2024-12-25
«Io, per 30 anni intrappolato in una setta»
Toni Occhiello, presidente dell’Associazione italiana vittime delle sette (Imagoeconomica)
Il presidente dell’Aivs, Toni Occhiello: «Fu una grande illusione, a loro donai pure 100.000 dollari. Lasciai dopo che un’adepta si era impiccata. L’isolamento da pandemia ha favorito la proliferazione di queste organizzazioni. Greta Thunberg pare una santona saccente».Toni Occhiello è il presidente di Aivs, l’Associazione italiana vittime delle sette, fondata a Potenza nel 2016. Settantadue anni di cui 30 passati all’interno di una tra le sette più diffuse al mondo. «Vi entrai quando lavoravo a Los Angeles, dopo aver conosciuto sul set di un film di Spielberg una ragazza che sarebbe diventata la mia fidanzata», racconta lo sceneggiatore e regista pugliese, dal 2010 cittadino americano per merito in quanto «alien of extraordinary ability» (straniero di straordinaria abilità).Che ricordo ha di quei 30 anni?«Di una grande illusione. La prima volta che la mia ragazza mi portò a uno di questi meeting a North Hollywood, proiettavano un filmato in 16 millimetri di un guru carismatico che parlava di fronte a una folla oceanica in uno stadio. Pensai: “Ma chi sono ’sti pazzi?”».Ebbe dei problemi quando decise di uscirne?«A livello di carriera, soprattutto. Finché sei lì ti trovi in una bolla, sommerso da questo fenomeno che noi chiamiamo love bombing: un gruppo di sconosciuti che ti tratta come se fossi la persona migliore al mondo. Poi c’è una componente di superstizione fortissima, fin dall’inizio ti viene detto: “Noi siamo la tua famiglia, se uscirai rimarrai solo, il karma ti punirà”. Io purtroppo sono superstizioso di natura, lo ammetto, e ciò contribuì a intrappolarmi».Ci ha rimesso molti soldi?«Tutto sommato mi è andata bene, avrò donato 100.000 dollari».Pensi se fosse andata male...«Nel periodo di maggior follia, avevo autorizzato un prelievo automatico del 5 per cento dei miei guadagni».Cosa la risvegliò da quel torpore?«Nel gruppo che frequentavo c’era una signora, con dei figli e una situazione famigliare complicata, che continuamente veniva incoraggiata a fare donazioni. Una sera, dopo che due responsabili della setta ebbero fatto visita a casa sua (probabilmente per ulteriori pressioni psicologiche), la donna si suicidò impiccandosi alla rampa delle scale. Qualche giorno più tardi, durante una riunione, ci dissero: “Sappiamo che la signora si è impiccata, ma noi non c’entriamo nulla, era il suo karma”. Questo cinismo, questa mostruosa mancanza di umanità furono la spinta di cui avevo bisogno».Cosa si intende esattamente per «setta»?«Lo ha illustrato quasi scientificamente il più grande studioso di sette, Steven Hassan. Le caratteristiche principali sono la leadership autoritaria e la struttura piramidale, l’inganno dei membri (ai quali vengono inizialmente nascosti obiettivi e aspettative) e il controllo distruttivo della mente. Noi, come Aivs, distinguiamo tra organizzazioni multinazionali e locali; le prime sono vere e proprie corporation». Esistono dei campanelli d’allarme?«Se in un periodo buio qualcuno ti avvicina proponendoti di partecipare a una riunione (“So che hai dei problemi, perché non vieni con me a questo meeting?”) è un’imboscata: non appena ti presenti, scatta il lavaggio del cervello».Si può dire che la setta più potente della storia italiana sia stata la massoneria?«Onestamente non so. In California ho un amico massone, ma non mi ha mai invitato a incontri garantendomi soluzioni. So, invece, di persone che farebbero carte false per entrare».Nel mondo, forse il caso più eclatante fu la Family di Charles Manson.«Quella vicenda segnò la fine del fenomeno hippy e il passaggio dagli anni Sessanta del “You, me and everyone else” ai Settanta del “Me, me, me”. Con Manson si chiuse un’epoca. Dispiace che non sia servito come monito».Lì le droghe giocarono un ruolo importante.«Senza dubbio. Devo dire che nella mia esperienza americana non ne giravano molte. Quando con la fidanzata venimmo a Roma a visitare la branch italiana della setta, però, restammo sconvolti. Avevano raccolto la feccia della società: ex tossici, ex terroristi, ex prostitute...».Il sesso quanto incide?«Molto. Nelle sette locali è l’asservimento al santone in un rituale fintamente esoterico; in quelle multinazionali favorisce il formarsi di coppie e alimenta il proselitismo. La coppia pone meno problemi anche sotto l’aspetto delle offerte, poiché l’affiliato non deve rendere conto al partner delle uscite economiche. Spesso, infatti, il gruppo agisce subdolamente per spezzare le coppie “miste”».Il pensiero comune è: «Bisogna essere stupidi per cascarci».«Conosco gente brillante e di cultura che ci è cascata. Chiunque può cedere, se colto al momento giusto. Le sette puntano tantissimo su coloro che si trovano in quella fase, tra i 20 e i 50 anni, in cui si cerca di sviluppare il proprio potenziale umano».Può tracciare un identikit della vittima sacrificale?