2025-04-25
L’asse Orcel-Caltagirone parla a Mediobanca
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
L’Ingegnere conquista tre uomini nel consiglio ma l’obiettivo non era il Leone. Bensì dare il via alla partita su Piazzetta Cuccia. La scalata di Mps (dove l’imprenditore ha il 10%) è in discesa e l’alleanza con il banchiere può essere decisiva su Trieste.L’assemblea più attesa si chiude con la conferma di Philippe Donnet alla guida delle Generali. La lista Mediobanca incassa circa il 52% dei voti e porta a casa dieci consiglieri. Esattamente quanti ne aveva tre anni fa. La lista di Caltagirone infila tre nomi di peso: Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Fabrizio Palermo. La percentuale è comparabile a quello del giro precedente nel 2022. Stavolta non ha avuto l’appoggio della famiglia Benetton, che si è astenuta, ma ha incassato il sostegno di Andrea Orcel che ha portato in dote a VM 2006 (il veicolo di Caltagirone) la quota di Unicredit. Dal punto di vista dei numeri al gruppo romano e a Delfin dei Del Vecchio sarebbe potuta andare diversamente solo in due modi, visto che comunque si parla di una lista, per definizione, di minoranza. Se un po’ di fondi esteri avessero votato Assogestioni portandola sopra la soglia di sbarramento, avrebbero rischiato di perdere un consigliere. Al contrario con il sostegno dei Benetton e con una fetta di fondi sarebbero riusciti ad allargare la propria presenza nel cda. Cose in più, dal momento l’obiettivo in agenda nel 2025 non era certo puntare al vertice. Ne risulta che la vera notizia uscita dall’assemblea di ieri - il sostegno di Orcel alla lista di Caltagirone - impone una revisione delle mosse del numero uno di Unicredit. Fino all’altro ieri le quote detenute nel Leone sono sempre state definite come un investimento finanziario, almeno dagli osservatori di Piazza Affari. Cosa di per sé vera, ma non sufficiente a spiegare la mossa del banchiere impegnato su più fronti di quanti il sistema bancario italiano ne possa contenere. Era chiaro da settimane che Orcel apparecchiava più buste sul tavolo per poter scegliere solo all’ultimo e alla bisogna quella da utilizzare. C’è il fronte tedesco con Commerzbank, quello italiano con Banco Bpm colpito dal Golden power di Palazzo Chigi e, infine, il fronte che in qualche modo ricongiunge Mediobanca a Generali. Fronte che passa inevitabilmente per la scalata a Piazzetta Cuccia da parte di Mps, l’istituto guidato da Luigi Lovaglio e che vede come soci di peso la stessa Delfin e il gruppo Caltagirone. Assieme hanno più del 20% del capitale della banca senese e oltre il 27% dell’istituto guidato da Alberto Nagel. Il quale sa benissimo che accantonata per quest’anno la partita su Generali ne è già pronta una indiretta. La strada larga. Non certo i centro metri, ma nelle more della strategia del gruppo romano più una maratona che prevede anche la costruzione di trincee ed avvallamenti. Adesso, prima dell’estate spetterà a Lovaglio portare a termine l’Ops su Mediobanca. Meno di dieci giorni fa l’assemblea a Siena ha dato un mandato compatto all’operazione che da un lato punta alla creazione di un terzo polo e dall’altro alla revisione delle strategie del management guidato da Nagel. O, stando alle osservazione di una parte dei soci, alla revisione della non strategia di Nagel. Al sostegno degli azionisti di Mps ora si aggiungerebbe quello dei Benetton che sono soci di Mediobanca. Sebbene la scelta fatta ieri a Trieste sia strana e difficile da spiegare (ha creato una frattura forte con Nagel e non ha recato certo piacere a Caltagirone) Ponzano Veneto avrebbe fatto trapelare la notizia di stare al fianco dell’Ingegnere al momento del redde rationem a Piazzetta Cuccia. Significa che, una volta portata a termine l’Ops e contati i voti degli azionisti di Mediobanca, il gruppo Caltagirone si troverà nella condizione di chiedere il cambio di manager e far pesare le nuove strategie. A quel punto c’è da interrogarsi se e come spunterà la figura di Andrea Orcel. Da escludere che il voto di ieri sia stato una ritorsione per Banco Bpm: é una partita che si gioca su altri tavoli. Quali sono state le interlocuzioni tra Unicredit, Caltagirone e Milleri mercoledì pomeriggio prima che il banchiere prendesse la decisione e prima che la notizia diventasse pubblica e semi ufficiale con un lancio dell’agenzia Bloomberg? Non lo sappiamo e visto quanto il ghiaccio è sottile per Orcel probabile che nemmeno ci siano state. Ma come l’acqua dei fiumi va sempre verso il basso anche in finanza i compagni di strada si affiancano per rafforzarsi a vicenda. Certo, Nagel potrebbe sempre avere un coniglio da tirare fuori dal cilindro, ma è sempre più probabile che debba fare tutto da solo. Lo dimostra la mossa di Unicredit. Per altri versi lo dimostra anche la posizione di Intesa quando ha legittimamente sostenuto la nascita della lista Assogestioni che non era certo gradita a Piazzetta Cuccia. Nella maratona di Caltagirone verso Mediobanca - e questa è la domanda finale - le due grandi banche italiane saranno in conflitto o troveranno una soluzione ecumenica all’ombra del Leone?