2023-11-23
«Obbligo di vaccino incostituzionale»: annullata la multa a un’infermiera
Accolto a Padova il ricorso contro ministero e Agenzia delle entrate di una sanitaria che rifiutò di inocularsi. Per il giudice, infatti, imporre la profilassi fu un atto illegittimo: «Il trattamento non tutelava la salute altrui».Flop dei sieri aggiornati, sebbene siano gratuiti per tutti. Somministrate appena 700.000 dosi su una platea di 20 milioni. Fiale a rischio scadenza per 300 milioni di euro.Lo speciale contiene due articoli.La multa di 100 euro per i non vaccinati violava i principi costituzionali. Un ricorso, contro il ministero della Salute e l’Agenzia delle entrate riscossione, è stato accolto con motivazioni che andrebbero fotocopiate e inoltrate a quanti ancora mettono in dubbio l’urgenza di una commissione che indaghi sulla gestione della pandemia di Covid-19 nel nostro Paese. Lo scorso luglio, il giudice di pace di Padova, Davide Piccinni, aveva emesso una sentenza di cui solo pochi giorni fa sono stati pubblicati i presupposti e i motivi su cui si è fondato il provvedimento. Oggetto del ricorso, presentato da un’infermiera di 59 anni, era l’avviso di addebito emesso dall’agenzia incaricata dal ministero della Salute di riscuotere la sanzione per gli over 50, che al 15 giugno 2022 non avevano rispettato l’obbligo vaccinale. Avviso illegittimo, dal momento che il 31 dicembre 2022 era entrata in vigore la legge che sospendeva i pagamenti, quindi anche l’attività di riscossione doveva risultare sospesa; e «illegittimità dell’obbligo vaccinale» in quanto «in conflitto» con principi della Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il giudice osserva che l’articolo 4 del decreto legge dell’aprile 2021, contenente «Obblighi vaccinali per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitari», «sembra prevedere un trattamento sanitario obbligatorio». Però, afferma che «nessuna delle condizioni previste dall’articolo 33 della legge 833/78, in materia di trattamento sanitario obbligatorio», ovvero la presenza di un provvedimento del sindaco nella sua qualità di autorità sanitaria e la «proposta motivata» di un medico, «risultano essere state soddisfatte». Eppure, agli over 50 fu imposto l’obbligo di sottoporsi a vaccinazione e, se non obbedivano, l’applicazione di una sanzione pecuniaria, «in contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione», scrive il giudice Piccinni. L’obbligo ha creato una «disparità di trattamento», afferma, mentre tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge (articolo 3). Inoltre, sottolinea che «la previsione dell’obbligatorietà» per la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 è contro quanto sancisce l’articolo 32: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». E risulta «non conforme» con una serie di pronunciamenti emessi «nel corso degli ultimi trent’anni» dalla Corte costituzionale, rispetto ai trattamenti sanitari obbligatori. Il giudice ricorda che un trattamento sanitario obbligatorio deve essere «ben determinato, quindi previsto in modo sufficientemente preciso e puntuale dalla legge». Gli altri principi cui attenersi è che «non sia pregiudizievole per la salute del soggetto che vi è sottoposto; che in caso di eventuali conseguenze dannose preveda un equo indennizzo; che la legge istitutiva osservi il limite del rispetto della persona umana». L’obbligo imposto, in questo caso agli over 50, rispettava simili necessità? Niente affatto, si dichiara nella sentenza, perché in conflitto con la legge fondamentale della Repubblica e perché il trattamento sanitario imposto «non impedisce di contrarre il virus non assicurando, conseguentemente, la preservazione della salute altrui».Da tre anni, centinaia di migliaia di cittadini chiedono che siano riconosciuti i soprusi commessi durante l’emergenza sanitaria in nome del «bene collettivo», mentre pochi medici, pochissimi politici e solo qualche magistrato ammettono la fondatezza delle proteste.