
Stralciato l'articolo che prevedeva il reato automatico di stupro per qualsiasi rapporto sessuale con chi non ha ancora 15 anni.La nuova legge sulla violenza sessuale e sul sessismo, approvata martedì in serata dall'Assemblea nazionale francese, «non riesce a proteggere i bambini da stupri e violenze sessuali». A dirlo è Muriel Sulmona, psichiatra e presidente dell'associazione Memoire traumatique et victimologie, specializzata nel trattamento delle conseguenze psicotraumatiche delle violenze. La norma è stata licenziata dall'aula con 92 voti favorevoli, otto astenuti e nessun contrario, ed è stata fortemente voluta dal segretario di Stato francese per l'uguaglianza di genere, la trentacinquenne deputata di En marche!, Marlene Schiappa. Oggetto del contendere, la decisione di non inserire all'interno dell'articolo relativo alle violenze sui minori la presunzione di non consenso, vale a dire quell'automatismo giuridico che al di sotto di una certa età considera stupro ogni rapporto sessuale con penetrazione. Inizialmente sembrava che il governo volesse fissare questo limite a 15 anni, ma quanto pare il Consiglio di Stato avrebbe sollevato in merito un dubbio di costituzionalità. Nel testo è presente un riferimento alla «vulnerabilità» e alla mancanza di «capacità di discernimento» dei minori di 15 anni tuttavia, mancando un automatismo le vittime saranno sempre tenute ad attestare la mancanza di consenso, e l'ultima parola spetterà ai giudici. Il rischio è che il reato venga degradato da stupro a semplice violenza sessuale, che prevede pene molto inferiori. Se il primo, infatti, è punito con la reclusione fino a quindici anni, il secondo prevede una detenzione di soli cinque anni e 75.000 euro di multa. Senza contare ovviamente l'umiliazione delle vittime e dei loro familiari, costrette a portare per sempre questo terribile fardello.La giurisprudenza francese dimostra che l'esito di questo tipo di processi è tutt'altro che scontato. Nel novembre scorso, un tribunale ha definito «consensuale» il rapporto tra un trentenne e una bambina che all'epoca dei fatti (nel 2009) aveva solo 11 anni, ritenendo impossibile stabilire la sussistenza di «minaccia, violenza, coercizione o sorpresa», gli elementi che qualificano lo stupro per la legge francese. Un verdetto che, in attesa dell'appello, ha provocato l'indignazione dell'intero paese. A settembre, invece, un ventottenne era stato citato in giudizio con l'accusa di violenza sessuale (e non stupro) per aver avuto una relazione con una bimba di 11 anni. Tutti casi che, nel corso dell'ultimo anno, hanno alimentato il dibattito sulla necessità di introdurre per legge un limite di età al di sotto del quale la differenza tra violenza e stupro semplicemente non esiste. Il Consiglio superiore per l'eguaglianza, dopo aver studiato le legislazioni degli altri paesi, ha suggerito di introdurre la presunzione di non consenso per i minori di 13 anni. Lo scorso autunno il vice sindaco di Les Lilas, un comune francese con poco più di 20.000 abitanti, ha lanciato una petizione per «cambiare l'attuale legislazione in modo da proteggere meglio i bambini». La raccolta firme ha raccolto ben 330.000 firme. Analoghe proposte sono state elaborate da molti altri enti e associazioni. Secondo i dati diffusi dall'istituto francese di statistica, quasi 10.000 bambini all'anno sono vittime di violenza sessuale, e circa 6.000 subiscono uno stupro. Dal 2009 al 2014 le molestie sessuali contro i minori sono aumentate del 40%, mentre gli stupri hanno subito un incremento del 25%.«Emmanuel Macron si è impegnato a fissare una soglia di età al di sotto della quale un bambino non potrà essere dichiarato consenziente in un rapporto sessuale», spiega alla Verità Caroline De Haas, membro di Le groupe F, un gruppo attivo nella lotta alle violenze sessuali e al sessismo. «Macron ha fallito. La legge proposta dal governo, infatti, abbandona questa idea. L'assenza di consenso da parte dei bambini andrà sempre provata in caso di violenza». «La delusione», prosegue la De Haas, «è grande tra tutte le associazioni femministe e della difesa dell'infanzia. Questo governo ha votato una legge inutile, che non cambia né la vita delle donne, né tanto meno quella dei bambini. Nessun mezzo finanziario è stato sbloccato per lottare efficacemente contro le violenze e nessuna proposta è stata fatta per contenere le violenze coniugali o quelle sul lavoro». «Come nel caso di tanti altri argomenti», conclude la nostra interlocutrice, «Emmanuel Macron ha scelto di preferire la comunicazione anziché l'azione».
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.
I tagli del governo degli ultimi anni hanno favorito soprattutto le fasce di reddito più basse. Ora viene attuato un riequilibrio.
Man mano che si chiariscono i dettagli della legge di bilancio, emerge che i provvedimenti vanno in direzione di una maggiore attenzione al ceto medio. Ma è una impostazione che si spiega guardandola in prospettiva, in quanto viene dopo due manovre che si erano concentrate sui percettori di redditi più bassi e, quindi, più sfavoriti. Anche le analisi di istituti autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) tengono conto dei provvedimenti varati negli anni passati.
Maurizio Landini (Ansa)
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.
Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.
Nel riquadro in alto l'immagine dei postumi dell’aggressione subìta da Stephanie A. Nel riquadro in basso un frame del video postato su X del gambiano di 26 anni che l'ha aggredita (iStock)
L’aggressore è un gambiano con una lunga fila di precedenti, però si era visto accordare la protezione speciale per restare in Italia. I clandestini sono 50 volte più pericolosi, ma sinistra e magistrati legano le mani agli agenti.
Vittime sacrificali di criminali senza pietà o effetti collaterali della «inevitabile» migrazione di massa? In questo caso il grande abbraccio che tanto intenerisce la Cei si concretizza con un pugno, una bottigliata, un tentativo di strangolamento, qualche calcione mentre era a terra, sputi, insulti. «Mi diceva che mi avrebbe ammazzata», scrive sui social Stephanie A., modella di origini brasiliane, aggredita lunedì sera nello scompartimento di un treno regionale Trenord della linea Ponte San Pietro-Milano Garibaldi, nella zona di Arcore. La giovane ha postato gli scatti dei colpi subìti ma anche alcune foto che ritraggono l’aggressore, fondamentali per identificarlo. Il suo appello non è caduto nel vuoto.





