La mortalità nel 2022 è aumentata, ma il dato sottovaluta l’invecchiamento per dare la colpa alla temperatura.
La mortalità nel 2022 è aumentata, ma il dato sottovaluta l’invecchiamento per dare la colpa alla temperatura.La febbre da scoop ha colpito gli scienziati. L’articolo della rivista Nature Medicine a proposito della ricerca dell’università Isglobal di Barcellona ha immediatamente eccitato le redazioni del pensiero unico perché ha dichiarato che il surriscaldamento globale nel 2022 avrebbe causato decine di migliaia di morti in Europa, dei quali ben 18.010 in Italia per l’aumento medio di 2,2 gradi centigradi. Detta così, ovvio che crea sorpresa. Purtroppo è dimostrato che la stragrande maggioranza dei lettori si ferma al titolo e che chi osa dubitare (parola ormai confusa con negare) è trattato da reietto, un po’ come durante il Covid, quando ci azzardavamo a fare la domanda rimasta senza risposta: ma con quale criterio contavano i morti? Ovvero come attribuivano - e ora attribuiscono - un fenomeno all’altro? Lo studio su surriscaldamento e anziani deceduti è lungo e complesso perché lo è anche il quesito, tuttavia, a leggere attentamente grafici ed equazioni salta subito all’occhio che se si applica all’Italia di oggi, con la popolazione sempre più vecchia, è anche più probabile che lo sia chi muore. E siccome l’aumento di temperatura media è maggiore laddove c’è più densità di popolazione per via dell’urbanizzazione - come nelle metropoli, a cui la ricerca assegna il massimo del rischio - ecco che arrivare a un risultato comodo è abbastanza semplice. La sensazione è quella dell’assist alla politica frettolosa, del cercare a tutti costi correlazioni con il riscaldamento globale per far passare a narici chiuse la legge Natura e ogni altro provvedimento ecoradicale della Ue. Vero è che l’estate dell’anno scorso fu parecchio torrida, ma attribuire al calore la responsabilità diretta di 61.672 decessi in tutta Europa tra il 30 maggio e il 4 settembre pare davvero una conclusione tirata per i capelli. A questo punto tanto varrebbe chiedere un parere agli ultracentenari concentrati in Ogliastra, zona che lo studio spagnolo indica come ad alto rischio di decessi per calura, oppure ai greci delle zone insulari, notoriamente longevi grazie a un clima mite e alla dieta mediterranea, anche loro abitanti della zona rosso-scuro della ricerca. Ma come arrivare a un numero preciso? Gli scienziati hanno preso come base la temperatura alla quale si verifica il minor numero di decessi tracciati (17-19 gradi) e hanno applicato una formula che contiene diverse variabili approssimate. E anche se sono stati ben attenti ad ammetterne le oscillazioni e i limiti, il risultato finisce per diventare un dato preciso che finisce dritto nei dossier dei politici in aria di votazione. L’analisi statistica è stata effettuata utilizzando il metodo detto «regressione di Poissons», usato per esempio per la stima del numero di chiamate al servizio di emergenza che si devono prevedere durante un grande evento, nonché quello per la valutazione e il confronto tra modelli statistici (e la statistica non è l’analisi matematica), sviluppato dal matematico giapponese Hirotsugu Akaike nel 1971. Questo si basa sul concetto dell’entropia nell’informazione, ovvero dice che quando un dato modello è usato per descrivere la realtà, il risultato è maggiore in proporzione a quanto è d’impedimento alla sua chiarezza e univocità, così è minore la quantità di informazione effettivamente data e tanto più alta è la quantità di informazione persa. Fatta semplice: diventa un oroscopo. Non a caso nella ricerca è stato usato il modello di vita degli ultraottantenni come meta predittori della correlazione caldo-morte, cioè quelli che in Italia aumentano di numero e rappresentano quasi il 12% della popolazione. Un grande esercizio statistico ma non volto a scoprire qualcosa di nuovo, bensì tendente a dimostrare che se l’anno scorso il pianeta fosse stato due gradi più freddo, in Europa non sarebbe andata al Creatore una quantità di gente pari agli abitanti di Viareggio. Soltanto alla fine di diverse pagine si arriva a leggere la cosa più importante: «I decessi legati al caldo durante l’estate del 2022 in Europa evidenziano l’urgente necessità d’intervenire per proteggere le popolazioni vulnerabili dagli impatti delle ondate di calore […]; lo studio evidenzia la necessità di misure proattive per mitigare la mortalità legata alle alte temperature». E alla fine il capolavoro: «Questa ricerca potrebbe essere portata avanti, in futuro, valutando la vulnerabilità sociale dei cittadini europei, in quanto il caldo non ha un impatto equo sulle persone». Chissà perché poco dopo la comparsa della parola «equo» arriva una proposta di legge, probabilmente questa volta per il comunismo climatico. Scommessa: presto una euro-tassa sul condizionatore d’aria.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.
I tagli del governo degli ultimi anni hanno favorito soprattutto le fasce di reddito più basse. Ora viene attuato un riequilibrio.
Man mano che si chiariscono i dettagli della legge di bilancio, emerge che i provvedimenti vanno in direzione di una maggiore attenzione al ceto medio. Ma è una impostazione che si spiega guardandola in prospettiva, in quanto viene dopo due manovre che si erano concentrate sui percettori di redditi più bassi e, quindi, più sfavoriti. Anche le analisi di istituti autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) tengono conto dei provvedimenti varati negli anni passati.
Maurizio Landini (Ansa)
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.
Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.





