2024-07-15
«Nonostante le bugie contro noi del Rn, i voti sono aumentati»
L’eurodeputata Virginie Joron: «Io considero queste elezioni una vittoria. Per la prima volta abbiamo collaborato con alcuni repubblicani».Virginie Joron, eurodeputata francese per il Rassemblement national…«Alla seconda legislatura, ma non parlo bene l’italiano. Mi dispiace».Raggiungo telefonicamente Virginie all’indomani del secondo turno alle elezioni legislative francesi. Appena rieletta al Parlamento europeo, Joron ha dato la sua disponibilità ad una candidatura «impossibile» in Alsazia. Un collegio da sempre appannaggio della sinistra, che infatti al primo turno ha racimolato il 40% dei consensi. Un po’ come un candidato di centrodestra che corresse nel collegio di Bologna per intendersi.Devo invece complimentarmi per il suo italiano. Di sicuro è molto meglio del mio francese. Anche perché non lo parlo affatto. Alle europee il Rassemblement national è andato molto bene.«Abbiamo ottenuto 30 eurodeputati e ne abbiamo guadagnati otto rispetto alla precedente elezione. Ed ora siamo la squadra più numerosa dentro il gruppo dei Patrioti per l’Europa. Siamo addirittura la prima delegazione qui a Bruxelles e Strasburgo. Siamo però soprattutto il primo partito anche in Francia dopo le ultime elezioni legislative».Però le elezioni in Francia sono state una delusione? Dite la verità, vi aspettavate un risultato migliore?«I sondaggi sono un po’ come i pronostici. Non sono proiezioni di voto. L’ultima settimana, mi creda, è stata pazzesca. Li avevamo tutti contro. Macron, i media e l’extreme gauche. Hanno “cucinato” (Virginie usa il termine «cuisine», ndr) qualcosa che non rispetta la democrazia. Una campagna fatta di calunnie, disinformazione e fake news ai nostri danni. Ma nonostante tutto, siamo andati molto bene anche rispetto alle elezioni europee di qualche settimana prima. Siamo passati da otto a undici milioni di voti in poche settimane. E per la prima volta abbiamo lavorato assieme ad una parte dei repubblicani. Abbiamo guadagnato deputati all’assemblea legislativa. Io la giudico comunque una vittoria quella del Rassemblement national alle elezioni legislative».Pensa che una parte dei repubblicani governerà con Emmanuel Macron e con i socialisti?«Oggi è veramente un casino. In Francia non è come in Italia. Può esserci tranquillamente un governo anche senza una coalizione che lo supporti. I repubblicani continuano a perdere voti e deputati di elezione in elezione. Noi invece abbiamo lavorato molto bene con una parte di loro. Quella guidata da Eric Ciotti. Qualcuno fra i repubblicani vorrebbe cambiare nome. C’è pure una guerra interna a sinistra fra i socialisti -da una parte - e la France Insoumise dall’altra».La France Insoumise di Mélenchon oltre che un nuovo partito comunista è anche un partito islamista?«Sì, sì, sì! Ed anche antisemita. Come anche il nuovo partito socialista perché il vecchio partito socialista non esiste più. Negli ultimi quarant’anni molti francesi che vivono in periferia hanno votato per noi. Ma anche Mélenchon ha cercato nuovi “clienti” in periferia. E la guerra in Gaza condotta da Israele ha portato a Mélenchon i voti del comunitarismo islamico che ha una tradizione profondamente antisemita. Questo è un problema. Perché loro non vogliono governare. Loro vogliono il caos!».Si parla di ingresso dell’Ucraina nella Nato. Lo si è fatto nell’ultimo vertice dell’Alleanza, appena concluso. Siete preoccupati che questo possa accelerare un’escalation del conflitto?«Confesso che la politica estera non è la mia materia…».Provo a mettere la domanda così, allora. Cosa pensano i francesi della guerra in Ucraina?«Non vogliono la guerra. Vogliono la pace. Macron ha fatto campagna minacciando l’invio di truppe francesi in Ucraina. Le dico quella che per noi è una linea rossa non oltrepassabile. Non vogliamo l’Ucraina dentro l’Unione europea. Fa concorrenza sleale ai nostri agricoltori. A Kiev hanno anche un problema di corruzione della loro classe politica».Lei ha combattuto una battaglia molto feroce contro gli obblighi vaccinali e contro il modo in cui Ursula von der Leyen ha gestito l’acquisto dei vaccini. Negli ultimi giorni sono arrivate le risposte che chiedevate?