2021-04-19
Oltre al Covid ci si è messo pure il protocollo
Le linee guida iniziali di Roberto Speranza hanno depistato tutti, descrivendo un morbo serio ma curabile come terrificante. Salvo vietare ai medici di dare ai malati farmaci veri: solo isolamento e paracetamolo. Che però hanno giocato entrambi nella squadra del virus.Covid-19 secondo gli ultimi studi era presente in Italia già dall'autunno del 2019. I medici hanno visto polmoniti interstiziali e atipiche e le hanno curate come sempre: antibiotico, cortisone, eparina. Forse ci sono state più polmoniti e più aggressive ma, nel caso, non ce ne siamo accorti: abbiamo continuato a vivere le nostre vite con la normalità del quotidiano. I morti sono morti da esseri umani, non da cani, circondati dei loro cari, se ne avevano, con l'estrema unzione, se l'hanno chiesta.A fine febbraio arriva il coronavirus. Anzi no. In effetti lui è arrivato molto prima. A fine febbraio arriva il terrore per il coronavirus. Questo terrore è stato creato dalla Cina, con una spettacolare operazione di marketing. La Cina, questo è il colpo di genio, non ha mentito: ha denunciato poche migliaia di morti perché ha avuto poche migliaia di morti su una popolazione sterminata. La notizia è arrivata in Occidente accompagnata da immagini terrificanti, girate da cellulari, come se fossero avvenute di nascosto: persone che crollavano per strada, l'esercito che richiudeva altre persone dentro casa inchiodando assi sulla porta. Tutti noi ingenui, prima, abbiamo creduto alla veridicità delle immagini e abbiamo dato per scontato che la Cina mentisse sul numero di morti, che non poteva che essere superiore, perché non è pensabile che una nazione venga messa agli arresti domiciliari per la mortalità di una normale influenza o poco più.In questa maniera la paura ha distrutto l'Occidente, in particolare l'Italia. A fine febbraio l'Italia è stata inondata di informazioni messe sul Web non si sa da chi che affermavano l'estrema pericolosità di somministrare antinfiammatori, in particolare l'acido acetilsalicilico e l'ibuprofene, che tutti abbiamo in casa, e che avrebbero fermato l'infiammazione, e raccomandavano il solo uso del paracetamolo, che non è un antinfiammatorio e quindi non ferma il Covid-19, il cui meccanismo patogenetico è l'infiammazione.Il ministero della Salute suggerisce con la circolare 5443 del 22 febbraio 2020 di avere di fronte una malattia completamente nuova, assolutamente incurabile e ferocemente mortale: nella circolare, reperibile su Internet, non si accenna a nessuna cura, si raccomandano mezzi di contenimento che sarebbero sproporzionati per l'Ebola e si raccomanda anche l'isolamento dei malati, un sistema crudele che peggiora lo stato di salute di tutti. La malattia è nuova, non è affatto incurabile e ha fortunatamente una letalità molto bassa. Grazie al fatto che - sempre per volontà del ministero della Salute - non si fanno autopsie, la malattia resta completamente incurabile per un incredibile numero di settimane, «curata», purtroppo, con la tachipirina, che è un antipiretico, non un antinfiammatorio. Non blocca la tempesta di citochine con cui il coronavirus aggredisce e uccide; in compenso blocca la febbre, che, in mancanza di altro, è l'unica difesa dell'organismo. Abbatte il glutatione che è un formidabile antinfiammatorio naturale. La tachipirina cioè gioca nella squadra del virus. Le persone malate sono state isolate: terrorizzate e isolate. Tutto quello che avevano era un numero telefonico messo a disposizione dal ministero, cui quasi sempre non rispondeva nessuno.La gente si è aggravata: qualsiasi tipo di polmonite atipica si aggrava, se invece di curarla con antinfiammatori, antibiotici e cortisone la curate solo con la tachipirina.I pazienti sono rimasti soli, con le loro polmoniti atipiche, in isolamento, disperati. Quando, dopo una decina di giorni senza cure, è arrivata la terribile tempesta di citochine, sono andati in ospedale in fin di vita e a quel punto la ventilazione meccanica non ha aiutato. Gli ospedali sovraffollati sono collassati. Alcuni medici e infermieri, esposti a ripetuti contatti senza