2021-12-19
Il Nutriscore nega i fondi Ue ai vini italiani
I nuovi criteri relegano in fondo alle graduatorie i prodotti, come salumi e alcolici, che non si allineano ai diktat del Farm to fork. Regole che favoriscono alimenti Frankenstein, insetti e carne in provetta, su cui le multinazionali stanno investendo miliardi.L’Europa ha invitato a cena Frankenstein e ha deciso di mandare in pensione i contadini. Ma allo stesso tempo penalizza il vino e stavolta con un tacito assenso dell’Italia. Il delirio green che tutto è tranne che ecologico, la pressione delle multinazionali della nutrizione che vogliono spartirsi una torta enorme (in dieci capitalizzano all’incirca 1.400 miliardi di dollari e controllano il 70% del mercato del trasformato che vale 5.000 miliardi di dollari) portano l’Europa da quando è guidata da Ursula von der Leyen a lavorare in danno dell’agricoltura e in particolare di quella italiana che è una «pericolosa» eccezione. Noi con lo 0,50 della superficie mondiale traiamo dal sistema agroalimentare un valore diretto di circa 160 miliardi ed esportiamo per 52. Ebbene per soffocare questo modello si sono inventati due parole d’ordine: il green e il cibo etico. Sulla scorta di questo ci stanno vendendo la carne artificiale e vogliono sostituire la nostra dieta con cibi a base vegetale iper processati. Sono i cibi Frankenstein accoppiati alle cosiddette nuove fonti proteiche: locuste, bachi, carne di coccodrillo e di serpente. Perché? Semplice la terra ora serve a coltivare biocarburanti.Se ne è parlato in un convegno per la presentazione del volume del giornalista Gilles Luneau che per Nouvelle Observateur ha condotto una serie di inchieste attorno al cibo Frankenstein. Il libro (edito da Castelvecchi) si intitola Carne artificiale? No grazie e racconta come si producono i cibi estratti da sostanze vegetali e come si lavora nei laboratori chimici per produrre le staminali da cui generare il falso filetto. Non va dimenticato che in questo business è entrato Bill Gates o che l’Ue sponsorizza la società con cui Leonardo DiCaprio vuole produrre bistecche sintetiche. Spiega Luneau: «Le start up che lavorano alla produzione di carne sintetica o a succedanei della carne su base chimico vegetale hanno contributi per 14 miliardi di dollari. Ci sono circa 800 aziende che lavorano in questo campo. Questi sono prodotti che hanno spezzato il legame cibo-agricoltura. Chi crede che le false uova, la falsa carne siano prodotti dalle piante sbaglia; sono a base di proteine vegetali estratte dai vegetali, oppure prodotte artificialmente tramite modifica genetica. Sono alimenti ultra trasformati, e non certo vegetali vicini alla natura. Per quello che concerne la carne artificiale, poi, questa viene prodotta in un laboratorio chimico». Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini questa moda non passerà in Italia ove «il 95% dei consumatori non è disposto ad accettare questi nuovo cibi». Un allarme viene da Susanna Bramante, nutrizionista, che spiega: «Ci sono già gli studi che confermano che cibarsi di questi artefatti fa male alla salute». Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia nazionale di agricoltura, aggiunge: «La finalità di questo sistema è di spingere la sensibilità dell’opinione pubblica a sostituire l’agricoltura e l’allevamento con alimenti proteici definiti identici e falsi prodotti tradizionali ottenuti in laboratorio tramite tecniche biotecnologiche». Allora il problema diventa politico e rimanda all’Europa. Paolo De Castro (già ministro agricolo italiano del Pd) oggi in commissione Agricoltura del Parlamento europeo per i Socialisti e democratici afferma: «Che si parli di carne, piuttosto che di fumo o di alcol, quando si parla di nutrizione, in generale, e dei possibili effetti nocivi per la salute il problema ricorrente è prima di tutto quello di una corretta comunicazione. Stiamo lavorando per scrivere norme che informino in modo corretto le persone, senza condizionarle però al momento dell’acquisto di questo o quel prodotto». Il riferimento è al Nutriscore - la famigerata etichetta a semaforo che finisce per favorire i cibi iper processati che piacciono tanto alle multinazionali - ma anche alle recenti disposizioni anti cancro che vogliono penalizzare vino, salumi e carni rosse. Nonostante tutti i proclami, l’Italia in Europa non sta facendo nulla per proteggere il suo vino ed evitare che venga etichettato con l’infamia del «nuoce gravemente alla salute». L’Unione italiana vini denuncia che l’Ue ha già inserito tra i criteri per l’accesso ai fondi l’allineamento ad alcuni documenti strategici, come il Farm to fork - che contiene l’obbligo del Nutriscore - e il piano comunitario di lotta anticancro, compreso quello approvato la settimana scorsa dalla commissione speciale del Parlamento europeo Beca. I produttori di vino, salumi e carni rosse e lavorate avranno meno chance di essere ammessi alle graduatorie del bando per la promozione in ambito comunitario. Sono i primi effetti del regolamento Beca e l’Italia non si è opposta. Volete sapere la differenza? Dietro al vino non c’è nessuna multinazionale.