2020-03-08
Nonostante la Borsa Banca Intesa tira dritto su Ubi. Bresciani decisivi
Carlo Messina deciso a concludere l'operazione senza alzare il prezzo. C'è attesa per la posizione del patto di sindacato con Giovanni Bazoli.Intesa Sanpaolo tira dritto su Ubi e non intende alzare il prezzo dell'offerta pubblica di scambio. Il prospetto di 115 pagine redatto dai legali dello studio Pedersoli è stato depositato in Consob venerdì in tarda serata: sul piatto, per ogni 10 azioni di Ubi portate in adesione all'Ops, saranno corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa di nuova emissione. Lo stesso documento è stato inviato alle autorità di Vigilanza (Bankitalia, Bce, Ivass e all'Antitrust di Italia, Serbia, Albania e Lussemburgo) che potrebbero anche chiedere delle integrazioni. Nei novanta giorni di interlocuzioni con Consob il documento non verrà reso noto al pubblico.Dopo il via libera, atteso fra la seconda metà di aprile e maggio, l'offerta prenderà effettivamente il via e avrà una durata fra i 15 e i 40 giorni. Prima di poter arrivare alla fine dell'operazione bisognerà dunque attendere diversi mesi. Il prossimo appuntamento sarà l'assemblea straordinaria di Intesa già convocata per il 27 aprile. In quell'occasione gli azionisti dovranno decidere sulla proposta di delegare al consiglio d'amministrazione l'aumento di capitale a servizio dell'offerta. Con la pubblicazione del documento la parola passerà a Ubi con il cda che, assistito da Federico Imbert del Credit Suisse e dall'avvocato Sergio Erede, si esprimerà sull'offerta, dando indicazioni ai propri azionisti anche alla luce dei vincoli imposti dalla cosiddetta passivity rule. La regola che mira a salvaguardare la contendibilità delle società quotate prevista dal Tuf, impone infatti al Consiglio di astenersi da manovre di contrasto come aumenti di capitale, fusioni o trasformazioni societarie tese a ostacolare l'esito dell'Ops. Lo stesso Tuf, all'articolo 102, prevede che con con l'approvazione dell'offerta la Consob può indicare all'offerente, cioè a Intesa, «informazioni integrative da fornire, specifiche modalità di pubblicazione del documento d'offerta nonché particolari garanzie da prestare». Il patto di consultazione Car, che ora vincola il 18,9% del capitale, e il patto dei Mille (1,6%) hanno però già bocciato l'Ops bollandola come «ostile» e «inaccettabile». Alcuni dei soci storici della banca bergamasca hanno anche arrotondato le quote in attesa che si esprima il patto di sindacato dei grandi soci bresciani (complessivamente ha l'8,7% del capitale), di cui fa parte anche la famiglia del presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli, e che ancora non si è potuto riunire per le restrizioni imposte dal coronavirus. Il presidente del patto, Franco Polotti, stimava di poter convocare l'assemblea entro venerdì 13 o al più tardi domenica 15 marzo, ma a causa dei decreti governativi le date sono probabilmente destinate a slittare. Intanto hanno alzato la voce anche le fondazioni azioniste di Ubi: l'integrazione «può provocare gravissimi effetti socio-economici all'area di Milano-Pavia», ha messo nero su bianco la Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,9% del capitale). A cui venerdì 28 ha fatto eco la Fondazione Cr Cuneo (5,9%): il consiglio generale dell'ente ha infatti espresso all'unanimità il «sostegno e la condivisione» della posizione assunta dal Car. Tutti insieme i patti raccolgono circa il 29,2% del capitale di Ubi cui potrebbero aggiungersi altri pacchetti in mano ai dipendenti e ad altri singoli soci locali. Nel frattempo, il fronte del no ha arruolato Cattolica Associazioni che, dopo acquisti sul mercato, ha apportato al Car il suo 1 per cento.Secondo indiscrezioni pubblicate ieri del Messaggero, Ubs - advisor di Intesa - starebbe sondando i tre patti per verificarne la tenuta. «E c'è chi sta seguendo attentamente la situazione nell'ottica di un'eventuale azione di concerto», spiega il quotidiano romano. Senza però aggiungere altri dettagli a sostegno del sospetto, né specificare il soggetto che potrebbe muovere tale rilievo. Di fronte alle barricate, l'ad di Intesa, Carlo Messina, non intende quindi fare retromarcia o alzare posta: la banca milanese, pur auspicando «la più ampia delle adesioni», andrà avanti anche se otterrà il 50% +1 delle azioni, perché la quota di controllo è sufficiente «a realizzare gran parte delle sinergie previste», ha detto nei giorni scorsi. Ribadendo l'obiettivo di dare vita a un gruppo che sarà in grado di generare utili superiori ai 6 miliardi di euro al 2022. Si tratterà della terza banca europea per capitalizzazione di mercato, che salirà a 48 miliardi, e la settima per ricavi, a quota 21 miliardi, con impieghi per circa 460 miliardi di euro e 1,1 trilioni di euro di risparmio degli italiani in gestione.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.