«Gli obblighi vaccinali sono materie che riguardano i singoli Stati membri e quindi la Commissione non è toccata. Ma sul resto Ursula se ne frega. Fa finta di niente. Come se il dossier non fosse sul tavolo. Noi abbiamo fatto un grosso lavoro di trasparenza. Ora contro di lei sono aperti procedimenti anche in Francia, in Belgio e negli Stati Uniti. Ma continua a non farci vedere i contratti. La pandemia è finita ma sappiamo che ci siamo impegnati ad acquistare dosi di vaccino fino al 2027. Ed ancora non sappiamo a che prezzo».Ce la farà Ursula von der Leyen ad essere riconfermata presidente della Commissione?«Sinceramente non lo so. La votazione ci sarà fra poco. L’ultima volta a Strasburgo ce l’ha fatta per un soffio. Con appena nove voti in più della maggioranza necessaria è riuscita ad arrivare a Palazzo Berlaymont. Non è semplice fare una previsione. E non sarà semplice per lei. Non è facile per nessuno. Penso però che alla fine ce la farà».Facciamo un gioco. Supponiamo che Von der Leyen non ce la faccia ad essere riconfermata. Visto che la votazione a scrutinio segreto può sempre riservare delle sorprese. Il gruppo dei Patrioti sarebbe in quel caso disponibile a votare un candidato alternativo? Sempre proposto ovviamente dai popolari. Come, ad esempio, Manfred Weber o Antonio Tajani…«Noi non abbiamo notizie di possibili alternative alla candidatura di Ursula. Però sappiamo che dentro il Partito popolare europeo non tutti sono contenti di questa candidatura. Ad esempio, i repubblicani francesi non gradiscono Ursula. Ed ora apprendiamo anche che Fratelli d’Italia non intravede le condizioni per votare Von der Leyen alla presidenza della Commissione. Prenderemo una decisione nel gruppo dei Patrioti per l’Europa nato grazie all’iniziativa di Viktor Orbán. Lui ha impostato tutta la sua campagna elettorale contro la riconferma di Von der Leyen in Europa. E noi in Francia abbiamo detto chiaramente no ad un bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. Lei ha preso troppo potere a discapito della sovranità dei singoli Stati membri».Provo a riassumere la risposta così: di sicuro no ad Ursula, mentre di appoggiare altre eventuali candidature non ne abbiamo parlato.«Sì. Di sicuro diciamo no ad Ursula von der Leyen. Rivediamo nella sua azione gli stessi disastri fatti da Macron in Francia. Solo che lei li fa in Europa. Vediamo una politica negativa contro i nostri agricoltori. E vediamo tanta deindustrializzazione sia in Francia che dentro l’Unione europea. E comunque per quanto riguarda la Francia noi vediamo un altro importante problema. Quale commissario verrà riconosciuto a Parigi? Se fosse confermato Breton noi non saremmo affatto soddisfatti. Lui è il padre del Digital Service Act. Un provvedimento che significa forte limitazione alla libertà di pensiero e di parola sui social network. Ne abbiamo avuto riprova in queste ore. Elon Musk ha sbugiardato la Commissione Ue. Questa avrebbe fatto pressioni di nascosto affinché X censurasse alcuni account. E così non avrebbe avuto problemi. Ed alle proposte di Breton noi come Identità e Democrazie nella precedente legislatura ci siamo sempre opposti. E noi oggi sappiamo che Macron punta ancora su di lui come rappresentante francese dentro la Commissione».In Italia si parla di togliere l’obbligo di vaccinazione per i bambini. Ad oggi Francia e Italia sono gli unici due Stati che prevedono la vaccinazione obbligatoria contro undici malattie, se non erro. È un’iniziativa parlamentare della Lega che sta assieme a voi dentro i Patrioti per l’Europa. Lei è d’accordo?«Sinceramente non posso dire sì o no con chiarezza. È un tema che richiede una forte conoscenza specialistica della materia. In questi ultimi cinque anni siamo stati nettamente contrari all’obbligo di vaccinazione con un prodotto nuovo come appunto il vaccino anti-Covid. Un farmaco di cui non sapevamo nulla e in relazione al quale il produttore e i medici sono stati scaricati da qualsiasi responsabilità. I vaccini tradizionali invece sono prodotti diversi e molto conosciuti. E quindi non posso dire se saremmo favorevoli o contrari all’abolizione dell’obbligo. Prima di aprire un nuovo fronte vogliamo essere prudenti. E non mi esprimo».
Jose Mourinho (Getty Images)