- L’obiettivo è offrire a soggetti sani (soprattutto maschi omosessuali) farmaci preventivi gratuiti da prendere prima di rapporti a rischio. Ma è giusto che la collettività se ne sobbarchi il costo?
- L’esperto Giovanni Di Perri: «La profilassi pre esposizione non copre da infezioni sessuali come gonorrea o clamidia. In una sanità in cui per un’ecografia si devono aspettare anche nove mesi, le priorità devono essere altre».
L’obiettivo è offrire a soggetti sani (soprattutto maschi omosessuali) farmaci preventivi gratuiti da prendere prima di rapporti a rischio. Ma è giusto che la collettività se ne sobbarchi il costo?L’esperto Giovanni Di Perri: «La profilassi pre esposizione non copre da infezioni sessuali come gonorrea o clamidia. In una sanità in cui per un’ecografia si devono aspettare anche nove mesi, le priorità devono essere altre».Lo speciale contiene due articoli.Il nuovo mantra dell’Organizzazione mondiale della sanità, per fermare la diffusione dell’Hiv ed eradicare il virus entro il 2030, è rendere «ampiamente disponibili» farmaci long acting, cioè a lunga durata d’azione, come profilassi pre-esposizione (Prep) nei soggetti sani che abbiano rapporti sessuali a rischio. Nelle ultime settimane, anche alla Camera dei deputati si è tenuto un evento dedicato alle nuove opportunità di gestione e prevenzione per «l’emergenza sanitaria silente». Nella lotta all’infezione va certamente segnalato che terapie innovative hanno reso questa malattia molto più gestibile, tanto che attualmente una persona con Hiv, quando segue il trattamento, arriva ad avere una carica virale non rilevabile (Undetectable) e quindi non è più in grado di trasmettere l’infezione (Untrasmittable), da cui l’equazione U=U. Inoltre, per curarsi, queste persone, non solo possono assumere una sola pillola al giorno, invece delle 15-20 di trent’anni fa, ma hanno a disposizione anche trattamenti iniettivi long acting che si somministrano ogni due mesi. Recentemente l’agenzia americana Fda ha approvato anche una nuova formulazione che dura sei mesi. Ovviamente, con l’innovazione, i costi dei farmaci tendono ad aumentare, ma per la sanità potrebbero abbassarsi, dato che, controllando meglio la malattia si ridurrebbero accessi all’ospedale, visite ed esami. La cosa non è detto sia uguale nel caso dell’uso di questi farmaci come Prep. Da un anno, la terapia orale preventiva è rimborsata e viene erogata dalla farmacia ospedaliera su ricetta dello specialista di malattie infettive, on demand, cioè da assumere in occasione di un possibile rapporto a rischio o, in base alle abitudini sessuali, in maniera continuativa. In osservanza all’Oms, la comunità scientifica e la community dei pazienti ritengono insufficiente questa misura e chiedono all’Agenzia del farmaco (Aifa) l’approvazione del rimborso della formulazione long acting della Prep, che ha avuto l’ok in Europa, per questa indicazione, nel 2023. L’appello è emerso ultimamene all’Icar, Italian conference on Aids and antiviral research, il convegno di riferimento per il settore. Sicuramente, come afferma il direttore scientifico della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, Massimo Andreoni, la Prep long acting «amplia l’offerta complessiva delle diverse modalità di prevenzione per un virus per cui non esiste un vaccino» ma, anche ammettendo che questa sia davvero un’emergenza sanitaria, è davvero l’unica soluzione? Negli ultimi vent’anni il numero di persone con diagnosi di Hiv è quasi raddoppiato, passando da circa 70.000 casi nel 2000 a oltre 120.000 nel 2023. Il notiziario dell’Istituto superiore di sanità del 2022 segnala che in Italia sono state effettuate 1.888 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 3,2 nuovi casi per 100.000 residenti. Certo, sono numeri importanti, ma nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di cancro, diabete o di altre malattie autoimmuni. Per la prevenzione dell’Hiv, al di là dello stile di vita, c’è il condom. Infatti la Prep, in base ai dati epidemiologici, è usata principalmente da maschi che fanno sesso con maschi (Msm), donne ad alto rischio, transgender e sex worker che non usano il preservativo. Comunque, a un anno dalla rimborsabilità, l’indagine Pride, che ha coinvolto 62 centri Icona e 3 checkpoint, tra dicembre 2023 e gennaio 2024, registra 11.675 consumatori di Prep orale di cui il 50,1% in Lombardia e il 17,9% nel Lazio. In particolare, emerge che il rapporto tra le persone con Hiv e gli utilizzatori di