2021-06-15
Orlando spinge per il salario minimo ma a discapito di altri diritti e tutele
Andrea Orlando (Getty Images)
Il ministro: «Ingiusti gli stipendi non dignitosi». Scettica Adapt. Paolo Capone, segretario Ugl: «Rischio propaganda e scarsa utilità».«Siamo favorevoli a un salario minimo che non indebolisca la contrattazione ma, anzi, che la rafforzi». A esprimersi è stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in occasione della riunione del Consiglio europeo dei ministri del Lavoro. Il dem ha commentato come, con il vertice di Oporto e il pilastro europeo dei Diritti sociali (un insieme di 20 principi e diritti in ambito sociale, adottati dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione), l'Ue abbia dato un «forte impulso sui temi delle politiche sociali e del lavoro». Orlando ha poi sottolineato che «non c'è ingiustizia più grande che avere lavoratori che non hanno un salario dignitoso e che, addirittura, sono al di sotto della soglia di povertà».Si tratta di concetti su cui nessuno potrebbe trovare qualcosa da obiettare. Il problema è che, senza politiche attive che stimolino il mercato dell'occupazione, parlare di salario minino rischia di essere inutile. Secondo il ministro «esiste un dumping (guerra al ribasso, ndr) salariale che può indebolire le conquiste sociali che si sono realizzate». Orlando ha anche detto che vanno definiti «i criteri dei soggetti autorizzati alla contrattazione perché conosciamo il rischio di produrre i cosiddetti contratti pirata, prodotti cioè da organizzazioni non sufficientemente legittimate». «Con la centralità delle parti sociali», ha proseguito, «noi crediamo che la direttiva cerchi di coniugare l'esigenza di valorizzare il meglio della contrattazione e di garantire contemporaneamente il salario minimo. Sappiamo che la contrattazione non riguarda solo il salario» ma «sappiamo anche che, in alcuni casi, la contrattazione non c'è o non basta e per questo noi siamo favorevoli al punto di equilibrio che si è cercato fino a qui e ci auguriamo che la presidenza slovena porti avanti questo lavoro».«Noi abbiamo fatto diversi incontri e tavole rotonde sul tema del salario minimo», ha detto alla Verità Paolo Capone, segretario generale Ugl. «La nostra perplessità è che si tratti di uno strumento di propaganda e scarsa utilità. Simili dichiarazioni anche da parte da Cgil e Cisl non hanno ottenuto grandi risultati. In Italia esiste già un minimo stabilito dalle circolari dell'Inps che garantiscono la soglia sotto la quale non si può andare. Si tratta del risultato della contrattazione nazionale di secondo livello che da noi sul tema ha mostrato di essere anche più sviluppata rispetto ad altri Paesi europei». Interpellato sulle dichiarazioni di Orlando, ieri un altro grande esperto del mercato del lavoro, Francesco Seghezzi, presidente della fondazione Adapt, ha mostrato non poche perplessità: «Il rischio del salario minimo in Paese con una forte copertura della contrattazione collettiva come l'Italia è quello di spingere le imprese a uscire dalle logiche della contrattazione stessa, essendoci già un salario minimo legale che regola il tema della retribuzione. Questo rischia di tradursi in una riduzione di tutele per i lavoratori su tanti temi che vanno oltre al salario. Non sembra quindi questa l'urgenza, occorre piuttosto far funzionare i sistemi di controllo esistenti per combattere quei contratti che non sono rappresentativi e che nascono al solo scopo di ridurre le tutele dei lavoratori». In effetti, ha aggiunto Capone dell'Ugl, il vero problema non è quello del salario minimo, ma delle cooperative che, sfruttando vantaggi fiscali, fanno concorrenza ai privati che si trovano in posizione di svantaggio quando devono assumere. «In Italia, come detto nella nostra ricerca sul mondo del lavoro uscita il 1° maggio, ci sono 1,5 milioni di poveri che lavorano e che, nonostante questo, non riescono ad avere una vita dignitosa. È su questi fenomeni che ci vorrebbe un controllo, anche per garantire non solo un compenso, ma anche orari corretti». Il tema del salario minimo appare dunque senza dubbio corretto, ma gli esperti che si occupano del tema sembrano non avere dubbi. Non è questa la priorità per garantire condizioni migliori ai lavoratori. Bisogna, prima di tutto, occuparsi di stimolare il mercato favorendo le assunzioni. Con gli oltre 800.000 occupati persi in Italia con la pandemia, il problema è prima di tutto quello di avere un lavoro a condizioni soddisfacenti sotto il profilo salariale e di orario. Queste dovrebbero essere le priorità del ministro in un momento difficile come quello attuale.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)