2018-12-12
Non siamo contrari all’auto elettrica ma abbandonare il petrolio fa danni
Il cambio del parco macchine avverrà solo dal 2040. È quindi sbagliato accantonare la ricerca per migliorare motori diesel e a gas naturale. Le Case spingono la causa ecologista perché così i guadagni saranno maggiori. Converrebbe avere strumenti legislativi per favorire le conversioni dei mezzi da endotermici a elettrici, i cosiddetti «retrofit». Questa rivoluzione causerà anche sconvolgimenti nella filiera produttiva dell'automotive.A proposito di mobilità elettrica, dopo gli articoli pubblicati su La Verità, alcuni lettori ci hanno scritto accusandoci d'essere retrogradi e reticenti al cambiamento. Falso. La questione non è «se» il futuro più prossimo saranno o meno le auto elettriche, ma come attuare la conversione da combustibili fossili a elettroni senza che questa crei più danni all'ambiente di quanti non ne siano già stati fatti fino a oggi con il petrolio. Il pericolo, infatti, nasce dalla fretta con la quale si vuole introdurre la nuova tecnologia, poiché se da un lato si spinge la causa ecologista, dall'altro i costruttori di automezzi sanno che costruendo un'auto elettrica guadagneranno di più poiché aumenta la loro marginalità. Il motore elettrico è infatti più economico e semplice di quello a combustione interna e ha pochi organi di movimento al suo interno. Così batterie e accessori saranno sostituibili, le auto dureranno di più ma le useremo come i telefonini, ovvero si aggiorneranno automaticamente e attiveranno nuovi servizi e optional ma soltanto se saremo disposti a pagare. Sicuri d'essere pronti?Converrebbe avere strumenti legislativi per favorire le conversioni dei mezzi da endotermici a elettrici, i cosiddetti «retrofit». Questa rivoluzione causerà anche sconvolgimenti nella filiera produttiva dell'automotive, che in Italia abbonda e che dovrà rapidamente adattarsi al nuovo mercato per non scomparire. Ci sarà una riduzione delle forniture e dello smaltimento di olio lubrificante, che nelle auto elettriche è presente soltanto nel cambio e nella trasmissione. E chi smaltisce olio pensa già a come smaltire batterie esauste. Ma anche accelerando e imponendo l'uso di auto elettriche mediante provvedimenti legislativi, la sostituzione del parco circolante non potrà concludersi prima del 2040, e dunque altri danni al pianeta li faremo se, nel frattempo, abbandoneremo la ricerca per migliorare motori diesel e a gas naturale. Stante l'attuale tecnologia delle batterie disponibile, se tutte le auto italiane andassero con l'elettricità, le reti europee dovrebbero generarne il 40% in più.Le infrastrutture di ricarica sono la prima cosa da creare, specialmente nelle città dove ogni condominio ha decine di garage con gli impianti elettrici da adattare alla ricarica di mezzi elettrici. Su questo aspetto ogni nazione dell'Unione ha politiche e situazioni diverse, dunque ogni Paese deve trovare il suo modo per organizzare produzione e distribuzione. La Germania il primo maggio scorso ha festeggiato una giornata storica in fatto di energia elettrica: la produzione da fonti rinnovabili, per due ore e mezza, ha superato il fabbisogno dell'intero Paese. Lo aveva comunicato l'Agenzia della rete federale ammettendo che il risultato è stato possibile grazie a un periodo meteorologico contraddistinto da soleggiamento e forte vento. La produzione di energia aveva raggiunto 53.987 megawattora (Mwh) alle ore 13, quando il consumo era di 53.768 Mwh, ma il surplus non è stato certo messo dentro le batterie delle auto, bensì venduto all'estero. Il ministro dell'energia tedesco Peter Altmaier (Cdu), aveva dichiarato su Twitter: «Fantastico, ora la creazione di reti per la distribuzione ha la precedenza affinché l'energia possa raggiungere ogni utenza». Ma un conto è posizionare impianti eolici nel mare del Nord a cento chilometri dalle coste, un posto non celebre per lo snorkeling e dove ci sono impianti con oltre 80 generatori a pale attivi dal 2013, altra cosa sarebbe proporlo al largo delle ventose coste sarde e siciliane se è il turismo ciò che produce la nostra ricchezza.Intanto Volkswagen ha annunciato che con la nuova piattaforma modulare elettrica Meb costruirà tutti i suoi modelli elettrici, potendo variarne le dimensioni, e che riuscirà a vendere un'auto elettrica con autonomia di oltre 500 chilometri al costo di una Golf diesel attuale, con tempi di ricarica di dieci minuti per cento chilometri. Il primo modello sarà in vendita nel 2020 con una produzione di un milione di vetture nel 2025.Per caricare milioni di autovetture l'Italia potrebbe farsi aiutare dall'energia solare, ma per produrre il fabbisogno di un appartamento (3,5 Kwh) oggi occorrono almeno 16 metri quadrati di pannelli, e questo significa che un condominio con 50 garage avrebbe bisogno di almeno 800 metri quadrati di parco energetico soltanto per le auto, sempre che dentro ci siano più Renault Zoe da 47Kwh l'una e non invece Tesla da 100 Kwh. Un'installazione domestica di pannelli solari costa circa 2.000 euro al chilowattora, con una durata di 10-15 anni nei quali occorre anche ammortizzare l'investimento. Se a questo aggiungiamo la necessità energetica di un automezzo, ecco che il conto ancora non torna.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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