Prep orale non è omogeneo nelle varie regioni italiane (Lombardia 6,84; Lazio 9,60). Si evince quindi una scarsa diffusione della stessa Prep orale dovuta probabilmente ai pochi centri di riferimento, alla limitata erogazione sul territorio, ai rischi legati all’aderenza e allo stigma. La long acting sembra in grado di risolvere solo uno di questi problemi: l’aderenza. Certo, dopo la rimborsabilità, «gli utenti sono più che raddoppiati», commenta Antonella Cingolani, copresidente Icar. Una recente indagine diffusa su canali digitali specifici della popolazione Lgbtqia+ su 1.419 soggetti mostra che solo il 27% assume la Prep orale. Un altro questionario su 1.056 utenti di Prep orale di Milano, ha segnalato che il 27,8% ha problemi di aderenza e tossicità con la prevenzione orale e preferirebbe la long acting. Un’altra survey dello scorso marzo 2024, sugli utilizzatori di Prep orale sempre a Milano, mostra che, dei 419 intervistati (98% maschi e 70% laureati) il 74,9% ha interesse per la long acting perché oltre la metà, oltre a dichiarare una scarsa informazione, si dice stanco di assumere delle compresse e di non poterne più di essere dipendente da una pillola per fare attività sessuale in libertà. Certo, quest’ultimo aspetto forse è meglio non compararlo ai bisogni di chi si trova, suo malgrado, dipendente dalle medicine per vivere. In ogni caso è chiaro che a questa community manchi molto più della long acting, a partire dall’informazione, e non solo sulla Prep, ma anche sulla prevenzione di altre infezioni a trasmissione sessuale. La pillola infatti protegge solo da una delle infezioni collegate a questi comportamenti a rischio: tutte le altre restano acquisibili. «In Inghilterra», spiega Marco Cusini, responsabile del centro Mts, Malattie a trasmissione sessuale del Policlinico di Milano, «dove è diffusa la Prep, soprattutto in ambienti con alta promiscuità, dove il più delle volte si fa sesso omosessuale, andate a vedere i dati di aumento di sifilide e gonorrea in queste sacche di popolazione ad elevata promiscuità. Sentirsi garantiti dalla Prep porta ad altre, gravi conseguenze», sottolinea l’esperto ricordando l’importanza del condom per prevenire tutte queste infezioni. Si deve inoltre considerare che, «la sifilide si trasmette una volta su due. La gonorrea praticamente una volta su uno. La clamidia una volta su tre. Il papilloma quasi sempre», mente «l’Hiv, invece, ha un indice di trasmissione molto più basso: un rapporto ogni cento», anche se causa una malattia più grave. Ci sono poi altre emergenze su cui lavorare, prima della Prep long acting. I dati del Centro operativo Aids dell’Iss, evidenziano che, nel 2022 il 58,8% delle persone che hanno ricevuto una diagnosi per Hiv era già in Aids o prossimo a questa fase. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni: 40,9% di Msm; 25,1% eterosessuali maschi e 17,9% eterosessuali femmine.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/ombre-piano-oms-eradicare-hiv-2669294336.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cosi-si-toglierebbero-risorse-a-chi-ha-necessita-piu-urgenti" data-post-id="2669294336" data-published-at="1727689789" data-use-pagination="False"> «Così si toglierebbero risorse a chi ha necessità più urgenti» Giovanni Di Perri (Ansa) In un servizio sanitario lontano dall’ideale, contro l’Hiv, in presenza di altre possibili soluzioni, la Prep, prevenzione pre esposizione, in persone sane non è sostenibile dal punto di vista etico ed economico. Da medico, Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia e della Scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Torino, risponde alla Verità sulla Prep, «un trattamento che può essere richiesto o proposto dallo specialista a soggetti che hanno una vita sessuale ad alto rischio di contrarre l’Hiv e non usano o usano in maniera incostante metodi di protezione tradizionali, come il preservativo». Attualmente in Italia si usa la Prep in pillole, che è rimborsata. Come funziona? «È composta da due farmaci, tenofovir ed emtricitabina, che sono generici, quindi a basso costo. Si possono assumere quotidianamente o on demand, ovvero solo in prossimità di un rapporto sessuale a rischio. I costi dipendono dalla frequenza con cui si assume il farmaco. Il costo a terapia è sui 50-60 euro. Siamo su cifre decisamente più basse rispetto alla Prep iniettabile, che copre per due mesi». Proprio su quest’ultima formulazione, definita long acting che è stata approvata in