2024-06-25
Orbán e Meloni divisi su Ursula. «Ma in Aula lavoreremo insieme»
Giorgia Meloni e Viktor Orbán (Ansa)
Il leader ungherese ricevuto a Palazzo Chigi misura le distanze con Giorgia sulla composizione della nuova Commissione e sulla politica verso la Russia. Il nostro premier: «Su demografia e migranti piena intesa».Giorgia Meloni e Viktor Orbán: un legame politico e personale solidissimo, ma in questa delicata fase politica anche prospettive diverse. Ieri il leader ungherese ha incontrato a Palazzo Chigi la nostra presidente del Consiglio: tappa intermedia di un minitour che lo ha portato a Berlino e lo condurrà poi a Parigi. Al centro del colloquio tra i due, certamente le imminenti scadenze europee: la prossima settimana (salvo imprevisti) sarà quella decisiva per la scelta delle nuove cariche apicali dell’Unione. Si tratta dei cosiddetti top jobs, e il quadro che si va delineando è certamente indigesto per Orbán, a cominciare dalla indicazione da parte del Ppe di Ursula von der Leyen per la riconferma al vertice della Commissione. Orbán è un fiero avversario della Von der Leyen, che ha invece nella Meloni una preziosa alleata, anzi preziosissima se consideriamo che la presidente uscente può contare su una maggioranza assai risicata al parlamento europeo. I conservatori di Ecr, il gruppo europeo di cui fa parte Fratelli d’Italia, potrebbero anche ingoiare il boccone amaro e votare la «fiducia» alla Von der Leyen assieme a popolari, socialisti e liberali, se l’Italia verrà accontentata per quel che riguarda la sua richiesta di un commissario di prima fascia che sia anche vicepresidente. Non voterà certamente per Ursula il partito di Orbán, Fidesz, ancora alla ricerca di una sua collocazione nel nuovo Parlamento europeo a una settimana dal via del semestre di presidenza europea dell’Ungheria, che ufficialmente scatterà il primo luglio e terminerà il 31 dicembre. L’ingresso in Ecr non è all’ordine del giorno, considerato che i Conservatori pongono come pregiudiziale per ogni adesione una dichiarazione scritta di sostegno all’Ucraina. La posizione della Meloni sul conflitto, come sappiamo, è turbo-atlantista e improntata all’allineamento totale sulle direttive di Washington. Orbán, invece, è forse il più filorusso dei leader europei. «I ministri hanno concordato», ha detto ieri l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, nella conferenza stampa al termine del Consiglio Esteri a Lussemburgo, «sul nostro quadro giuridico per l’uso di beni russi. Saranno utilizzati nel modo più sicuro possibile a beneficio dell’Ucraina. Un miliardo e 400 milioni di euro saranno disponibili nel corso del mese prossimo e un altro miliardo entro la fine dell’anno, superando o aggirando questa difficoltà strutturale che abbiamo avuto l’ultimo anno. Uno Stato membro non ha partecipato a tutta la decisione di utilizzare questi beni. Questo non ha il diritto di partecipare alla decisione a quale scopo siano destinati». Lo stato in questione è appunto l’Ungheria. «Condivido le priorità individuate dalla presidenza ungherese», dice Giorgia Meloni nelle dichiarazioni congiunte al termine del colloquio, «a partire da quella non scontata che è la sfida demografica, una delle condizioni per costruire un’Europa forte. La denatalità colpisce tutto il continente. Se non affrontiamo insieme questa sfida nel medio e lungo periodo i nostri sistemi economici e sociali non reggeranno. Sono molto soddisfatta delle nostre relazioni economiche. L’Italia sostiene il battaglione multinazionale della Nato a guida ungherese. Abbiamo discusso del conflitto ucraino», aggiunge la Meloni, «le nostre posizioni non sono sempre coincidenti ma apprezzo la posizione ungherese in Ue e Nato che consente agli alleati di assumere decisioni importanti anche quando non è d’accordo. Con Viktor abbiamo ribadito il sostegno all’indipendenza e sovranità ucraina. Del programma ungherese condividiamo anche il focus sulla competitività europea, insieme alla difesa europea e al nuovo approccio su agricoltura e politiche di coesione. Abbiamo approfondito le priorità di azione ungherese sul governo dei flussi migratori. Concordiamo sui pilastri: difesa dei confini esterni, contrasto all’immigrazione di massa e al traffico di esseri umani. Siamo anche d’accordo», evidenzia la Meloni, «sul fatto che sia importante sperimentare nuove soluzioni innovative, come il protocollo Italia-Albania, che la maggioranza dei Paesi membri ha chiesto di seguire alla Commissione».«Non abbiamo parlato di questioni di partito», mette subito in chiaro Orbán, «ne avevamo già parlato a Bruxelles. Noi perseguiamo l’interesse nazionale e non possiamo far parte di un gruppo, i conservatori, dove c’è un partito rumeno che è anti-ungherese (l’Alleanza per l’unione dei rumeni, ndr), ma ci impegniamo a rafforzare i partiti di destra europei anche se non siamo nello stesso gruppo. Non possiamo accettare che in Europa si creino una maggioranza e un’opposizione e che una coalizione si divida i top jobs», aggiunge Orbán, «dal 2014 si è creata una situazione in cui la Commissione da guardiano dei Trattati è diventato attore, si comporta come un governo. Tre partiti hanno formato una maggioranza e si comportano come un governo, con una maggioranza e un’opposizione. In origine l’Europa non era così: si basava sul coinvolgimento di tutti, dei grandi e dei piccoli, non sulle esclusioni. Questo come Ungheria non possiamo accettarlo».
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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