2025-05-13
Orcel fa il pieno di utili e si allontana da Bpm
L'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel (Imagoeconomica)
Unicredit annuncia il miglior trimestre della storia: profitti in crescita dell’8,3% e stime in rialzo per il 2025 e per i prossimi due anni. Resta in sospeso l’Ops sul Banco, nessuno stop ma neanche un vero rilancio. L’ad: «Non abbiamo ancora preso una decisione».Unicredit corre. Andrea Orcel annuncia il miglior trimestre della storia della banca. L’utile netto sale a 2,8 miliardi, in aumento dell’8,3%. Ricavi complessivi a 6,5 miliardi, grazie soprattutto alla spinta delle commissioni che, con un +8,2%, compensano ampiamente la lieve flessione del margine di interesse (-2,9%). Le stime per la fine dell’anno sono state alzate: ora i profitti vengono visti a 9,3 miliardi quest’anno per salire ancora il prossimo e arrivare a 10 miliardi nel 2027. Piazza Affari premia: +4,18%, con il titolo che chiude a 56,02 euro. Ma è un successo che si carica di tensioni, domande, dossier sospesi. A cominciare da quello più delicato: Banco Bpm.L’offerta pubblica di scambio lanciata a novembre resta sospesa. Non ritirata, ma neppure rilanciata. È lì, in mezzo al guado. I mercati osservano. La politica la condiziona. Il governo ha attivato il Golden power. La Commissione Ue ha acceso un faro. Il caso è diventato europeo. I vincoli devono essere proporzionati spiegano a Bruxelles. Soprattutto devono essere conformi ai trattati che sanciscono la libera circolazione dei capitali. Il messaggio è chiaro: attenzione a non trasformare uno strumento di tutela dell’interesse pubblico in arma politica.Orcel nel corso della presentazione agli analisti e in una successiva intervista a Cnbc si mostra prudente. «Non abbiamo ancora preso una decisione». E ancora: «Stiamo parlando col governo». Nessuna retromarcia. Ma neanche passi avanti.A complicare l’operazione con Banco Bpm c’è l’ingresso nel perimetro del gruppo di Anima. Una mossa che ha cambiato le carte in tavola. Anima è stata acquisita con una Opa secondo Orcel molto costosa, in cui il cosiddetto Danish compromise – utile per contenere l’impatto patrimoniale – non è stato applicato. Il risultato, secondo l’amministratore delegato di Unicredit, è chiaro: «Anima ha distrutto un valore tra 1 e 1,7 miliardi». Non poco.In più, Banco Bpm ha coperture sui crediti inferiori agli standard di Unicredit. Servirebbero - stima Orcel - almeno 800 milioni per allinearsi. Tutto questo rende l’Ops meno appetibile. Non impossibile, ma da ricalcolare. E infatti, a Piazza Gae Aulenti, il dossier non è stato chiuso, solo accantonato in attesa di nuovi elementi.La questione Russia resta centrale. La banca ha già ridotto l’attività retail del 60%. I finanziamenti quasi azzerati. Ma non basta. Il governo italiano vuole la chiusura completa entro nove mesi. Un tempo stretto. Forse troppo. Orcel ribadisce: l’uscita è prevista per il primo semestre del 2026, in modo ordinato e solvibile. Ma la rigidità di Palazzo Chigi e l’attenzione della Commissione Ue rendono il passaggio cruciale. Nel frattempo, da Bruxelles arriva un segnale forte: i limiti al golden power vanno chiariti. Poi c’è il dossier tedesco. Commerzbank. Unicredit è già salita al 28% del capitale. Vuole arrivare al 29,9%, la soglia Opa. Ha ottenuto quasi tutte le autorizzazioni. Ma anche qui, il futuro è incerto. I conti di Commerzbank deludono. Orcel non lo nasconde: «Non siamo soddisfatti della loro performance. L’utile netto, anziché salire del 12%, è sceso dell’8%, al netto di fattori straordinari». Un avvertimento.Per ora, nessuna operazione ostile. Orcel esclude un’Opa. «Siamo esattamente dove volevamo essere», dice. E aggiunge: «Possiamo aspettare fino al 2027. Se sarà possibile fare un accordo, lo faremo. Altrimenti valuteremo la nostra posizione». Un messaggio al nuovo governo tedesco: la pazienza ha un limite.E poi c’è il terzo vertice del risiko: Generali. Unicredit ha una partecipazione de 6,5% . Formalmente, è solo un investimento finanziario. Ma forse è solo un gioco degli specchi. All’assemblea della compagnia triestina, Unicredit ha votato la lista di Francesco Gaetano Caltagirone, in opposizione all’attuale governance. E un recente incontro tra Orcel e lo stesso Caltagirone ha alimentato le voci su un possibile asse strategico. Il capo di Unicredit minimizza: «Solo un investimento. Vogliamo fare il bene della società». Vuol dire che tutto può ancora succedere. «Non abbiamo fretta», ripete. «Non sacrificheremo l’efficienza e la resilienza sull’altare dell’espansione». È un messaggio a chi chiede velocità. Ma anche a chi, nei governi, impone vincoli e condizioni.Orcel si muove tra Roma, Milano e Berlino come abilità funambolica. Cerca l’equilibrio tra la strategia industriale e la sensibilità politica. Un equilibrio difficile. Ma necessario. Soprattutto perché un passo falso potrebbe costare piuttosto caro. Le voci parlano di qualche insoddisfazione all’interno del cda. Il presidente Padoan per ora ha smentito.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».