollario. Del resto, dal punto di vista economico, nessun problema: negli anni avrebbe ricevuto cinque milioni dalla prefettura di Bergamo, 600.000 da quella di Como, 500.000 da quella di Lodi. E poi denaro a pioggia da Milano per l'accoglienza di madri e minori. Al giovane che lo denunciò per violenza all'Oasi 7, invece che San Francesco citava Flavio Briatore : «Ci vogliono i soldi, caro mio. Io ne ho tanti e tu non hai un bel niente». Un vero educatore.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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