2020-08-03
Oggi s’inaugura il ponte di Genova senza i parenti dei morti sul Morandi
I familiari attaccano: «Benetton mai estromessi». Sulle strade liguri restano gli ingorghi.Sono sacrosante le parole di orgoglio di Giovanni Toti, il presidente della Regione Liguria, scritte ieri su Twitter alla vigilia dell'evento di oggi, l'inaugurazione del ponte Genova San Giorgio: «Dimostreremo al Paese e soprattutto a noi stessi di poter vincere ogni sfida». E in effetti basta scorrere le cifre dell'opera per avere il senso di un traguardo davvero impressionante: 17.400 tonnellate d'acciaio lavorate da 800 uomini; 67.000 metri cubi di calcestruzzo; fino a 350 ingegneri e tecnici mobilitati ogni giorno per la saldatura e l'assemblaggio. Per non dire delle squadre di oltre 50 persone con maxi gru e altre attrezzature gigantesche per completare e issare gli impalcati (del peso di 1.800 tonnellate). La firma del contratto con il consorzio è stata apposta il 18 gennaio 2019, i lavori sono partiti a metà aprile di quell'anno e sono stati ultimati il 28 aprile del 2020. Obiettivamente, un record: un bellissimo risultato per le imprese italiane coinvolte (Fincantieri Infrastructure e Salini Impregilo in primo luogo) e anche per la politica locale e regionale, partendo dal sindaco e commissario per la costruzione Marco Bucci e arrivando al già citato Giovanni Toti. I due saranno i primi a prendere la parola oggi, mentre il presidente Sergio Mattarella taglierà il nastro. Prima di tutto, però, ci sarà una pagina toccante: il commento musicale di Creuza de ma, la lettura dei nomi delle 43 vittime, e un minuto di silenzio. Prevedibile l'assalto di ministri ed ex ministri, già sgomitanti per la passerella e l'inquadratura tv: oltre al premier Giuseppe Conte, sono previsti in prima fila Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Paola De Micheli, Lucia Azzolina e pure l'ex titolare del Mit, Danilo Toninelli. Attenzione, però: ci saranno dei grandi assenti, e cioè i familiari delle vittime, che hanno gentilmente ma fermamente detto no alla richiesta di Mattarella di incontrarli nel momento e sul luogo dell'inaugurazione. Per tutti ha parlato, sentita dal Secolo XIX, la presidente dell'associazione che riunisce i familiari, Egle Possetti: «Emotivamente, vedere il nuovo ponte nelle stesse mani di chi gestiva il Morandi quando è crollato portandosi via le vite dei nostri cari, fa troppo male e non possiamo accettarlo. La gestione deve cambiare e chi aveva il controllo della società al momento del crollo se ne deve andare». In sostanza, poiché non si è ancora sciolto il nodo del controllo di Aspi (con la compagine societaria che vede tuttora il ruolo dominante della famiglia Benetton), i familiari non ci stanno. Bel capolavoro del governo, verrebbe da dire. Aveva promesso la revoca della concessione, e non ha voluto né saputo realizzarla, a causa dell'irresolutezza di Conte e delle liti continue tra Pd e M5s. Poi, in subordine, aveva assicurato una trattativa serrata per far entrare Cdp e far scendere i Benetton, ma, comunque la si pensi su questa operazione, non si è riusciti a finalizzarla prima dell'inaugurazione. A completare la beffa, ha provveduto ancora il governo, con la surreale gestione del calendario delle verifiche, delle ispezioni e dei controlli di sicurezza sull'intera rete autostradale e sulle relative gallerie liguri, che hanno da settimane (e proprio nel momento del maggior traffico estivo, degli spostamenti più massicci per i weekend di vacanze) paralizzato l'intera regione, costringendo gli automobilisti ad attese snervanti e a code record. Il paradosso è che c'erano stati i lunghi mesi del lockdown a disposizione per svolgere l'attività ispettiva: e invece si è scelto, sollevando la giusta e reiterata protesta di Giovanni Toti, di concentrare tutto proprio al momento della ripartenza. Siamo alle solite: c'è chi fa e fa bene (in questo caso, un'alleanza virtuosa di politica locale e regionale e del meglio delle imprese italiane), e c'è invece chi combina guai e macchia i risultati raggiunti dagli altri, salvo poi presentarsi con l'abito buono e sistemarsi in prima fila a favore di telecamera.