protezioni adeguate, sono morti.Le linee guida del ministero che prescrivono tachipirina e vigile attesa, che vuol dire non fare un accidente di niente fino a quando non si abbassa il tasso di ossigeno nel sangue, cioè fino a quando è troppo tardi perché ci sono già danni, sono responsabili del disastro. Il quotidiano La Verità e la trasmissione televisiva Fuori dal coro di Mario Giordano parlano dei medici che curano con successo il Covid a casa con il cosiddetto protocollo di Cavanna (vitamine D e C, aspirina, azitromicina, idrossiclorochina, cortisone, eparina). Eppure sono state chiuse le pagine Facebook di coloro che osano dichiarare che il Covid-19 è curabile, purché sia curato immediatamente, a casa, e dando delle medicine. La mia pagina Facebook e il mio canale Youtube sono stati chiusi innumerevoli volte perché ho nominato l'idrossiclorochina e ho nominato il professor Luigi Cavanna. È incredibile come le linee guida del ministro Speranza e purtroppo la stragrande maggioranza dei medici di famiglia siano no dugs. Descrivono la malattia come terrificante, però si arrabbiano se qualcuno dà delle medicine vere per curarla. Un libro a questo punto imperdibile è Tachipirina - Paracetamolo e altri farmaci per abbassare la febbre. Sì o no? di Stefano Montanari e Antonietta Gatti (edizioni Macro). Se la tachipirina è un disastro per il Covid, può essere un buon farmaco per altre indicazioni? Certo: a quanti genitori è capitato di telefonare al pediatra perché il proprio figlio ha la febbre e sentirsi consigliare di dargli la tachipirina? Entrambi scienziati, uniti nella ricerca e nella vita, i due autori spiegano con termini comprensibili anche ai «non addetti ai lavori» il meccanismo d'azione del paracetamolo, il principio attivo contenuto in molti farmaci antipiretici di cui la tachipirina, appunto, è forse il più conosciuto e diffuso. Farmaco deriva dal greco pharmakon, termine che indica sia il medicinale che il veleno, a ricordare che nessun farmaco è privo di effetti tossici. La febbre è il risultato di un complesso sistema di difesa che l'organismo attua per proteggersi da agenti nocivi, e la scelta di privare il corpo di questa risorsa andrebbe valutata caso per caso: medicina personalizzata invece dei protocolli. Purtroppo, ricordano gli autori, l'osservanza del protocollo è alla base della medicina difensiva. Una medicina che non tiene conto che gli organismi superiori come l'uomo tendono a rispondere in modo differente agli stimoli esterni.Il libro illustra l'attività del paracetamolo, la sua capacità di consumare il glutatione, una sostanza prodotta dall'organismo per difendersi da elementi che possono danneggiare in modo grave le cellule, mettendo in correlazione i bassi livelli di questa sostanza nei bambini autistici con l'ipotesi che la somministrazione di paracetamolo in tenera età possa provocare autismo. È citato uno studio spagnolo in base al quale i bambini nati da madri che avevano consumato paracetamolo nelle prime 32 settimane di gestazione avevano il 30% di probabilità in più di essere autistici. I due scienziati sono gli scopritori delle nanopatologie, cioè delle malattie provocate da nanoparticelle, sostanze inorganiche che il nostro corpo non è in grado di eliminare: nel libro sono riportati i risultati ottenuti analizzando al microscopio elettronico le compresse di paracetamolo.Un'opera scritta in modo semplice ma rigoroso, che esorta a un uso più consapevole dei farmaci, dopo aver valutato i rischi e i benefici. Invito rivolto ai pazienti, ma soprattutto ai medici: ricominciate e curare. Tachipirina e vigile attesa hanno già fatto abbastanza danni. Ritrovate il coraggio con cui vi siete iscritti a Medicina, ricominciate a curare!Il 70% delle polmoniti sono batteriche e il 90% delle polmoniti virali sono complicate da batteri. Qualsiasi polmonite, se la curate solo con la tachipirina, senza neanche uno straccio di antibiotico, si aggrava e riempie le rianimazioni. Non è stato solo il coronavirus, ma pure il non curarlo. È stata - anche - malasanità.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
Continua a leggereRiduci