Europa un anno fa, con costi tra i 500 e i 1.000 euro a iniezione, ultimamente, si moltiplicano le istanze per il suo rimborso. Serve davvero? «È una grande innovazione. Si tratta di un’iniezione che si fa ogni due mesi. Questo riduce enormemente i problemi legati all’aderenza al trattamento, rispetto alla pillola da prendere quotidianamente o su richiesta. È un farmaco, il cabotegravir, che in Italia non è ancora rimborsato in profilassi. È lo stesso principio che stiamo già usando in terapia per l’Hiv in associazione con rilpivirina. La novità della Prep long acting sta proprio nella sua formulazione iniettabile e nel fatto che è un farmaco singolo e che dura per due mesi». Ultimamente la Fda ha approvato una nuova molecola per la Prep e che dà una copertura per 6 mesi, a circa 40.000 euro l’anno. Al di là del costo dei farmaci, ha senso trattare come se fossero malate persone che sono, di fatto, sane? «Questo è un dibattito importante. La Prep, di per sé, previene solo l’Hiv e non le altre infezioni sessualmente trasmissibili, come gonorrea o clamidia. Tuttavia, dal punto di vista della salute pubblica, prevenire nuovi casi di Hiv può essere comunque un risparmio a lungo termine, poiché il trattamento dell’Hiv è per tutta la vita. Il problema etico e finanziario si pone però quando ci si chiede se la collettività debba sostenere i costi di una profilassi per persone sane che potrebbero proteggersi in altri modi, come con il preservativo». A proposito di altre infezioni sessualmente trasmissibili, quanto è comune contrarle tra i soggetti che usano la Prep? «È un dato significativo. Tra le persone che usano la Prep, circa il 50% sviluppa regolarmente infezioni sessualmente trasmissibili, proprio perché non usano il preservativo. Questo rappresenta un impegno per i servizi sanitari, sia in termini di diagnostica che di cura». Oltre al danno la beffa. La collettività, oltre a pagare una terapia per prevenire solo l’Hiv, deve sostenere anche i costi sanitari per le altre infezioni. Il tutto in presenza di un’alternativa, il condom, che potrebbe ridurre anche l’impatto delle altre. Non un grande investimento per un servizio sanitario a corto di risorse. Chi ha consapevolmente comportamenti sessuali promiscui ha solo diritti e nessun dovere? «Qui tocchiamo un tema molto delicato. Il problema sui diritti, è un ragionamento che fa parte del concetto di libertà di questi ultimi anni. La richiesta della Prep rientra nelle libertà che una società evoluta offre ai propri cittadini. Tuttavia, è vero che dobbiamo anche fare i conti con le risorse disponibili. Da medico, vedo molte malattie gravi e dolorose che necessitano di risorse e, personalmente, sarei propenso a dare priorità a chi ha necessità più urgenti. Si tratta comunque di un discorso che dovrebbe coinvolgere anche giuristi, economisti e, ovviamente, i cittadini. Il punto è che, in ogni caso, si può ovviamente prevenire l’Hiv come si faceva fin dall'inizio, con il preservativo. Con la Prep si resta comunque a rischio di altre infezioni che si presentano a intervalli regolari e che vanno a impattare su un servizio sanitario in carenza di risorse economiche e di personale». La collettività paga per trattare da malato uno che è sano, un po’ come con il vaccino per il Covid nei giovani adulti. Che senso ha? «È un problema di coerenza. Se a un certo punto si ammette che la Prep deve essere rimborsata dallo Stato, la Prep avrà la sua evoluzione. A questo punto si ragiona in termini di innovatività, che è reale per l’iniettabile: anziché prendere una pillola ogni volta che sono esposto al rischio, con l’altra, per due mesi, sto tranquillo. Il nuovo farmaco è anche più efficace del precedente. Giustamente, alla luce di questi vantaggi aggiuntivi, il prezzo aumenta. Il punto è che quando il Servizio sanitario ha risolto i bisogni primari dei cittadini e avanzano risorse, allora posso dedicarne a questo tipo di interventi, ma quando ho una realtà in cui per una ecografia posso aspettare anche 9 mesi, sono ben lontano da aver risposto alle esigenze di base dei cittadini. Rispetto alla Prep, da medico, certamente, vedrei una priorità altrove».
2025-10-19
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Ocse e avvocati britannici chiedono di eliminare le allusioni al genere maschile nel linguaggio. Sono manie di cui la gente, ormai, ha la nausea (come gli spettatori della Bbc). Ma dato che l’hanno imposta, Landini & C. ora dovrebbero subire la stessa gogna woke.