2025-02-06
Nordio e Piantedosi in Parlamento «Dalla Cpi un immenso pasticcio»
Carlo Nordio e Matteo Piantedosi (Ansa)
Ministri in Aula sul caso Almasri. Il Guardasigilli tuona: «La Corte penale internazionale ha scritto un atto in modo frettoloso, io non sono un passacarte». Il titolare del Viminale: «Agito per la sicurezza dello Stato». Opposizioni scatenate. Schlein: «Abbiamo un “presidente del coniglio”» Conte: «La premier scappa». Gasparri duro col leader di Iv: «Ha trovato i milioni arabi». Lo speciale contiene due articoli.Nordio scatenato: le informative di ieri alla Camera e al Senato del ministro della Giustizia e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi vedono i riflettori puntati sul Guardasigilli, considerato che il suo collega del Viminale in fondo la sua versione dei fatti l’aveva già fornita lo scorso 23 gennaio, rispondendo al question time. Piantedosi ieri ha più che altro arricchito di dettagli e particolari la sua ricostruzione di due settimane fa, mentre Nordio ha parlato per la prima volta del caso Almasri e ha attaccato con estrema durezza la Corte Penale Internazionale. Nordio in apertura dell’intervento a Montecitorio ha anche dato la notizia di essere indagato pure per omissione di atti d’ufficio, oltre che per favoreggiamento: fino a ieri mattina nessuno era a conoscenza di questo ulteriore capo di imputazione a suo carico. «Prima di entrare nel merito della vicenda», dice il ministro della Giustizia, «devo informare che il giorno 28 gennaio alle ore 16.50 è stato consegnato al sottoscritto un’informativa ai sensi dell’articolo 335 del Codice di procedura penale dalla quale si evince che Carlo Nordio è indagato per i reati di favoreggiamento e omissione di atti d’ufficio. Ho manifestato subito la disponibilità ad essere ascoltato il prima possibile», aggiunge Nordio, «infatti eccomi qua, per chiarire questa vicenda sulla quale ci sono tantissime incertezze, inesattezze, talune grossolane contraddizioni». Le critiche alla Cpi per le modalità con le quali è stato redatto il mandato di arresto nei confronti di Almasri sono pesantissime: «Tanto più la richiesta proveniente dalla Corte penale internazionale è articolata e complessa», argomenta Nordio, «tanto maggiore deve essere la riflessione, anche critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni cui perviene. Come vedremo questa coerenza manca e quell’atto è radicalmente nullo». Una affermazione perentoria, spiegata attraverso argomentazioni giuridiche e tecniche: «L’atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto. Sin dalla prima lettura», argomenta il ministro della Giustizia, «il sottoscritto notava una serie di criticità sulle richieste di arresto che avrebbero reso impossibile un’immediata richiesta alla Corte d’Appello. Non so perché abbiano agito in modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne ma è mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire». Dunque Nordio intende mettere anche formalmente la Cpi sul banco degli accusati: «La Corte si è corretta, ha rilevato i difetti e ha cercato di cambiarli 5 giorni dopo», aggiunge il Guardasigilli, «perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio». Nordio mette in risalto «l’incertezza assoluta» del documento della Cpi, «a cominciare dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere». Il ministro della Giustizia rivendica il suo diritto-dovere di non limitarsi al ruolo di mero esecutore degli ordini dell’Aja: «Il ruolo del ministro», scandisce Nordio in Aula, «non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte, non è un passacarte ma è un organo politico che deve meditare il contenuto delle richieste in funzione di un eventuale contatto con gli altri ministeri, con altre istituzioni o con altri organi dello Stato». Non manca la ricostruzione del timing degli eventi, pure oggetto di infuocate polemiche: «Il 18 gennaio 2025 la Corte Penale Internazionale emetteva un mandato di arresto internazionale», ricostruisce il ministro della Giustizia, «il mandato di arresto (nei confronti di Almasri, ndr) veniva eseguito dalla Digos di Torino domenica 19 gennaio 2025 alle ore 9.30. Una notizia informale dell’arresto veniva trasmessa via e-mail da un funzionario dell’Interpol a un dirigente del dipartimento degli Affari di giustizia, alle ore 12.37 sempre della domenica 19 gennaio 2025. Si trattava, come ho detto, di una comunicazione assolutamente informale, di poche righe, priva dei dati identificativi del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non vi era nemmeno allegata», aggiunge, «la richiesta di estradizione». Il ministro non trattiene un sentimento di amarezza nei confronti dei magistrati che lo