2024-08-15
Il commissario anti-Italia è pagato dalla Cina
Gunther Oettinger (Getty Images)
Il tedesco Oettinger, ex responsabile del bilancio di Bruxelles , nel 2018 spingeva per la decarbonizzazione e invitava i mercati ad «insegnarci come si vota». Adesso fa il consulente di Shein, una società di moda che vuole «usarlo» per evitare i dazi.Mentre Bruxelles annuncia che vuole mettere i dazi sui prodotti cinesi a basso costo per frenare l’invasione sui mercati italiani, un suo ex commissario dà una mano alle grandi piattaforme di e-commerce per gestire le nuove regole. Sembra paradossale ma la normativa per combattere la concorrenza sleale dei colossi cinesi del commercio online non è ancora pronta e oltre la Grande Muraglia i grandi gruppi del web si sono già attrezzati per aggirarla. E lo fanno servendosi proprio dei migliori esperti in materia che fino a qualche tempo prima erano al servizio delle istituzioni europee in posti apicali e dispensavano dichiarazioni sulla transizione ecologica e soluzioni per salvare il pianeta. Stiamo parlando di Shein, un big del commercio digitale che fondato nel 2008 da un imprenditore genio dell’informatica e approdato nell’Ue nell’agosto 2023, si è rapidamente imposto con strategie di vendita molto aggressive, dando del filo da torcere perfino ad Amazon. Basti pensare che dal primo febbraio 2024 al 31 luglio 2024, ha avuto in media 126 milioni utenti attivi mensili sono in Europa. Un risultato raggiunto con politiche dei prezzi improntate al massimo ribasso e con l’uso sofisticato dell’intelligenza artificiale con la quale riesce a produrre articoli appena tre giorni dopo l’identificazione di una nuova moda. Inoltre limitando i suoi ordini a piccoli lotti di circa 100 articoli per misurare l’interesse dei clienti, azzera quasi i rischi di restare con i magazzini pieni, mentre altri suoi concorrenti, come Zara, ordinano quantità maggiori (circa 500), esponendosi al pericolo di perdere profitto se poi le vendite sono sotto le stime.Questo colosso che secondo gli analisti di Jp Morgan ha quasi raddoppiato l’investimento nel 2024, per le sue attività di marketing (quasi 3 miliardi di dollari, rispetto agli 1,7 nel 2023), figurarsi se si lascia fermare dalle minacce di Bruxelles di imporre dazi sui prodotti a basso costo. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Shein ha assunto come consulente nientemeno che l’ex commissario europeo al Bilancio (e prima commissario per l’energia), il tedesco Gunther Oettinger, che dovrebbe aiutarlo a superare gli ostacoli normativi europei prima della quotazione alla Borsa di Londra, in vista delle maggiori imposte doganali. Si tratta proprio di quel commissario che non solo insisteva sulla decarbonizzazione ma che a maggio 2018 si permise di lanciare un alert sulle votazioni politiche italiane: «I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto». Una frase che scatenò il pandemonio e che lo costrinse a ritrattare e scusarsi. Un tentativo evidente di manipolazione dei meccanismi democratici di un Paese. D’altronde non era la prima volta che Berlino tentava di entrare negli affari interni italiani per condizionarli. Come non è la prima volta che la Germania interpreta le regole europee a proprio uso e consumo. Ricordiamo le arringhe contro gli aiuti di Stato mentre alle banche venivano elargiti a piene mani fondi pubblici per evitarne il tracollo. E il surplus di bilancio in violazione dei trattati europei.Perché quindi stupirsi se Oettinger, illustre membro del partito conservatore tedesco Cdu, da fervente difensore della transizione ecologica, ha fatto un voltafaccia accettando di “aiutare” chi è considerato tra i responsabili delle maggiori emissioni inquinanti. Peraltro in passato l’ex commissario, aveva fatto commenti denigratori sui cinesi. Ma non finisce qui. Oettinger è membro del consiglio consultivo della società di consulenza Kekst Cnc e il sito businessoffashion riporta che secondo il registro per la trasparenza dell’Unione europea, Shein l’anno scorso ha versato a quella società quasi 200.000 euro.La Commissione europea, negli ultimi anni ha acceso i riflettori sull’industria dell’ultra-fast-fashion, da quando la presidente Ursula von der Leyen l’ha definita «veleno» per l’impatto ambientale dei vestiti usa e getta. Ciò non ha impedito a Shein di espandersi. Anzi ora sta preparando il debutto in Borsa. Secondo un report di Reuters, il fast fashion rappresenta la metà delle spedizioni transfrontaliere e-commerce della Cina e un terzo degli aerei cargo a lunga percorrenza. Shein è stata più volte attenzionata dalla Commissione Ue per violazione delle norme sulla tutela dei consumatori e dei dati e in passato ha dovuto rispondere a diverse cause per contraffazione intentate da brand di fama internazionale tra i quali Levi’s e Ralph Lauren. Ad aprile scorso è stata inserita da Bruxelles nella lista delle «Very large online platform» che imporrebbe il rispetto di regole più stringenti, previste dalla direttiva sul commercio elettronico (Dsa). Nel 2022 Bloomberg aveva segnalato che alcuni capi venduti da Shein erano realizzati con cotone proveniente dalla regione cinese dello Xinjiang, dove era esercitato lo sfruttamento dei lavoratori. Businessoffashion riporta che Shein l’anno scorso ha speso 2,5 milioni di dollari in attività di lobbying negli Stati Uniti e nella Ue. Questo enorme movimentazione di capitali svela l’ipocrisia che spesso si nasconde dietro ai programmi green dell’Europa: dietro alla facciata buonista e ambientalista ci sono sempre enormi ritorni personali ed economici.