2019-10-25
Oltre la metà del bonus figli vincolata al nido
L'assegno di 400 euro allo studio dell'esecutivo nasconde la fregatura: 250 potranno essere usati solo per l'asilo. Lo scopo è forzare i genitori a mandare i neonati a scuola. E chi vive in Comuni e Regioni che già garantiscono il servizio gratis sarà penalizzato.Un bonus per le famiglie con figli piccoli, che rischia però di non poter essere utilizzato da tutti i genitori. Il paradosso si trova nella bozza della manovra, lo «scheletro» di sei pagine che contiene le linee guida della legge di bilancio per il 2020. Si tratta ovviamente di misure non definitive, perché previste da uno schema di massima che ha fatto da canovaccio per la lettera con cui il governo ha risposto all'Unione europea; ma quanto è filtrato finora dà un'idea piuttosto chiara della direzione in cui l'esecutivo vuole muoversi per quanto riguarda le politiche familiari, e non mancano le perplessità.Per la famiglia, infatti, il testo di sintesi della manovra prevede l'istituzione di un fondo da 2 miliardi di euro nel prossimo triennio. Dal 2020 le risorse degli attuali bonus (nascita, bebè, voucher asili nido) confluiranno in un unico fondo che avrà una dote aggiuntiva di 500 milioni. Le risorse serviranno anche ad aumentare l'offerta di posti per gli asili nido, che al momento sono disponibili solo per il 24% dei bimbi tra 0 e 3 anni. In più, con una delega apposita, si avvierà il nuovo assegno unico per la famiglia da lanciare nel 2021.Ma proprio sul fronte dei contributi alla natalità è emerso il primo punto controverso. Per le famiglie lo schema prevede infatti un «bonus figli» unico, che dovrebbe essere erogato tramite un'apposita «carta bimbi» dalla dotazione di circa 400 euro al mese. La maggior parte dei quali, a quanto pare dovrebbe essere destinata a uno scopo preciso: coprire le rette degli asili nido.A spiegare le intenzioni del governo è stato il ministro per le Pari opportunità Elena Bonetti (del Pd), che ieri ha fatto sapere in un'intervista come nella manovra 2020 siano previste «tre misure principali a sostegno della natalità e soprattutto della prima infanzia». La prima, ha annunciato la Bonetti, è «un assegno mensile, universale, per tutti i nuovi nati già nel 2020, che va da 80 a 160 euro a seconda del reddito. Le famiglie meno abbienti avranno 160 euro al mese, le famiglie più ricche 80»: in tutto le fasce saranno tre, da 80, 120 e 160 euro. Ci sarà poi «una misura sugli asili nido: significa che le famiglie avranno un contributo per iscrivere e portare all'asilo nido i bambini, fino ad arrivare a 250 euro mensili, che significa 3.000 euro annui. Questo non solo per i nuovi nati, ma per la fascia da 0 a 3 anni», ha precisato la Bonetti, specificando infine che la terza misura «è il congedo di paternità esteso a sette giorni».Le perplessità maggiori riguardano proprio il contributo da usare per le rette degli asili nido. Si tratta di un bonus che, se fosse confermato, non avrebbe caratteristiche di universalità, per un semplice motivo: ci sono famiglie che per motivi personali, religiosi, culturali preferiscono non avvalersi di queste strutture, scegliendo di seguire i figli da 0 a 3 anni in altre maniere. Non è detto che tutti siano d'accordo con l'ipotesi avanzata dal governatore (Pd) dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, secondo cui «nei prossimi anni (l'asilo nido, ndr) deve diventare scuola dell'obbligo, perché credo nello 0-3 come servizio educativo e non parcheggio dove le mamme lasciano i bambini»; idea ribadita dall'ex premier Matteo Renzi, che durante il faccia a faccia con Matteo Salvini a Porta a Porta aveva dichiarato che «tutti devono mandare i figli all'asilo nido, anche coloro che non lavorano».Una posizione che non tiene appunto conto dei desideri delle famiglie contrarie all'idea che i bambini piccoli debbano frequentare gli asili nido, e dimentica anche un altro aspetto, certamente non secondario: esistono aree d'Italia, specie nel Nord, e intere regioni come la Lombardia dove il nido è già disponibile gratuitamente per tutti o per chi ne ha più bisogno. Ed ecco l'altro inghippo: per le famiglie residenti in queste zone il bonus nido così come è stato concepito sarebbe perfettamente inutilizzabile.Si tratta di Comuni non particolarmente grandi, come San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, o Spresiano, nel Veneto: nella cittadina emiliana i circa 3.00 bambini che frequentano il nido non pagano alcuna retta, indipendentemente dalla situazione Isee delle loro famiglie, mentre nel paese in provincia di Treviso la misura riguarda circa 240 bambini. Più esteso è l'intervento della Regione Lombardia, che con la misura «Nidi gratis» permette alle famiglie che presentano determinati requisiti di non pagare la retta per la frequenza di nidi e micronidi dei figli, integrando le agevolazioni già previste dai Comuni e addirittura provvedendo direttamente a saldare le cifre necessarie - senza che la famiglia debba anticipare nulla - se il bimbo frequenta una delle strutture inserite in un apposito elenco. Per il 2019-20, ad esempio, il Pirellone ha stanziato 37 milioni di euro, di cui 11,5 di risorse regionali (il resto proviene da fondi Fse) da destinare ai nuclei meno abbienti, con Isee uguale o inferiore a 20.000 euro e almeno un genitore occupato. Per tutte queste famiglie il contributo del governo rischia di essere semplicemente inutile.