2024-07-05
«Non svuotiamo carceri, le cambiamo. Con meno burocrazia e più agenti»
Andrea Ostellari (Imagoeconomica)
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari dopo l’approvazione del dl sul sistema penitenziario: «Nessuno sconto di pena, rendiamo effettivi quelli che già ci sono. Settemila detenuti possono andare in comunità: stipuleremo accordi».Ispettori del lavoro, 1.600 nuove assunzioni. L’annuncio del premier Meloni: «Vogliamo raddoppiare i controlli nel corso del 2024» Il ministro Calderone: «Blitz in 310 aziende agricole in un giorno, irregolarità nel 66%».Lo speciale contiene due articoli.«Da una parte c’era la proposta Giachetti, sostenuta dall’opposizione: aumentare gli sconti di pena per svuotare le carceri, senza far lavorare i detenuti. Il governo, invece, ha scelto il buonsenso: mettere chi sbaglia davanti alle proprie responsabilità, senza premi, ma assicurando a chi lo merita la possibilità di imparare un mestiere e riabilitarsi». Con queste parole il sottosegretario alla Giustizia in quota Lega, Andrea Ostellari, ha commentato il nuovo decreto carceri varato dal governo. Una misura che, come spiega il sottosegretario, non contempla alcuno nuovo sconto di pena.Della situazione riguardante le carceri italiane ne abbiamo parlato spesso, in questi mesi, in relazione alla vicenda di Ilaria Salis. Su che cosa interviene il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei ministri? «Il governo ha ereditato una situazione complicata sotto molteplici profili. Per troppi anni, per esempio, il tema delle assunzioni non è mai stato affrontato. Mi riferisco alla polizia penitenziaria, ma non solo: ci sono anche funzionari pedagogici, direttori, comandanti di istituto. Avevamo realtà prive del vertice di comando, una cosa inaccettabile. Ci stiamo muovendo per invertire una rotta che avrebbe portato il Paese al fallimento del sistema dell’esecuzione penale e in questo provvedimento non facciamo altro che confermare la nostra intenzione, innanzitutto con nuove e straordinarie assunzioni per quanto riguarda il corpo di polizia penitenziaria».Quante saranno di preciso? «Mille come dotazione straordinaria per quanto riguarda gli agenti, più una serie di interventi che mirano a dare una soluzione anche a coloro che ricoprono un ruolo di dirigenza all’interno del corpo. Quello su cui, però, tutti si aspettavano risposte e su cui ci siamo concentrati, è la questione del carcere e dei detenuti. Penso, in particolare, ai temi della liberazione anticipata e dell’esecuzione esterna. Lo abbiamo voluto fare, però, con un messaggio chiaro: no agli sconti di pena, che sono solo un palliativo».Qual è la differenza rispetto al sistema precedente? «Oggi, quando un soggetto è condannato in via definitiva, viene emesso un ordine di esecuzione in cui compare l’anno in cui si concluderà ufficialmente la pena. Con il nostro provvedimento, invece, nell’ordine di esecuzione ci sarà sia il termine ufficiale, sia la scadenza ridotta - secondo gli sconti già in vigore - in caso di buona condotta. Questa pena inferiore diventerà effettiva se il detenuto parteciperà a un serio percorso rieducativo. L’altro aspetto su cui incide la riforma sono i tempi. Oggi il tribunale, ogni semestre di pena maturata, deve valutare la liberazione anticipata, circa 45 giorni ogni sei mesi. Questo lavoro implica un numero di circa 220.000 fascicoli ogni anno. Con il nuovo procedimento, invece, la decisione sarà presa sempre dal magistrato ma solo quando viene richiesto, cioè quando, ad esempio, viene fatta istanza per ottenere un permesso premio o una misura alternativa. Se, invece, uno non chiede nulla rimane in carcere e, 90 giorni prima della scadenza già oggetto di detrazione, il magistrato di sorveglianza deciderà se concedere o no questa misura. In questo modo la valutazione diventa più facile, senza perdite di tempo e senza la produzione di fascicoli complessi, che sono una problematica per gli uffici e per il personale degli istituti. Si immagini 61.000 detenuti più altri 130.000 in esecuzione esterna ogni sei mesi. La nostra è un’operazione di snellimento della burocrazia che, di fatto, rende solo più effettivo ciò che oggi già c’è».Che impatto avrà questa nuova procedura sui detenuti? «Se è vero che il 98% di chi partecipa ad attività formative e lavorative poi non delinque più, si capisce perché la strada giusta non siano gli sconti. In passato gli svuota carceri hanno sì tamponato il problema del sovraffollamento, ma hanno scaricato sulla comunità esterna soggetti che, avendo trascorso la detenzione guardando il soffitto, senza imparare nulla, si sono ritrovate a commettere gli stessi reati, rientrando poi nel sistema detentivo con maggiori restrizioni per l’aggravante della recidiva. La nostra misura, invece, rende giustizia agli stessi detenuti, i quali sapranno che comportarsi bene, imparare un mestiere e formarsi non è solo un beneficio intimo, ma qualcosa che conduce a una via d’uscita diversa».Secondo lei questa misura avrà un impatto anche sul sovraffollamento? Potranno uscire più persone? «Le persone che potranno uscire dal carcere domani sono quelle che potevano uscire anche ieri. Noi abbiamo solo semplificato la procedura, oltre a fare un ulteriore investimento sulle comunità esterne. Queste potranno accogliere soggetti che già oggi potrebbero uscire a scontare la pena (subito almeno 7.000 detenuti), ma