2018-08-10
Hamas attacca ancora Israele: la Lega sta con Tel Aviv, la Farnesina un po' meno
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Per la prima volta da quattro anni, un missile palestinese colpisce la zona di Be'er Sheva. In 24 ore piovono sullo Stato ebraico 180 obici. L'esercito di Gerusalemme reagisce attaccando circa 150 obiettivi terroristici. La stampa italiana, come sempre difende il Paese arabo. La notte di guerra nella Striscia di Gaza ha però un nuovo riflesso politico, con due reazioni differenti da parte del ministro dell'Interno e degli Esteri.È sempre più tesa la situazione nella Striscia di Gaza. Tutto comincia con l'offensiva scatenata contro Israele - a partire dalla notte tra mercoledì e giovedì - da Hamas, il gruppo terrorista ormai egemone nel campo palestinese: in circa 24 ore di attacco, sono stati lanciati 180 missili, che avevano bersagli indiscriminati, incluse case e fabbriche, e che hanno prodotto una ventina di feriti, tra cui una donna - una lavoratrice thailandese - in condizioni gravi. Per la prima volta da quattro anni, un missile palestinese è arrivato nella zona di Be'er Sheva. Obiettivo principale è stata la città di Sderot. Secondo i media locali, dopo questa pioggia di attacchi, il 40% dei bimbi della zona israeliana colpita manifesta sintomi di ansia e disturbi psicosomatici tipici delle situazioni post-trauma. Anche centinaia di adulti sono stati portati in ospedali e nei centri medici in condizione di choc.Naturalmente non si è fatta attendere la reazione dell'esercito israeliano, che si è concentrata su 150 obiettivi di Hamas nella Striscia. La stampa italiana ha sottolineato in particolare la distruzione di un palazzo di cinque piani: omettendo però di ricordare che il palazzo ospitava il quartier generale delle forze di sicurezza interne del gruppo terroristico. Come sempre, infatti, l'esercito israeliano ha mirato la sua azione su obiettivi militari: tra questi, oltre al palazzo citato, una fabbrica di componenti per tunnel, un deposito di armi, una zona usata dal comando navale di Hamas. Nel campo palestinese, si contano tre morti.È particolarmente significativa la tempistica dell'attacco di Hamas, proprio mentre in Egitto sarebbero in corso i colloqui di riconciliazione tra i diversi gruppi palestinesi. Non è difficile leggere il tentativo di Hamas di scaricare su Israele ogni responsabilità per l'andamento di quella difficile e incerta sessione. E' altrettanto chiaro che l'esercito israeliano è pronto a rispondere ancora, se necessario, senza escludere un'operazione su scala più vasta nella Striscia di Gaza.Sul versante italiano, ci sono almeno due aspetti da sottolineare. Sul piano mediatico, la consueta equiparazione - da parte dei mainstream media - tra la democrazia israeliana e i terroristi di Hamas, di fatto messi sullo stesso piano. Anzi, molte cronache - scritte e audiovisive - si sono concentrate pressoché esclusivamente sulla morte di una donna incinta palestinese e di sua figlia, omettendo di spiegare la dinamica della vicenda: attacco di Hamas, e successivo esercizio del diritto di difesa da parte di Israele.Sul piano politico, non è stata affatto notata una divaricazione clamorosa tra la reazione del ministro degli Interni Matteo Salvini e quella della Farnesina. Il leader della Lega ha dichiarato di «seguire con preoccupazione questa nuova fiammata di violenza partita da Gaza e seguita dalla risposta difensiva di Israele, il cui diritto alla sicurezza non può essere messo in discussione». In poche righe, Salvini ha messo nero su bianco due punti: la ricostruzione della corretta cronologia degli avvenimenti, e la sottolineatura del diritto di difesa da parte di Israele.Si tratta della stessa chiave scelta dal Dipartimento di Stato Usa, che ha indicato la «responsabilità dei gruppi terroristici che dominano Gaza» e ha ribadito il «supporto americano al diritto di Israele di difendersi».Ben diversa - ovattata e sostanzialmente equidistante tra Gerusalemme e un gruppo terroristico classificato come tale anche dalla Ue - la nota della Farnesina, che si è limitata a «esprimere profonda preoccupazione», a «condannare l'escalation», e ad «auspicare che prevalga la moderazione, che cessino le violenze e che il 'cessate il fuoco' sia rispettato da tutte le parti coinvolte». Che, come si vede, vengono messe tutte sullo stesso piano: è evidente che il comunicato di Salvini e quello del Ministero guidato da Enzo Moavero Milanesi esprimono due linee pressoché opposte di politica internazionale.