hanno criticato: «Quello che mi ha un pò deluso», sospira il Guardasigilli, «anche se non è arrivato in parte inaspettato, è stato un atteggiamento di certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte, cosa che può essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata a chi per mestiere e per prudenza le carte le dovrebbe leggere». Piantedosi, da parte sua, ribadisce che una volta scarcerato, Almasri doveva essere assolutamente espulso dall’Italia: «L’espulsione di Almasri», sottolinea Piantedosi, «è da inquadrare per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi». Il fatto che l’aereo di Stato fosse già pronto prima della scarcerazione di Almasri, sottolinea Piantedosi, «rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nordio-e-piantedosi-in-parlamento-2671103384.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="renzi-senza-freni-la-meloni-e-vile" data-post-id="2671103384" data-published-at="1738786080" data-use-pagination="False"> Renzi senza freni: «La Meloni è vile» «Non si può raccontare al Paese, sia da un lato che dall’altro, palle una sull’altra. Se il torturatore viene in Italia e viene arrestato tu lo mandi all’Aja per essere processato. Si sono andati a incasinare in una roba che ha fatto sì che noi facciamo la figura dei peracottari»: così il leader di Azione Carlo Calenda, uscendo dal Senato, mette il sigillo a una lunga giornata nella quale la sinistra ha cavalcato il caso Almasri sfruttando la diretta tv. Elly Schlein e Giuseppe Conte (alla Camera) si rincorrono per conquistare la palma dell’intervento più violento in termini politici, ma vengono surclassati da Matteo Renzi. «Vi abbiamo ascoltati e quel che dite è inaccettabile», attacca la Schlein, «il ministro Nordio ha parlato da avvocato difensore di un torturatore. Il vostro attacco frontale alla magistratura è solo fumo negli occhi per coprire le vostre scelte politiche. Giorgia Meloni non è il presidente del Consiglio, è il presidente del coniglio. I ministri sono in Aula a coprire le spalle della presidente del Consiglio. Almasri è accusato di aver picchiato, stuprato e ucciso, ma nonostante questo viene scarcerato e fatto salire su un aereo di Stato con tutti gli onori, per poi essere accolto nel suo Paese come un eroe. Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo», aggiunge la segretaria del Pd, «invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia». «Il presidente Meloni», sottolinea Conte, «scappa dal Parlamento, scappa davanti agli italiani, è un atto di grande viltà istituzionale. Ministro Nordio», aggiunge il leader del M5s, rivolgendosi al Guardasigilli, «lei è stato scandaloso. Lei non è stato il difensore di Almasri, lei è stato il giudice assolutore. Se il suo intervento fosse proiettato e discusso in un’aula di giurisprudenza, lei si dovrebbe vergognare. È scandaloso che davanti a tutte le giustificazioni menzognere, lei ne abbia aggiunta qualcuna anche più ridicola». Toni roventi quelli di Matteo Renzi al Senato: «Il libro da leggere non è tanto Il signore degli anelli», attacca Renzi, «quanto Pinocchio. Meloni vorrebbe fare la fatina, ma è l’Omino di Burro, quello che guida il carro e porta i bambini fuori dalla scuola, nel Paese dei balocchi, dove diventano somari. Se ci fosse stato un minimo di coraggio da parte della vile premier, ella sarebbe venuta qui e avrebbe detto che c’è un interesse nazionale di questo Paese e si chiama Eni. Se Meloni avesse voluto difendere l’interesse nazionale lo avrebbe detto. Ma non lo fa, scarcera i torturatori di bambini. Abbiamo ascoltato un ministro imbarazzato, Piantedosi, nel vedere che le forze dell’ordine arrestano un criminale e la politica lo libera. L’ho apprezzato. E un Nordio imbarazzante», aggiunge ancora Renzi, «con il suo latinorun sul nulla. Almasri ha violentato dei bambini, torturato donne, ucciso persone e voi lo avete rimandato in Libia con volo di Stato e tricolore». Sferzante la risposta a Renzi del capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Non risponderò con lo stesso linguaggio a chi ha dato del vile al presidente del Consiglio», argomenta Gasparri, «sarebbe troppo facile, ma siccome sono state citate le favole io credo che qui ci sia qualche Pinocchio che ha seminato chiacchiere nel campo dei miracoli e ha trovato i milioni dell’Arabia Saudita sul proprio conto corrente. Questa non è una favola ma la realtà». A Gasparri risponde la pentastellata Alessandra Maiorino. La seduta a Palazzo Madama finisce in bagarre. Le opposizioni fanno sapere che insisteranno affinchè la Meloni riferisca sul caso Almasri.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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