2024-11-21
Anarchici occupano un edificio per darlo ai clandestini: assolti
La casa cantoniera occupata dagli anarchici a Oulx, in Val di Susa, poi sgomberata nel 2021 (Ansa/Carabinieri)
Per la Corte d’Appello di Torino, offrire rifugio ai migranti in attesa di aiutarli a superare illegalmente il confine con la Francia si configura come «stato di necessità»: confermato il verdetto del primo grado.Aiutare migranti irregolari magari occupando anche uno stabile abusivamente non è reato. La storia è quella che riguarda 18 anarchici che per anni hanno trasformato una ex casa cantoniera a Oulx, in Val di Susa, in una sorta di centro accoglienza per migranti in procinto di attraversare il confine e affrontare monti impervi e valichi innevati in direzione Francia. Anche con gelo e condizioni meteorologiche proibitive, senza abbigliamento adeguato e senza nulla sapere dei rischi.Una storia da libro Cuore, apparentemente, se non fosse che l’edificio di fatto era diventato una sorta di base logistica dell’immigrazione clandestina, in un continuo via vai di disperati intenzionati, e in questo modo agevolati, ad attraversare il confine irregolarmente. Per quasi quattro anni. Poi nel marzo del 2021 arriva lo sgombero e gli anarchici vengono indagati per invasione di terreni o edifici. Poi rinviati a giudizio e il 7 dicembre 2022 arriva la prima sentenza.Il Tribunale li riconosce responsabili del reato di «invasione di edifici», ma concede l’assoluzione per «tenuità del fatto». Una vittoria «a metà» spiegano gli avvocati, quindi non abbastanza. E così decidono di andare avanti e rivolgersi alla Corte di appello di Torino che con una sentenza emessa ieri decide di accogliere la richiesta delle difese di applicare l’articolo 54 del Codice penale in base al quale chi commette un fatto perché «costretto dalla necessità di salvare sé o altri da un pericolo di un danno grave alla persona» non è punibile. «Una questione di principio», commenta l’avvocato Sara Gamba, che in questo modo ha fatto assolvere pienamente l’operato degli anarchici. «In primo grado il giudice aveva escluso lo stato di necessità dei migranti perché la situazione di pericolo non era immediata, ma durava anche diversi mesi», spiega. «Poi evidentemente i giudici hanno capito che i migranti, trovandosi in quelle zone di montagna senza posti dove andare e a volte con abiti estivi in pieno inverno, correvano pericoli gravissimi e che gli imputati, non hanno fatto altro che salvare le persone», sottolinea l’avvocato Danilo Ghia. Una questione di principio che sicuramente soddisfa quanti avevano trasformato la casa cantoniera non tanto in una questione umanitaria ma in una vera battaglia politica. «Contro tutte le frontiere e il decreto Salvini», recitava un cartello affisso all’esterno dello stabile autogestito e occupato. Mentre sui social ripetevano che «la solidarietà non si sgombera» ricordando come tra i migranti di passaggio ospitati all’interno della casa vi fossero anche molte famiglie. Non solo, a detta degli attivisti l’occupazione sarebbe nata in seguito ai molti casi di morti sul percorso, almeno una trentina negli anni a ridosso dell’apertura del presidio.In realtà, la zona non era priva di strutture autorizzate all’accoglienza. A circa 500 metri dalla casa cantoniera c’era il rifugio Massi, gestito dai salesiani, che operava però in orari limitati e inizialmente aveva una capienza ridotta a 20, 30 unità. Nella casa occupata invece potevano essere sistemate in qualche modo fino a 70, 80 persone. Compresa una ventina di anarchici italiani e francesi che vi vivevano stabilmente.Al momento dello sgombero, gli ospiti erano 63, magrebini, afgani e pakistani, che sono stati trasferiti in parte al Massi e poi in altre strutture di accoglienza. Dure infatti le parole del sindaco di Oulx, Paolo de Marchis, che all’epoca dei fatti aveva definito l’occupazione incomprensibile: «Chi vuol accompagnare i migranti in Francia a tutti i costi, è un portatore di morte. In montagna d’inverno, con vestiti non idonei, rischia di morire». Non solo. Il primo cittadino aveva spiegato come la zona non fosse certo priva di progetti di accoglienza autorizzati e ben avviati, in procinto di essere ampliati. Ben diversi dalla casa cantoniera occupata che, secondo quanto aveva riferito la prefettura al momento dello sgombero, si era presentata in uno stato di completo degrado e pessime condizioni igieniche. «L’occupazione sembra una iniziativa contro le istituzioni, un modo di andare contro il nostro impegno che va anche nella direzione di aiutarli a capire che affrontare la montagna significa quasi sicuramente morire».Ragioni che evidentemente non hanno invece convinto gli anarchici, e a quanto pare nemmeno i giudici della Corte di appello secondo i quali i migranti, nonostante la permanenza non sempre sporadica, si sarebbero trovati in uno stato di necessità e persino in una situazione di pericolo imminente. Se da un lato la notizia de riconoscimento dello stato di necessità ha incontrato il prevedibile plauso del mondo dell’accoglienza, non si è fatta attendere la reazione del vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli: «Fa riflettere l’assoluzione dei 18 anarchici che per anni hanno occupato un’ex casa cantoniera. Pur nel rispetto della decisione assunta dai giudici di Torino, siamo preoccupati circa il flusso di migranti nella tratta verso il confine francese di coloro che risultano clandestini o di chi richiede la protezione internazionale e non vuole rimanere in Italia. Entrambi i soggetti già ricevono dallo Stato italiano quella assistenza che non può essere sostituita ma semmai affiancata da soggetti terzi. Fratelli d’Italia ribadisce la sua ferma opposizione a ogni forma di illegalità all’immigrazione clandestina che con il governo Meloni non troverà alcun tipo di giustificazione».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)