che non vedono una risposta positiva alla loro istanza perché magari manca un domicilio idoneo. Attenzione: noi non diamo le case a chi non le ha, ma impegniamo i detenuti in un percorso di vera rieducazione presso strutture in grado di offrire formazione e attività di lavoro, per garantire ai reclusi - che vengono così responsabilizzati - un recupero effettivo, reale, dignitoso. Quindi sì, questa è una misura anche per combattere il sovraffollamento, ma non è una misura tampone».Quanto tempo servirà affinché questa riforma vada a regime? «Direi un po’ di mesi perché, dal punto di vista tecnico, devono prendere forma tutte le strutture già attivate. Mi riferisco agli uffici ma anche alle comunità, già esistenti sul nostro territorio, che vorranno partecipare a queste procedure garantendo gli aspetti di cui parlavo prima. In passato ci sono stati provvedimenti simili che, però, hanno offerto soltanto il domicilio, con il risultato che i soggetti coinvolti non imparavano nulla. Quindi la novità è questa nuova visione, peraltro presente nei principi della nostra Costituzione».In conclusione, crede che le nuove assunzioni possano aiutare anche sul fronte dei suicidi? «Sicuramente sì, ma la risposta del governo a questo problema è più ampia. Elencare solamente il numero totale di suicidi è un’operazione che non rende dignità a quelle persone, perché ogni suicidio ha una storia a sé e non è detto che dietro ci sia solamente il tema del sovraffollamento. La questione è molto più delicata e comprende molti aspetti, per questo abbiamo stanziato 5 milioni per figure come psicologi ed altri funzionari pedagogici».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ostellari-carceri-2668690008.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="assunti-1-600-ispettori-del-lavoro" data-post-id="2668690008" data-published-at="1720162211" data-use-pagination="False"> Assunti 1.600 ispettori del lavoro Il governo Meloni spinge il gas sulla prevenzione sul posto di lavoro. «In questi mesi abbiamo disposto l’assunzione di 1.600 ispettori del lavoro in più con l’obiettivo di raddoppiare il numero delle ispezioni durante il 2024. Abbiamo introdotto la cosiddetta “patente a crediti” per le imprese e i lavoratori autonomi e la lista di conformità per le imprese, che dimostrano comportamenti corretti e rispettosi delle regole», ha detto il premier Giorgia Meloni nel messaggio inviato alla cerimonia di commemorazione delle vittime sul lavoro che si è tenuta ieri presso la sala del Mappamondo della Camera. «Siamo intervenuti», ha continuato il presidente del Consiglio, «anche sul piano delle sanzioni, sia amministrative che penali. Abbiamo reintrodotto il reato penale di somministrazione illecita di lavoro, che in passato era stato depenalizzato ma che è risultato essere la fattispecie di reato cresciuta di più nel tempo. Ci siamo fatti carico anche di proteggere il mondo della scuola, estendendo la tutela assicurativa Inail a tutto il personale scolastico e agli studenti e istituendo un fondo per risarcire i famigliari delle vittime. Abbiamo previsto misure più stringenti e controlli più accurati, affinché i ragazzi siano assistiti dai tutor scolastici e dai referenti aziendali durante tutto il periodo di frequentazione dei locali aziendali, proprio per garantirne la sicurezza e il non coinvolgimento in mansioni a rischio». «Considero determinante», sottolinea Meloni, «l’impegno sulla prevenzione. È molto importante la decisione dell’Inail di raddoppiare, rispetto al 2023, le risorse a disposizione dei datori di lavoro per aumentare i livelli di sicurezza, per un totale di oltre un miliardo e mezzo di euro. Sono altresì convinta che, in quest’ottica, possa essere uno strumento in più portare il tema della sicurezza sul lavoro anche nelle scuole, per diffondere tra le giovani generazioni la cultura della prevenzione e contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele dei lavoratori. So che c’è una proposta di legge parlamentare che si muove in questa direzione, già approvata alla Camera e ora all’esame del Senato, e il mio augurio è che sempre più iniziative in tal senso possano essere promosse e portate avanti». Il premier si è anche rivolto ai famigliari delle vittime sul lavoro, ringraziando «chi di loro ha scelto di offrire la propria testimonianza» ieri durante la manifestazione. Sul tema è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Marina Calderone. Nel nostro Paese «ieri c’è stata la più grande operazione di vigilanza mai effettuata in un sola giornata: 310 aziende agricole sono state ispezionate», nelle quali sono state riscontrate «irregolarità per oltre il 66%», non soltanto sulla sicurezza sul lavoro, però, ma anche in merito alle gestione dei rapporti con gli occupati». Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente all’evento, ha ricordato che «la normativa penale è severa e sufficiente e se dovesse servire potrebbe essere aggravata. Le norme potrebbero essere più severe ma allo stesso tempo sappiamo che l’efficace deterrente è sempre molto limitata. La norma deve essere presente ma non possiamo illuderci che sia un deterrente. L’omicidio stradale sembrava una panacea, ma poi si è dimostrato anche inutile» per migliorare la sicurezza. «L’azione del governo deve essere preventiva. Il primo elemento di deterrenza è il controllo».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.