«Una persona con problemi famigliari o economici rilevanti, con una propensione all’idealismo e un pizzico di pigrizia e superstizione. Pigrizia perché affidarsi al pensiero magico è anche un modo per non farsi il culo, mi passi l’espressione».A proposito di idealismo: secondo lei la retorica green del cambiamento climatico ha un che di settario?«Sicuramente la realtà che circonda la ragazzina svedese Greta Thunberg ha qualcosa. Un’altra grande illusione, con la classica figura di mini santona saccente che raccoglie una massa di gente ignorante e confusa».Il guru, invece, a quale tipo umano appartiene?«Quello multinazionale è una specie di boss mafioso. Il guru locale è un poveraccio, un disgraziato che trova dei disgraziati più disgraziati di lui, il più delle volte per scopi meramente sessuali».Cosa rende così difficile spezzare le catene?«Cito un mio ex “commilitone”: “Toni, lo so che sono dei farabutti, è gente spregevole. Però negli anni mi hanno fatto recidere i legami con la famiglia, gli amici... Se esco fuori a 60 anni dove vado?”. È tutto qui».Quando non si arriva al ricatto.«Per fortuna non l’ho sperimentato».Avevo letto alcune storie su Scientology...«Se guarda il documentario di Alex Gibney, Going clear, resta agghiacciato».Eppure è un’organizzazione che opera alla luce del sole.«Ma sono le sette locali a nascondersi, le sette multinazionali non hanno alcun interesse a farlo. Al contrario, cercano visibilità e riconoscimento. Nascondono ciò che accade al loro interno, semmai».Qual è la situazione in Italia, oggi?«L’ultimo osservatorio del Viminale, risalente al 1998, inquadrava la presenza di 76 sette; oggi se ne contano oltre 500, numero che noi riteniamo sottostimato, concentrate soprattutto nel Nord Italia».Suppongo che censirle tutte sia impossibile.«È un continuo proliferare. Per paradosso, l’isolamento fisico della pandemia ha contribuito alla nascita di nuovi movimenti online».L’utilizzo massivo di internet e dei social media deve avere aumentato la vostra mole di lavoro in maniera esponenziale.«La situazione è peggiorata al punto che ci è sfuggita di mano. In tempi di grande incertezza economica, l’attrattiva di chi propone soluzioni di pensiero magico cresce sensibilmente».Quante segnalazioni ricevete?«Da una a tre al giorno. Parliamo di circa 4 milioni di persone coinvolte. Purtroppo, in assenza di legislazione non possiamo dare risposte soddisfacenti».Vale a dire?«Nel 1981 si abolì il reato di plagio: una scelta funesta. Sicuramente c’erano dei lati bui in quella legge, ma andava sostituita per non lasciare un vuoto normativo che dura da 43 anni. Nonostante le nostre segnalazioni alla Sas, la Squadra antisette della Polizia di Stato, a meno che non si tratti di minori, violenze fisiche o truffe comprovate, le forze dell’ordine hanno le mani legate».Il fatto che qualcuno, come lei, ci lasci ingenti quantità di denaro non costituisce una truffa?«Purtroppo no, si tratta di donazioni volontarie».Mi perdoni... Wanna Marchi è andata a processo e si è fatta 9 anni di carcere per avere venduto del sale a persone consenzienti.«Wanna Marchi non era un impero economico multinazionale».È solo una questione di potere, quindi.«Eh, certo. Ma sa che mi hanno chiamato i responsabili di una setta induista per chiedermi come potevano fare per ottenere l’8x1000. Siamo al paradosso. Ormai perfino i satanisti rivendicano il diritto a essere riconosciuti come religione».Perché? Che ruolo gioca la religione?«In realtà nessuno, ma serve da pomposo paludamento per legittimarsi. Specie in un Paese confessionale come l’Italia, il semplice evocare lo status di religione ha un effetto immunifico totale».Lei è credente?«Sono nato in una famiglia cattolica, ma non ho mai praticato. Dopo aver lasciato la setta, c’è stato un cauto riavvicinamento; mi piace entrare nelle chiese e pregare, ma non sono tipo da dogmi. Se davvero esiste l’inferno, spero di non finirci (sorride)».In che modo opera la sua associazione?«In tre direzioni: informando, facendo lobbying in ambito parlamentare per promuovere una legislazione che colmi la vacatio legis, e offrendo assistenza psicologica e legale a chi è già uscito dalla setta. Farlo prima sarebbe inutile. Per citare Oscar Wilde, sarebbe come giocare a scacchi con un piccione: si muoverebbe buttando all’aria tutti i pezzi sulla scacchiera per poi defecarci sopra».Nel libro Occulto Italia (Rizzoli, 2011), scritto da Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, c’è un passaggio che recita: «La struttura verticistica di una setta è il sogno inconfessabile di ogni leader politico».«Credo che avere un controllo simile sia il sogno di tanti politici. Con una differenza, però: un leader politico deve rendere conto del suo operato, il leader di una setta no. Quando le cose vanno bene il merito è suo, se vanno male la colpa è degli adepti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.