2023-01-20
Nordio corregge la Cartabia e sulle intercettazioni dice: «L’Aula non sia supina ai pm»
Carlo Nordio (Imagoeconomica)
La querela non servirà in caso di aggravante di mafia. Lo ha stabilito il ddl licenziato dal cdm. E il Guardasigilli sfida il Parlamento: «Chi ripaga dagli errori dei giudici?»A dispetto delle polemiche degli ultimi giorni, il Guardasigilli Carlo Nordio esce rafforzato dal mini tour parlamentare che lo ha visto illustrare lo stato dell’amministrazone della giustizia in Italia e indicare le linee guida della sua riforma. Se è vero da una parte che la cattura di Matteo Messina Denaro ha fornito all’opposizione lo spunto per attaccare il governo sul fronte delle intercettazioni, dall’altro il ministro, dopo aver chiarito la propria posizione in merito, ha incassato una maggioranza più ampia di quella su cui può contare l’esecutivo Meloni. Non è sfuggito a tutti gli osservatori, infatti, che il sostegno manifestato dagli esponenti del Terzo polo alle considerazioni del ministro è stato talvolta più energico e convinto di qualche esponente della stessa maggioranza di centrodestra. E questo, pallottoliere alla mano, si è visto anche al momento del voto sulle risoluzioni presentate dai vari schieramenti parlamentari circa i contenuti della relazione di Nordio: sia a Palazzo Madama che a Montecitorio, l’accoppiata Matteo Renzi-Carlo Calenda ha presentato un documento ampiamente positivo per il ministro, che è stato dunque votato anche dal centrodestra. Già mercoledì c’erano stati il tweet di Calenda, che aveva fornito una robusta apertura di credito a Nordio, e Renzi che ribadiva quanto quella dell’attuale Guardasigilli sia stata la scelta migliore del premier Giorgia Meloni,. Poi ieri dall’ex vicepresidente della Camera Ettore Rosato, di Iv, sono stati toccati picchi di entusiasmo, come quando ha affermato che il suo schieramento «fa il tifo per lui, perché faccia le riforme, perché vada fino in fondo». Andando al merito della relazione del ministro, questa è servita principalmente per una messa a punto sulla questione intercettazioni, ma nel complesso ha consentito all’inquilino di via Arenula di far comprendere a tutti che non ci saranno arretramenti sul fronte del garantismo e della repressione degli abusi. Sulle intercettazioni, dopo le affermazioni di ieri all’opposizione è venuto meno anche l’ultimo argomento polemico, visto che Nordio ha detto a chiare lettere che questo strumento resterà immutato non solo per i reati di mafia e terrorismo, ma anche per i cosiddetti «reati spia», tra i quali si annovera in alcuni casi anche la corruzione: «Non c’è peggior sordo», ha detto, «di chi non vuol sentire: non si è mai inteso toccare le intercettazioni che riguardano mafia e terrorismo e, ovviamente, quei reati satellite collegati a questi due fenomeni perniciosi». Detto questo, il ministro ha tenuto il punto sulla lotta agli abusi: «Se non interverremo», ha aggiunto, «cadremo in una democrazia dimezzata, la segretezza delle comunicazioni è l’altra faccia della nostra libertà». A questo punto, citando tutti i politici che lo hanno attaccato negli ultimi giorni (molti dei quali ex toghe) è arrivato l’affondo del ministro, che non a caso ha generato l’unico momento di tensione in aula tra opposti schieramenti: «È normale», ha affermato Nordio rivolgendosi principalmente ai banchi del M5s, «che ci siano colleghi che avendo sempre fatto i pm antimafia abbiano una visione estremamente severa di questi problemi. Ma l’Italia non è fatta di pm e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le posizioni dei pm». La reazione dei grillini non si è fatta attendere, ed è stato Giuseppe Conte a intervenire, utilizzando come prevedibile toni molto duri: «C’è stata», ha detto, «un’improvvida crociata contro le intercettazioni e la toppa è stata peggiore della lacerazione. È una visione distorta che ci preoccupa anche per quanto riguarda i principi costituzionali». Nordio ha poi allargato il discorso alla necessità di un sistema più garantista, continuando a suscitare l’ira del fronte giacobino, in particolar modo quando ha citato alcuni clamorosi errori giudiziari: «A me pare», ha detto, «che quando si parla di amministrazione della giustizia si debba comprendere anche il tema degli errori giudiziari». Il nome preso come esempio è di quelli che fanno rumore, e difatti l’emiciclo si è subito riscaldato: l’ex comandante dei Ros dei carabinieri Mario Mori, «sottoposto per 17 anni a un procedimento penale da cui è stato assolto, con una carriera rovinata e nessuno lo ha risarcito». Entrando nel dettaglio delle cose da fare a breve termine, Nordio ha tirato in ballo la riforma Cartabia, che in alcune sue parti «ha creato criticità a cui il governo cercherà di di rimediare con un intervento chirurgico e immediato nel più breve tempo possibile». Il riferimento è alla gamma dei reati - aumentati dalla riforma - per procedere contro i quali è necessaria una querela di parte, meccanismo che in molti casi non ha consentito ai magistrati di procedere d’ufficio e di assicurare alla giustizia delinquenti come ladri e vandali.E l’intervento è giunto nella stessa serata di ieri, quando il Consiglio dei ministri ha licenziato un ddl (non un decreto, quindi i tempi di approvazione saranno più lunghi) in base al quale, in caso di arresto in flagranza, la querela non è necessaria per la permanenza in carcere se c’è l’aggravante di mafia o se chi commette il reato di lesioni è già soggetto a misure di prevenzione.
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