2019-06-12
«Ora Ferrara capitale della cultura. Poi ci prendiamo anche la Regione»
Alan Fabbri, il sindaco leghista della roccaforte dem espone la sua agenda: «Rivedrò i regolamenti per le case popolari, oggi il 50% delle assegnazioni premia gli immigrati. Subito priorità ai quartieri ostaggio delle bande africane».Si chiama Alan Fabbri, il sindaco che fece l'impresa. Il leghista con il codino che ha strappato Ferrara alla sinistra dopo oltre 70 anni di monopolio. Studia la cultura hippie, adora il rock duro e ogni anno organizza una mini Woodstock sulle rive del suo Po. Inoltre legge e rilegge, fin da quando era ragazzo, Il giovane Holden. Insomma il sindaco che fece l'impresa è un leghista atipico.Che significa la sua vittoria?«Come avete scritto è una svolta storica. Una vittoria che mi entusiasma e responsabilizza in una città che si è risvegliata dal torpore di un'amministrazione latitante. Penso che in parte dipenda dal cambiamento del clima politico italiano, però è vero che a Ferrara la sinistra si era arroccata nel palazzo».Lei invece?«Guardi io sono diventato sindaco perché ho ascoltato tutti. Ci siamo aperti al dialogo senza offendere nessuno. I miei genitori mi hanno cresciuto insegnandomi la buona educazione e il rispetto per gli altri».Sta dicendo che vuole essere il sindaco di tutti?«Di tutti i ferraresi, chi mi ha votato e chi no. Non mi interessano il colore politico, neppure la fede religiosa o i gusti sessuali. A differenza di quelli che mi hanno preceduto, che premiavano sempre il loro stretto entourage, parlerò con tutte le anime della città. E poi intendo lavorare con i sindaci di tutti i partiti per risollevare l'intera provincia».Lei ha battuto sul tasto dell'immigrazione, che è un cavallo di battaglia del Carroccio.«Non ho fatto campagna contro l'immigrazione, ma per la sicurezza. C'è una bella differenza: io voglio unire e non dividere. Quella per la sicurezza è stata una battaglia determinante perché certi quartieri sono stati abbandonati al degrado e alla delinquenza. Io voglio collaborare da subito con le forze dell'ordine coinvolgendo anche la nostra polizia locale, inoltre c'è da aumentare la videosorveglianza e ripristinare il decoro. Ma lo farò dialogando prima con i cittadini, che fino a oggi sono stati presi in giro».Il governatore Stefano Bonaccini ha detto che la Lega non deve stappare lo champagne per le prossime regionali. «Io invece al suo posto sarei piuttosto preoccupato. Con il candidato giusto la Lega può conquistare anche l'Emilia Romagna. In Regione si respira un'aria di rinnovamento e il gruppo del Pd ha paura eccome di perdere. Mi pare che le vittorie a Ferrara, Forlì, Mirandola e Sassuolo siano segnali non tranquillizzanti per i sonni di Bonaccini, che tra l'altro rispetto come persona».Un altro tasto dolente è l'occupazione, che fare?«Ferrara è il fanalino di coda dell'Emilia, bisogna portare lavoro su questo territorio che ha una fame enorme di occupazione. C'è da riorganizzare l'agenzia per lo sviluppo Sipro che è stata usata male, cambierò subito il presidente. Poi intendo varare una riforma per agevolare la fiscalità: abolire l'Imu sui fabbricati agricoli, togliere le imposte comunali su pubblicità e passi carrabili. Sono tutte novità che inserirò nel prossimo bilancio, perché quello attuale è già fatto e si può solo correggere. Ci vuole una semplificazione della burocrazia per aiutare aziende e imprenditori che devono tornare ad assumere».E per il problema degli alloggi? Anche quelli mancano.«Uno dei progetti a cui tengo di più è inserire il criterio della residenzialità storica per l'accesso alle graduatorie delle case popolari. Non è numericamente possibile che oggi vengano assegnate per il 50% agli immigrati. Non voglio lasciare indietro nessuno, però c'è una questione di giustizia sociale».E un altro progetto a cui tiene particolarmente?«Candideremo Ferrara come capitale italiana della cultura. Chiederò un incontro con Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni culturali. Per molti anni abbiamo avuto un ferrarese come ministro della Cultura (Dario Franceschini, ndr) e nulla è stato fatto. È ora di dare un segnale di discontinuità con l'inerzia passata».Cosa pensa dell'autonomia?«Come capogruppo della Lega in Consiglio regionale ho sempre spinto per l'autonomia, l'ho sempre portata avanti perché è la soluzione più efficace a tanti problemi».Quindi lei è per l'autonomia, anche se l'Emilia la governasse il Pd?«L'autonomia è del territorio, non appartiene a un partito politico o l'altro. Ci vuole un passaggio culturale».Quale sarà la sua prima decisione?«Mi sono insediato oggi (ieri, ndr) e ho deciso di convocare il consiglio comunale nel quartiere Gad. Una volta era il fiore all'occhiello della città, oggi invece è occupato da bande di origine nigeriana. Vogliamo far tornare la zona Gad bellissima. Mi sembra un segnale doveroso nei confronti di chi ci vive. Per me il concetto di integrazione fa sempre rima con rispetto, libertà e voglia di lavorare».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)