2021-07-18
L’Oms e la strategia della confusione. Zero credibilità e sei errori fatali
A che pro l'ultimo comunicato sul possibile arrivo di nuove varianti più pericolose?Dall'inizio della pandemia ho avuto veramente difficoltà a capire con quale logica l'Organizzazione mondiale della sanità comunichi al mondo intero le sue sentenze a proposito del Covid. Qualche volta sono risultate incomprensibili, spesso minimizzanti fatti gravi, altre volte in totale ritardo rispetto ai tempi dovuti, spessissimo contraddittorie rispetto a ciò che veniva detto anche solo un giorno o due prima.Ma quello che risulta veramente incomprensibile è quando questa organizzazione, che dovrebbe avere il compito di «migliorare la salute di tutti, dappertutto», emette dei proclami terrorizzanti e disorientanti senza spiegare alcunché. È il caso di quello emesso due giorni fa, nel quale si legge che: «Non è affatto finita la forte probabilità che emergano nuove e forse più pericolose varianti che potrebbero essere ancora più difficili da controllare». La prima domanda che sorge spontanea è: a cosa serve questo comunicato? A chi serve? Quale scopo vuole raggiungere? C'è forse qualche altra plausibile spiegazione che, indipendentemente dalle ragioni per le quali è stato diffuso, gli effetti non siano solo ed esclusivamente quelli di gettare nel panico l'intera popolazione mondiale alla quale questa organizzazione si rivolge? E quindi non siamo di fronte a un fatto molto grave? Mai durante la pandemia e nemmeno ora ha giovato e giova dire cose generiche, senza spiegare il perché e, soprattutto, di una gravità estrema come questa. Tanto per spiegarci, sarebbe come se l'Onu a un certo punto emettesse un comunicato nel quale avverte la popolazione, anche in questo caso mondiale, della probabilità che scoppino in qualche parte del mondo, e magari a breve, delle guerre, senza dire dove, quando, né perché. Ci chiediamo se nell'Organizzazione mondiale della sanità ci sia qualcuno che prima di parlare valuta, soppesa, sottopone a un'analisi critica degli effetti quello che dice. Purtroppo, la risposta è no. E meno male che l'Ema, l'agenzia europea del farmaco, ha rassicurato che un ciclo completo dei quattro vaccini anti Covid disponibili fornisce comunque un'alta protezione contro tutte le varianti in circolazione, inclusa la Delta, soprattutto contro la malattia grave e l'ospedalizzazione. Vista la situazione logicamente l'Ema stessa, a fronte dell'efficacia di questi vaccini, ha richiamato all'urgenza di immunizzare il maggior numero possibile di persone in Europa. Ma torniamo all'Oms. Purtroppo, non è la prima volta che ci traviamo di fronte a gravi mancanze di questa istituzione che, in occasione di questa pandemia mondiale, avrebbe avuto un'occasione d'oro per dimostrare la sua credibilità, la sua efficacia e la sua efficienza. Possiamo dire con tranquillità che ha perso l'occasione. Come ha ricordato il professor Roberto De Vogli, già l'anno scorso, ci sono almeno sei possibili accuse di errori gravi commessi da questa organizzazione nella gestione della pandemia Covid-19. La prima riguarda il ritardo nel riconoscere la trasmissione del virus da persona a persona quando a fine del dicembre 2019, l'Oms ricevette notizie dalla Cina e avvertimenti da Taiwan assumendo misure per coloro che provenivano da Wuhan. Ebbene, in quell'occasione l'Oms continuava ad affermare che non esistevano prove certe della trasmissione persona-persona salvo cambiare opinione una settimana dopo. La seconda è l'accusa di aver ritardato di una settimana la dichiarazione dell'emergenza sanitaria. La terza consiste nel fatto che l'Oms ha sconsigliato di adottare restrizioni di viaggio anche in presenza di un'accelerazione della diffusione del virus in vari paesi europei. La quarta consiste nell'aver testardamente continuato a sconsigliare l'uso di mascherine a coloro che non avevano i sintomi del Covid-19 quando la comunità scientifica di vari paesi suggeriva il contrario esibendo consistenti prove sull'urgenza di rendere obbligatorio l'uso della mascherina stessa. La quinta consiste nell'aver sottovalutato in modo decisivo l'importanza degli asintomatici salvo poi smentire per bocca del direttore aggiunto Ranieri Guerra quello che era stato detto precedentemente. La sesta e più grave mancanza è stata quella di proibire l'uso di tamponi per i casi asintomatici che poi si sono rivelati possibili trasmettitori del virus quantitativamente molto rilevanti. Per non parlare delle dichiarazioni tranquillizzanti del direttore generale dell'Oms Tedros Ghebreyesus che elogiava la Cina per la trasparenza salvo poi, quest'anno, meravigliarsi di fronte al fatto che tardavano ad arrivare i dati utili per l'indagine sulle origini del Covid da parte della Cina stessa, quando era ormai assodato che il virus fosse partito proprio da lì. Nel maggio di quest'anno, un gruppo indipendente ha redatto una relazione nella quale dice che: «È chiaro che ci sono stati ritardi ed esitazioni in Cina e da parte dell'Oms, alcuni dovuti alle macchinose procedure burocratiche del Regolamento sanitario internazionale», e continua raccomandando una maggiore indipendenza dell'Oms perché possa indagare sui focolai emergenti negli stati membri con «diritti di accesso garantiti». Cosa che non è avvenuta e non sta avvenendo nei confronti della Cina. Capite che il comunicato di due giorni fa certo non giova alla credibilità di questa istituzione, ma la mina ulteriormente nelle sue fondamenta.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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