«Questa sentenza dimostra che quando il giudice verifica i dati e le evidenze documentali, riesce a svincolarsi dal dogma mediatico sull’asserita e immutabile validità scientifica della vaccinazione anti Covid», commenta l’avvocato Pierfrancesco Zen, legale della signora che aveva presentato il ricorso. «Dogma inizialmente sposato anche dalla Corte costituzionale che, però, con la sentenza n. 173 del 20 luglio scorso ha individuato nel giudice di merito la figura destinata ad approfondire la normativa anche secondaria, come circolari, decreti, proprio sulla base delle conoscenze che via via si formano su una materia in continua evoluzione». Le considerazioni conclusive dell’avvocato, giudice di pace a Padova, sono l’ulteriore conferma di quanto sia necessario indagare sulla sciagurata gestione della pandemia, e della salute degli italiani, attraverso una commissione di inchiesta. Piccinni dichiara che l’urgenza di «mettere a punto un rimedio farmacologico all’epidemia», ha di fatto «compresso i tempi di sperimentazione del frutto della ricerca scientifica. E anche lo studio dei possibili effetti collaterali del farmaco […] non ha, verosimilmente, potuto compiersi nei tempi più congrui».Però milioni di lavoratori furono obbligati a vaccinarsi. Per molti, il costo in termini di salute è diventato enorme, così pure l’incognita di infermità future.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/obbligo-vaccino-incostituzionale-2666337355.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="richiami-allhub-solo-il-3-dei-fragili" data-post-id="2666337355" data-published-at="1700700035" data-use-pagination="False"> Richiami, all’hub solo il 3% dei fragili La campagna vaccinale per l’anti-Covid aggiornato è un fallimento su tutta la linea. Degli over 60 che dovrebbero essere immunizzati, solo il 3% ha ricevuto la dose. Eppure, come annunciato ancora a settembre dal ministro della Salute Orazio Schillaci, è offerto gratuitamente a tutti, non solo agli over 60, donne incinte, fragili e operatori sanitari. I dati sono impietosi. Dall’inizio della campagna autunno-inverno, le dosi somministrate di anti-Covid aggiornate a XBB.1.5 sono 716.159, secondo la dashboard del ministero della Salute al 19 novembre. Se sei considera che sono circa 20 milioni le persone a cui sarebbe raccomandato, perché, appartenenti a categoria a rischio, è evidente che si tratta di un fiasco. «Dietro questi bassi numeri di immunizzati con i vaccini aggiornati», secondo Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute durante la pandemia, «c’è sicuramente una certa stanchezza vaccinale, favorita però anche da messaggi un po’ troppo rassicuranti sul Covid, che hanno finito per convincere gli scettici a non farsi avanti». Sarà, ma a questo però si deve aggiungere anche una buon dose di cattiva organizzazione, perché «le fiale del nuovo vaccino contengono 10 dosi», spiega Rezza, «e per non sprecarle è necessario che i medici organizzino gruppi di persone a rischio da immunizzare». Ma c’è di più. «I vaccini andavano consegnati insieme (all’antinfluenzale, ndr) e subito, invece quelli anti-Covid stanno arrivando solo ora e a piccole dosi», denuncia Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, che ammette: «Questo ci ha fatto perdere per strada molta della popolazione a rischio che si sarebbe potuta immunizzare dal Sars-Cov19 oltre che dall’influenza». Alla lista si dovrebbe poi aggiungere anche la stanchezza dei medici di famiglia che, sempre in meno e con più assistiti, difficilmente si sono messi al telefono per convincere i fragili a farsi avanti. Per non farsi mancar nulla, anche gli accordi per la somministrazione nelle farmacie non sono andati lisci. È così servito il flop di questa campagna vaccinale d’autunno. Fosse solo questo. Dietro all’insuccesso c’è anche uno spreco economico non da poco. Solo per il prodotto a mRna di Pfizer aggiornato ci sono da smaltire qualcosa come 19 milioni di dosi. Se si considera che il prezzo d’acquisto è intorno ai 19 euro l’una, anche se si raggiungessero i 2 milioni di inoculazioni (stima ottimistica, visto che si tratta di circa il 10% del totale) se ne avanzerebbero circa 17 milioni che rischiano di andare al macero, con uno spreco pari a oltre 300 milioni di euro. Tutti questi calcoli sono al netto di un altra questione. Il fallimento delle vaccinazioni anti-Covid sta rischiando di portare giù anche quelle antinfluenzali, che si rivolgono alle stesse persone: in pochi hanno voglia di fare la trafila di prendere due appuntamenti distinti per farsi pungere il braccio. Le previsioni non sono rosee. A novembre inoltrato, le dosi somministrate crescono poco. Nell’ultima settimana le iniezioni-scudo sono state 195.377, in lieve aumento rispetto alle 181.743 dei 7 giorni precedenti, ma oltre il 60% del totale delle somministrazioni si concentra in tre regioni che insieme totalizzano 456.610 richiami: la Lombardia (233.935), Emilia Romagna (112.284) e Toscana (110.391). Lombardia e Piemonte si sono attivate ricordando che il vaccino è gratis per tutti, ma le coperture più alte, tra il 7-8% sono sono in Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna.