2019-01-08
Europa, il corrispondente da Bruxelles
accusa il «Corriere» di raccontare balle
Ivo Caizzi denuncia la manipolazione delle notizie sulla trattativa con l'Ue operata da direttore e vicedirettore. E si chiede se ciò «non abbia influito sui mercati, favorendo mega speculatori che in quei giorni scommettevano sulla destabilizzazione dell'Italia».Il direttore Fontana ha più volte nascosto le mie notizie sul dialogo tra Ue e Italia dando spazio a speculazioni su un'inesistente procedura di infrazione. Salvo poi, a intesa trovata, intestarsi la vittoria. Un danno ai Btp però, causa spread, potrebbe esserci stato.Lo speciale contiene due articoli«Si può aprire la prima pagina del Corriere della Sera con una notizia che non c'è?». Il quesito è di scuola, anche perché ormai si parla di fake news a pranzo e a cena. Però la domanda non percorre la sala di un convegno sul futuro del giornalismo e neppure aleggia su un isterico talk show televisivo, ma rotola come un candelotto di dinamite sull'augusta scrivania del direttore Luciano Fontana e mette in imbarazzo il quotidiano più autorevole d'Italia. La notizia «che non c'è», come l'isola di Edoardo Bennato, è quella lanciata il primo novembre scorso, apertura del giornale: «Deficit, pronta la procedura Ue». Il contesto è quello che tutti ricordano, l'impervia manovra economica del governo di Giuseppe Conte, le forti fibrillazioni con Bruxelles per eccesso di debito, l'insorgere del partito dello spread, la conferma per gli italiani di un'Europa formata più da contabili che da notabili. «Ma la procedura d'infrazione Ue contro l'Italia era inesistente, oltre che tecnicamente impossibile in quella data. In 30 anni non ricordo un'altra notizia “che non c'è" simile, in quella collocazione sul Corriere». L'accusa è durissima, anche perché a sottolinearlo è Ivo Caizzi, corrispondente da Bruxelles del quotidiano di via Solferino in una lettera indirizzata al Comitato di redazione, per conoscenza a tutti i giornalisti. E che riportiamo integralmente qui sotto. In realtà si tratta di un nutrito dossier, con articoli e retroscena che ricompongono quelle giornate di inizio novembre e ci ricordano quell'approccio molto critico dell'intera stampa mainstream nei confronti della trattativa fra governo 5 stelle-Lega e Bruxelles, con un tifo implicito perché i mercati facessero crollare l'esecutivo. Due mesi dopo ecco un j'accuse insolito partito dalla penna di un inviato di lungo corso, esperto e autorevole, che chiede al Cdr di verificare altri quattro particolari, nell'interesse del Corriere, dei suoi giornalisti e dei suoi lettori: se il comportamento del direttore Fontana sia stato corretto; se il direttore non debba limitarsi a imporre la sua linea attraverso editoriali, opinioni, commenti; se l'annuncio della procedura e smentita della trattativa Ue-Italia possano aver influito sui mercati finanziari; se l'attendibilità del Corriere non vada difesa meglio.Il candelotto di dinamite non può che far rumore per tre motivi: mai i panni sporchi di via Solferino sono stati lavati in pubblico; Urbano Cairo è un editore che non ama andare in piazza; raramente una notizia ha avuto un impatto politico come quella della procedura d'infrazione, messa lì come uno spauracchio, anzi un bivio economico fra l'Italia che dialoga e l'Italia che cerca nuove sponde travolta dall'intransigenza dell'Europa. Fu firmata dal vicedirettore Federico Fubini, euroentusiasta con lunga gavetta all'Europarlamento, molto stimato da Mario Draghi. Tutto questo mentre Caizzi scriveva che a Bruxelles i governi più influenti avevano incaricato di mediare un compromesso con l'Italia. E poi che Pierre Moscovici bollava come fake news le anticipazioni della procedura d'infrazione e indicava una sola via: «Dialogo, dialogo, dialogo». Nella missiva Caizzi sottolinea un paradosso. Mentre in un suo articolo il presidente dell'Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, ufficializzava la scelta della trattativa (7 novembre), nella pagina successiva Fubini scriveva che «non c'è stato nessun passo verso un compromesso fra Commissione Ue e Italia, né alcun vero negoziato». E ipotizzava per l'ennesima volta le dimissioni del ministro Giovanni Tria, che peraltro non lo ha ancora accontentato. Caizzi aggiunge con amarezza: «Il Corriere è stato, unico fra i maggiori quotidiani, a non mettere in pagina un pezzo da Bruxelles quando la Commissione ha ufficializzato l'esito positivo nella trattativa con l'Italia sulla manovra».Quel titolo che Caizzi contesta perché «non si è mai arrivati nemmeno alla fase iniziale della proposta tecnica dei commissari Ue», ora rischia di diventare il simbolo di una stagione mediatica. E il suo impatto su mercati e Borse, con i titoli di Stato in gioco, è tutto da verificare. Per la verità fu mitigato dalla frase in piccolo: «A meno di cambiamenti di rotta sostanziali». Una pezza che per il corrispondente da Bruxelles risulta peggio del buco: «In pratica si strilla nel titolo L'Italia perderà e si infila tra le righe, se non vince o pareggia. In questo modo si potrebbero fare scoop in serie: il premier cadrà, se non resterà in sella; l'imputato sarà condannato, se non sarà assolto». Nel santuario del giornalismo italiano oggi nessuno ha voglia di ridere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nuovo-record-negativo-del-corriere-le-euro-fake-news-se-le-produce-in-casa-2625369830.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-censure-a-me-un-regalo-agli-speculatori" data-post-id="2625369830" data-published-at="1758065540" data-use-pagination="False"> Le censure a me un regalo agli speculatori? Nella solita massima trasparenza interna, chiedo al Comitato di redazione - in base al suo dovere di tutela dell'attendibilità e dell'indipendenza del Corriere e dei suoi giornalisti - di verificare e valutare il comportamento del direttore Luciano Fontana nella copertura della trattativa tra Unione europea e Italia sulla manovra di bilancio 2019, in relazione a quanto documentalmente provato con cinque allegati (riportati nella tabella a fianco, ndr). Inizio dall'1 novembre scorso, quando Fontana apriva il giornale titolando in prima pagina su una «procedura d'infrazione» Ue contro l'Italia inesistente, oltre che tecnicamente impossibile, in quella data. In 30 anni non ricordo un'altra «notizia che non c'è» simile in quella collocazione sul Corriere. Anche perché Fontana potrebbe aver dato il massimo risalto possibile a quello «scoop» pur sapendo che non si era mai arrivati nemmeno alla fase iniziale della proposta tecnica dei commissari Ue. Aggiungeva, infatti, in piccolo in prima: «A meno di cambiamenti di rotta sostanziali». In pratica si strilla nel titolo «L'Italia perderà» e si infila tra le righe «se non vince o pareggia». In questo modo si potrebbero fare scoop simili in serie: «Il premier cadrà, se non resterà in sella», «L'imputato sarà condannato, se non verrà assolto», «Quel prete sarà beatificato, se non è un pedofilo», «Tizio morirà, se non vivrà». Per fortuna al Corriere il direttore può sottovalutare e dare poco spazio a notizie certe, ma non eliminarle. Così: 1 Il 4 novembre il Corriere rivelava che i governi più influenti avevano incaricato di mediare un compromesso con l'Italia - sulla manovra - il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno, che guida l'organo politico che di fatto decide sull'eventuale procedura d'infrazione. 2 Il 6 novembre il Corriere riportava - nel mini spazio concesso dal direttore per un argomento di tale rilevanza e complessità - la conferma ufficiale di Centeno, a nome dei 19 ministri finanziari dell'Eurogruppo, sulla scelta del dialogo e del compromesso con l'Italia. E la smentita delle anticipazioni sulla procedura contro l'Italia da parte della Commissione Ue, che tramite Pierre Moscovici le bollava come fake news e indicava come prioritaria la linea del «dialogo, dialogo, dialogo» con Roma. 3 Il 7 novembre il Corriere, sempre in uno spazio breve, informava sui 28 ministri finanziari dell'Ecofin, che devono ratificare le decisioni dell'Eurogruppo, e che - tramite il presidente Hartwig Löger - confermavano la trattativa e l'aspettativa di sviluppi positivi con l'Italia. Ma Fontana, lo stesso 7 novembre, faceva pubblicare - con risalto e ampio spazio - un retroscena che iniziava con una incredibile smentita del pezzo della pagina precedente e degli altri due del Corriere già usciti sulla trattativa in corso perché le notizie non sarebbero esistite nell'Eurogruppo e nell'Ecofin (nonostante le conferme dei due presidenti). Lo so, sembra incredibile. Ma leggete: «Gli incontri dei ministri finanziari di questi giorni a Bruxelles hanno prodotto il risultato previsto e non ciò che, al contrario, non è mai neppure stato in discussione. Non c'è stato nessun passo verso un compromesso fra la Commissione europea e l'Italia, né alcun vero negoziato. Al contrario, dall'Eurogruppo e dall'Ecofin è emerso solamente il sostegno di 18 Paesi dell'area euro e di tutti gli altri esterni alla moneta unica per la posizione della Commissione contro il bilancio del governo di Giuseppe Conte». Vi risparmio (pronto a integrare, se servisse) quanto poi successo con altre notizie sui positivi sviluppi della trattativa Ue-Italia, fino al Corriere di Fontana unico - tra i maggiori quotidiani - a non mettere in pagina un pezzo da Bruxelles quando la Commissione Ue ha ufficializzato l'esito positivo nella trattativa con l'Italia sulla manovra. Quello che conta è che il Cdr - nell'interesse del Corriere, dei suoi giornalisti e dei suoi lettori - chiarisca: a) Se il comportamento del direttore Fontana sia stato corretto. b) Se si può aprire la prima pagina del Corriere con «una notizia che non c'è» del genere. c) Se il direttore non debba limitarsi a imporre la sua linea attraverso editoriali, opinioni e commenti. d) Se il direttore ritiene che le «notizie» con annuncio della procedura e smentita della trattativa Ue-Italia possano aver influito - magari anche marginalmente e inconsapevolmente - sui mercati finanziari: favorendo di fatto mega-speculatori, che in quei giorni scommettevano capitali ingenti sulla destabilizzazione dell'Italia (e sui conseguenti crolli in Borsa e aumenti degli spread sui titoli di Stato italiani). e) Se l'attendibilità del Corriere non vada difesa meglio, almeno per ridurre le perdite di copie (con la direzione Fontana siamo già a circa - 120.000, secondo i dati Ads sulla diffusione totale). f) Se possiamo augurarci che, dal 2019, il Corriere possa tornare a fare la sua tradizionale «informazione indipendente di qualità» garantendo sempre la massima attendibilità delle notizie: dalla prima all'ultima pagina. 31 dicembre 2018 P.s. Cari colleghi del Cdr, al Corriere sappiamo che nell'informazione è fondamentale - oltre all'attendibilità - anche la completezza. Pertanto integro le precedenti informazioni segnalandovi - senza aggiungere alcun commento - che il direttore Fontana, oggi, nel suo fondo in prima, ha sostenuto su Ue & manovra: «Con l'Europa si è trovato quel compromesso ragionevole che questo giornale ha sempre auspicato». 2 gennaio 2019 Ivo Caizzi